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Abstract conferenza Master Scienza e Fede: Lo statuto ontologico dell’embrione umano

a cura di Prof. P. Ramón Lucas Lucas, L.C.
  1. L'unità della persona «corpore et anima unus»: accogliere il dato biologico, ma andare oltre senza riduzionismi
In questa conferenza, partendo dall'unità della persona, intendo mostrare, in un primo momento, come il dato biologico offerto dalla scienza, sia importante e va accolto nella sua oggettività. Tuttavia una considerazione dello statuto dell'embrione umano non può fermarsi al solo dato empirico e deve andare oltre senza riduzionismi. Si intende mostrare che il dato biologico è importante, ma una visione integrale e unitaria della persona, non può essere ridotta alla sola dimensione biologica; ma neanche prescindere da essa o svalutare tanto il suo peso da farle perdere ogni significato. La questione non è solo: cosa ci dice la scienza sull'embrione? ma, cosa ci dice legittimamente sullo statuto dell'embrione? perché detto statuto non è solo biologico. Di qui l'importanza della riflessione filosofica, che accoglie i dati empirici ma va oltre nella comprensione integrale della persona.  
  1. L'unità biologica dell'embrione-zigote: il dato della scienza.
Dal punto di vista biologico, la genesi di ogni individuo parte del patrimonio genetico della specie d'appartenenza ereditata dai progenitori e contenuta nello zigote, frutto della fecondazione. Questo patrimonio si sviluppa epigeneticamente, di tale forma che tutti gli elementi fanno parte di un tutto unico. Lo sviluppo dell'embrione è, inoltre, un perfetto continuum, non vi sono salti qualitativi o mutazioni sostanziali: siamo sempre davanti allo stesso individuo dal momento in cui si forma lo zigote. Questo sviluppo è, a sua volta, graduale; lo sviluppo è un processo che implica necessariamente una successione di forme che non sono altro che stadi di uno stesso identico processo.  
  1. L'unità antropologica dell'embrione: la riflessione filosofica

a) La vita biologica dell'embrione umano è già vita personale.

          Dal punto di vista antropologico possiamo constatare nello zigote l'inizio della corporeità umana. Questa cellula che il biologo ci presenta come un nuovo essere umano che comincia la sua propria esistenza o ciclo vitale, è l'inizio di un nuovo ed originale corpo umano. L'«umano» dell'uomo è inseparabile della «corporeità»; nell'essere personale umano non è possibile separare la vita biologica da quella propriamente umana. Dai dati offerti dalla biologia, il filosofo fa un’induzione logica dalla quale si manifesta che non vi possono essere salti di qualità né passaggi da un'essenza ad un'altra. Il corpo umano può maturare perché è già di fatto corpo umano. Non arriverà a essere mai umano se fin dall'inizio non è stato tale.

b) Il principio vitale e la razionalità costitutiva

          La ragione filosofico-metafisica per cui la vita biologica dell'embrione è e deve essere già vita personale è il principio vitale spirituale. L'anima umana è il primo principio vitale e anche l'unico principio di vita, cioè, l'unica forma sostanziale del corpo. Nell'uomo non ci sono tre principi vitali primi, uno per la vita vegetativa, altro per la sensitiva e un terzo per la spirituale. Esiste un'unica anima spirituale che presiede tutte le funzioni della vita, dalla vegetativa alla spirituale. Pertanto la vita vegetativa di un embrione umano è già una vita personale umana perché il suo principio vitale unico è l'anima spirituale. Così la vita umana è la vita di una persona che è un'unità corporeo-spirituale; non è solamente «bios», ma neanche è spirito «puro». È chiaro che l'uso delle facoltà superiori manifesta la nostra «umanità», ma la quest'umanità ha un carattere ontologico costitutivo, non accidentale. Perciò lo statuto sostanziale personale non si acquisisce o si perde gradualmente, ma è un’identità essenziale. Non si è «pre-persona», o «post-persona», o «sub-persona»; o si è persona o non lo si è affatto.

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