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Contributi dagli studenti: Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7,24)

Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7,24)
A cura di Gabriele Cianfrani

“Il Creatore dei secoli prende forma mortale per redimere gli uomini. Maria Vergine Madre porta un segreto arcano nell’ombra dello Spirito; dimora pura e santa, tempio del Dio vivente, concepisce il Figlio. Nasce il Cristo Signore, come predisse l’angelo e Giovanni dal grembo. Giace povero ed umile colui che regge il mondo, nella stalla di Betlem…”.

È con l’inno alle lodi, che nella Liturgia delle Ore si prega nel tempo di Natale, che il significato dello stesso appare con tutta la sua portata.

Appunto per tale portata immensa, credo sia molto difficile esprimere in pienezza tale significato, ma comunque è possibile provarci. In ogni caso, tenterò di sviluppare la mia riflessione.

Certamente quando è prossimo il Natale si nota un cambiamento visibile esteriormente che coinvolge, in maniera maggiore o minore un po' tutti i luoghi: luci ovunque mediante illuminazioni; ornamenti festosi di aspetto propriamente natalizio; rifioritura lavorativa con sconti allettanti per consentire a molti di acquistare oggetti da regalo; riunioni tra amici o in famiglia che si verificano più preferibilmente in tal periodo e così via…

Senza approfondire quella che folcloristicamente è stata l’evoluzione di San Nicola di Bari – da Saint Nicholas a Santa Claus, nome con cui oggi si identifica ‘Babbo Natale’ –, è possibile risalire alla autenticità del Natale anche a partire da quei cambiamenti esteriori riportati sopra, nonostante pare non abbiano alcun collegamento con il Natale… E in sé non lo hanno! Ma il punto è che l’uomo, in qualunque modo si esprima, non potrà mai prescindere dal suo ‘essere uomo’, o meglio, dalla sua ‘essenza umana’.

Ora, come nella lettura di un libro o nel guardare un film occorre tener ben presente l’inizio per capire il motivo per cui a un certo punto si svolge un’azione ben precisa, così a mio parere occorre fare con il Natale. Questo perché la comparsa del Cristo avvenne in un momento centrale della storia, infatti quando giunse la pienezza del tempo, Dio inviò il Figlio suo, nato da una donna, sottomesso alla legge, affinché riscattasse coloro che erano sottoposti alla legge, affinché ricevessimo l’adozione a figli (Gal 4,4-5). In tal modo, col fatto di esser figli di Dio, siamo anche eredi del Padre nostro (cfr. Gal 4,7). Tale evento, non può non avere la risposta alla domanda sul perché sia avvenuto. Ma è chiaro che la risposta, in questo caso, non può che essere delle stesse proporzioni – straordinarie – o quasi dell’evento principale del Natale: “la scelta di Dio di abitare con gli uomini, di dimorare con loro e in loro, mostrando il Suo volto”.

Bene, giunti a questo punto diamo un’occhiata a ciò che è l’inizio di tutto, portandoci nel libro della Genesi, ai primi capitoli.

Il momento in cui Dio crea l’uomo è di capitale importanza, infatti leggiamo che: Dio disse: << Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra >> (Gen 1,26). Questo passo, che per me risulta un vero capolavoro, non ammetterebbe, almeno in parte, obiezioni. Certo, poiché per quanto ne possano dire di scientificamente contro o anche a favore, qui si tratta di un atto esclusivamente divino, il quale trascende la realtà terrena e la stessa dimensione scientifica empirica. Anche perché più avanti, nel libro della Genesi, è riportato che: il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente (Gen 2,7). Una cosa del genere difficilmente può essere indagata con strumenti scientifici di tipo empirico, per non dire che è impossibile. Per cui sarebbe screditante voler indagare anche in buona fede a modo esclusivamente terreno ciò che va ben oltre la sfera terrena.

Ora, ciò che si capisce dalla lettura di questi passi della Genesi, è che l’uomo era stato creato in uno stato sublime, partecipe della vita divina. Costituito in uno stato di santità, l’uomo era destinato ad essere pienamente << divinizzato >> da Dio nella gloria (CCC 398). I nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di santità e giustizia originali. La grazia della santità originale era una partecipazione alla vita divina (CCC 375).

Senza insistere tanto sui nomi dei progenitori e di come intenderli, è chiaro che una prima coppia vi è stata, altrimenti nulla più avrebbe senso. Ma dato che il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta i nomi di Adamo ed Eva, anche io li riporto senza alcun problema.

San Tommaso d’Aquino spiega mirabilmente anche lo stato di innocenza dei progenitori, chiamato giustizia originale: << L’uomo nello stato di innocenza possedeva in qualche modo tutte le virtù. Infatti, la perfezione dello stato primitivo era tale da implicare la subordinazione della ragione a Dio e delle potenze inferiori alla ragione. Perciò la perfezione dello stato primitivo esigeva che l’uomo possedesse in qualche modo tutte le virtù >> (I, q.95, a.3).  Inoltre, << la ragione era soggetta a Dio, le forze inferiori alla ragione, e il corpo all’anima >> (I, q.95, a.1).

Ma il grande Dottore Angelico ci dice anche riguardo a quell’aspetto che oggi pare sia messo quasi in discussione, ma fortemente biblico (cfr. Sap 2,23-24), ossia l’immortalità: << il corpo di Adamo non era indissolubile in forza di un suo intrinseco vigore di immortalità; ma vi era nell’anima una virtù conferita da Dio in maniera soprannaturale, con la quale l’anima preservava il corpo immune da ogni corruzione, finché essa fosse rimasta sottoposta a Dio. E la cosa era ragionevole. Infatti, come l’anima trascende i limiti della materia corporea, così era conveniente che le fosse conferita inizialmente, per conservare il corpo, una virtù che trascendeva le capacità naturali della materia corporea >> (I, q.97, a.1).

Consapevole di essermi dilungato in questo, tuttavia lo ritengo indispensabile per capire cosa abbia spinto Dio a farsi carne e ad abitare in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14). Con la colpa di origine o peccato originale, l’uomo decadde in maniera spaventosa da questo stato di vera divinizzazione. Non si parla di uomo divino, come se lo fosse per natura, ma di divinizzazione per partecipazione della vita di Dio uno e trino. Ma certamente l’uomo non mangiò del frutto proibito con l’intendo di diventare ‘come Dio’ nel senso di uguaglianza, non era affatto stupido dato che la ragione era purissima, ma per diventare una sorta di dio nel suo, staccandosi totalmente da Dio con la propria volontà, scegliendo una strada disordinata e terminando in uno stato nettamente inferiore a quello originale. E questo si verifica ogni giorno: il peccato originale è tanto antico quanto nuovo.

Ma l’uomo è un vero tesoro per Dio, tanto che solo Dio avrebbe potuto ristabilire la situazione dell’uomo… Per quanti sforzi l’uomo avesse fatto per ritornare in quella dignità eccelsa da cui decadde, e con il primo uomo tutto il genere umano, non avrebbe mai potuto farcela, per il semplice motivo che tutto ciò era stato concesso all’uomo non da se stesso, bensì dalla grazia divina. Ed ecco che giunge il soccorso all’umanità sofferente. Assumendo la nostra natura umana il Figlio eterno del Padre, nella persona di Gesù di Nazareth, viene ad abitare in mezzo a noi.

Nel Natale è insita la salvezza dell’uomo, la liberazione dell’uomo dalla schiavitù del peccato! Il Natale ci mostra il Re della storia che incontra l’uomo e si lascia incontrare. Quel Re che entrerà a Gerusalemme mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma (Mt 21,5; cfr. Zc 9,9). Tutto ciò troverà compimento nella passione, morte e risurrezione di Gesù. Il Natale è legato inscindibilmente alla Pasqua.

Avviandoci verso la conclusione della riflessione, possiamo dire che il Natale (l’intero tempo natalizio) è in vista della Redenzione e anche perché fosse concesso all’uomo di tornare a partecipare della vita divina (cfr. 1Pt 1,4) mediante i sacramenti. L’unigenito […] Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dèi (CCC 460).

Tutto questo senza mai dimenticare la Vergine Maria, che con il suo << fiat >> espresso in piena libertà, si è resa coprotagonista di questo capolavoro divino. Inoltre, il Verbo si è incarnato, è nato ed è cresciuto nel contesto della famiglia, composta dalla Vergine e da San Giuseppe, a prova ulteriore della importanza capitale della medesima! Se non vi fossero famiglie composte da maschio e femmina – e diciamolo senza riserve non solo per questioni di fede ma già solamente biologiche – non vi sarebbe più vita! Colui che è Via, Verità e Vita lo ha espresso chiaramente ed inequivocabilmente. Del resto, è da Dio stesso che origina la famiglia e la vita umana è legata imprescindibilmente alla famiglia, la quale trova massima espressione proprio nel Natale.

Ecco che quegli ornamenti esteriori precedentemente riportati, seppure son posti intenzionalmente in maniera avulsa dall’autentico significato del Natale, consapevolmente o meno non tradiscono i bisogni più profondi dell’umanità stessa, la quale cerca la luce, la festa, i doni, cerca di rifiorire e di riunirsi. Insomma, l’umanità, che lo ammetta o meno, cercherà sempre di trovare quella felicità e stabilità che solo Dio può concedere, in quanto tutto è stato fatto per mezzo del Verbo (Gv 1,3). Basterebbe solo che si capisse chi sia Colui che è il principio e la fine di tutto. Impresa questa non semplice, ma importantissima per il senso della vita umana. Solo Cristo dona la luce eterna, nel donare se stesso per la rifioritura dell’umanità. Il Natale è il periodo dell’incontro con la Luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui (Gv 3,16-17).

Il Natale è quel tempo particolare dell’incontro dell’uomo con Dio. Un incontro che ci si augura duri per sempre.

  Santo Natale a voi e alle vostre famiglie nella benedizione di Dio. Amen!  

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