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Abstract Conferenza Master Scienza e Fede: Il problema della creazione e le cosmologie scientifiche

A cura di Prof. D. Alberto Strumia

 width=Quando si tenta un confronto tra le dottrine filosofiche e teologiche, da una parte, e le teorie scientifiche moderne e contemporanee, dall’altra, occorre fare estrema attenzione a causa di un’innumerevole serie di equivoci che possono prodursi, e normalmente si producono, ingenerando ragionamenti spesso solo apparentemente coerenti e conclusioni che rischiano di essere del tutto arbitrarie. Oltre alla necessità di una valutazione critica dei tentativi ideologici e mistificanti di favorire la confusione, per scopi strumentali, è indispensabile, ai fini di una corretta posizione del problema del rapporto scienza-filosofia e del rapporto scienza-teologia, cercare di identificare le possibili fonti di equivoco e precisare il significato esatto dei termini impiegati nei diversi ambiti di conoscenza. Identificherei le principali fonti di equivoco nei seguenti livelli. a) L’uso equivoco dei termini “creazione” e “vuoto”. Una prima fonte di confusione risiede nell’impiego equivoco dei termini che vengono utilizzati, seguendo definizioni differenti, nei vari ambiti del sapere e trasferiti da un ambito all’altro come se il loro significato fosse stato univocamente identificato. Per quanto riguarda il nostro problema occorre precisare che è proprio il termine “creazione” ad essere impiegato in maniera differente da filosofi, teologi e scienziati e con esso, in secondo luogo, anche il termine “vuoto”. b) Il diverso valore epistemologico delle varie forme di sapere. Una seconda fonte di equivoci risiede, invece, nel diverso valore epistemologico delle dottrine filosofiche e teologiche e delle scienze galileiane e, nell’ambito di queste ultime, delle cosmologie scientifiche. c) La differenza degli ambiti conoscitivi. Una terza fonte di equivoci risiede nella confusione tra i diversi ambiti della conoscenza. Occorre cercare di stabilire in che senso gli ambiti scientifici e quelli filosofici e teologici – che procedono ciascuno con metodi propri e ben distinti – possano offrire risultati tra loro confrontabili e in che modo i contributi delle scienze possano essere utili anche alla ricerca filosofica e teologica. Lo scopo del mio contributo è quello di cercare di esaminare almeno sommariamente alcuni di questi aspetti. Ciò che emerge, alla luce delle acquisizioni della ricerca scientifica degli ultimi decenni, nell’ambito della cosmologia e non solo, è in particolare modo l’esigenza della messa a punto di una “teoria dei fondamenti” comune a tutte le discipline che consenta di offrire loro un “alfabeto” e una “grammatica” indispensabile per potersi confrontare senza equivoci e condizionamenti. Una tale “teoria dei fondamenti”, che altro non è che un ritrovamento e una rimessa a punto odierna di quella metafisica, che nella sintesi aristotelico-tomista fondava tutte le altre scienze insieme alla logica, sta emergendo ormai con una certa evidenza riconosciuta nelle ricerche più avanzate come una base di collegamento interdisciplinare di estremo interesse. Ne sono coinvolte insieme tutte le discipline: dalla cosmologia, alla fisica quantistica e a quella dei sistemi complessi, all’informatica, alla biologia, ecc. La mia esposizione si concluderà con alcuni riferimenti anche a questi ultime tematiche di punta. (testo reperibile all’indirizzo www.albertostrumia.it/?q=content/il-problema-della-creazione-e-le-cosmologie-scientifiche; slides reperibili all’indirizzo www.albertostrumia.it/sites/default/files/presentazioni/CreazioneCosmologie.pdf )

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