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“40 anni… 40 giorni, riflessioni sul cammino quaresimale”

A cura di P. Marcelo Bravo Pereira L.C.
Con il Mercoledì delle Ceneri comincia il cammino quaresimale per tutta la Chiesa: quaranta giorni che ricordano il mistero di Gesù nel deserto tentato e vittorioso davanti al demonio, ma che ricordano anche i quaranta anni degli israeliti nel deserto. Essi, dopo aver mormorato contro Dio e aver disprezzato la terra promessa, ricevono il castigo purificatore di pellegrinare per quarant’anni per il deserto. Gesù, dopo quaranta giorni fu tentato e vinse. Gli israeliti tentarono Dio e dovettero attendere per quarant’anni. La mancanza di fiducia degli israeliti è vinta e superata dalla fedeltà del Figlio di Dio, manifestando così un disegno misterioso di Dio, che sa portare avanti il suo piano di salvezza anche attraverso le nostre infedeltà, le nostre paure e tentazioni. I quaranta anni nel deserto furono un castigo divino, ma per il popolo d’Israele questo castigo si trasformò in benedizione. Fu nel deserto che Israele passò dall’essere un ammasso di tribù senza identità a diventare una nazione, il popolo di Dio, popolo intelligente e saggio (cf. Dt 4, 6). Più avanti, Israele ricorderà con riconoscenza quei quaranta anni di attesa; ricorderanno la vicinanza di Dio, la sua provvidenza, la sua presenza misteriosa, nella colonna di fuoco o nella nube. I quaranta anni furono, sì, un castigo, ma pure un momento di prova: per conoscere i sentimenti del cuore; per imparare a vivere da quanto procede dalla bocca di Dio (cf Dt 8,2-4). I quaranta anni nel deserto ci ricordano pure a noi che Dio può servirsi anche di ciò che è andato storto per farlo diventare un’occasione di benedizione. Il peccato d’Israele, che ha causato il posticipare dell’ingresso nella Terra Santa, diventò una specie di felix culpa, da non dimenticare. Pure i momenti brutti della vita sono importanti per capire chi siamo davanti a Dio. Anzi, forse quei momenti che vorremo dimenticare, sono i più importanti, se visti con lo sguardo soprannaturale della fede. Nel deserto, Gesù non volle trasformare le pietre in pane, ma volle trasformare la nostra storia, fatta da tanti ripensamenti ed errori, in una storia sacra, segnata dalla sua presenza e dalla sua azione.  

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