Barrajòn Pedro – Meditazioni sulla fede 4

La fede di Giairo    (Lc 8, 40-42;49-56)

 Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui. Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua, perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno.

 Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». Ma Gesù che aveva udito rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata».  Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla. Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete, perché non è morta, ma dorme».  Essi lo deridevano, sapendo che era morta, ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: «Fanciulla, alzati!».  Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare. 56 I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

 

 

Nella meditazione precedente abbiamo introdotto la figura di Giairo, il capo della sinagoga di una città della Galilea che, gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a sua casa per guarire la sua figlia. Una figlia è per un padre un tesoro prezioso. Immaginare di perderla a causa di una malattia o di una incidente è uno strazio del cuore che difficilmente lo può capire chi non è padre. Il poeta francese Victor Hugo ha descritto nel libro Les Comtemplations i suoi sentimenti sulla perdita della sua cara figlia Léopoldine, morta in un incidente fluviale: “Torno il mio occhio invidioso verso il passato senza che quaggiù nessuno mi possa consolare. Guardo sempre quel momento della mia vita dove io l’ho visto alzare l’ala e volare”. Giairo ha la figlia gravemente malata. Il suo cuore di padre non si rassegna a perdere l’adorata figlia. Ma la malattia avanza l’unica sua speranza è Gesù. Il Maestro, dopo aver guarito la donna che aveva il flusso di sangue, cammina a passo rapido verso la casa di Giairo. Ma uno degli uomini del capo della sinagoga viene incontro loro e pronuncia la frase fatidica: “Tua figlia è morta perché disturbare il Maestro?”. È una frase che spezza ogni speranza e che produce un effetto di fuoco nell’anima di Giairo. Gesù invece consola il capo della sinagoga: “Non temere!”. Questa parola di Gesù la possiamo sentire anche noi come detta al nostro cuore. Come sono dolci le parole di Gesù quando egli ci vuole consolare! Anche noi possiamo ricevere nella vita cattive notizie, cose che ci dispiacciono profondamente. Allora è il momento di cercare di ascoltare la voce di Gesù nel nostro cuore che viene a consolarci e a dirci: “Non temere!”. Questa frase che farà sua, quasi simbolo del suo pontificato, Giovanni Paolo II. Come ha fatto bene questa parola del Papa al mondo che sempre ha la tentazione di lasciarsi vincere dalla paura! Le parole di Gesù ci invitano alla fiducia. Anche egli pronuncia queste parole alla nostra anima e ci invita ad essere fiduciosi: “Non temere! Solo abbi fede!”. Grande è la forza della fede, che ci invita addirittura a superare la morte. Di fronte a tanti fatti che sembrano portare più la distruzione che la morte, più la mancanza di speranza che la fiducia, ascoltiamo questa frase consolante di Cristo: “Non temere! Abbi fede.

Gesù arriva alla casa ed entra nella camera della bambina morta. Solo i genitori e gli intimi di Gesù entrano con lui a pregare. Fuori si produce una scena bizzarra. Da una parte ci sono le lamentazioni delle donne che piangono la bambina morta, come era usanza nell’epoca, mentre gli scettici ridono di Gesù, che chiede alle donne di non piangere perché la bambina non è morta. C’è sempre qualcuno che deride il credente, qualcuno che non riesce a vedere l’invisibile, i cui occhi sono troppo rozzi per penetrare il fondo della realtà, che ritiene che Dio sia troppo piccolo o impotente per vincere la morte. In un mondo secolarizzato anche il credente viene deriso da chi non è capace di vedere che il visibile: molti non accetteranno la sua fede, lo terranno per pazzo, infantile, poco accorto. Il credente va avanti lo stesso, guardando il faccia il Maestro e mantenendo ferma la sua fede. Lascia che Dio agisca, Dio che è più potente degli uomini. Dio che alla fine è capace soltanto Lui di dire l’unica parola su tutto.

Gesù prende alla bambina per mano e ad alta voce le comanda: “Fanciulla, alzati!”. Questa voce e parole di Cristo che ancora risuonano attraverso il tempo nelle anime a cui egli chiama affinché si alzino dalle loro morte spirituale e tornino al Padre; voce che talvolta è come un sussurro nel profondo dello spirito a chi sente che già è morto e non c’e per lui nessuna speranza; voce potente del Maestro al mondo che si sente prostrato e senza sapere dove andare. La bambina si alza. Il padre e la madre la ricevono con una gioia immensa. Chi piange fuori arresta il lamento; chi rideva non sa più che fare. Gesù esce con Pietro, Giacomo e Giovanni e continua la sua missione di amore nel mondo.

 

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