La sfida etica non risparmia nessuno, neppure se stessa. USA. Marcia per la Vita. Il Papa twitta: mi unisco con la preghiera. Obama replica.

Una settimana di rassegna stampa piuttosto aggressiva: nei contenuti e nei toni. Ci sarebbe molto da dire. Nel suo silenzio lo stile sa parlare da sé, e di sé. Marco Ansaldo, "la Repubblica" del 17 gennaio 2014: "Impegno a eliminare lo scandalo della pedofilia nella Chiesa. E annuncio di un processo in Vaticano per un diplomatico polacco accusato di abusi sessuali su minori [...] Sono state alcune organizzazioni e vittime statunitensi, europee e messicane, a far arrivare il dossier degli abusi sul tavolo del comitato Onu. L'organismo non ha poteri giuridici per punire i colpevoli. Ma un'eventuale sanzione sarebbe un brutto colpo per la Chiesa che sta cercando di darsi una nuova immagine".

Non sapevo che le parole di Papa Francesco fossero un modo per "cambiarsi il look", per un "lifting" dopo secoli di coerenza. Lo sconfinato potere della parola, e della Parola.

Continuiamo: Cristiana Pulcinelli, "l'Unità" del 21 gennaio: intervista a Piero Angela. "Stamina, anche noi giornalisti siamo responsabili [...] Negli anni novanta, durante il caso di Bella, a parlare della questione erano gli opinionisti, cronisti, giornalisti politici. I giornalisti scientifici, invece, vennero tagliati fuori perché era diventato un caso di cronaca e i ragionamenti troppo complicati non interessavano", commenta Angela. Ci vorrebbe forse un codice deontologico per chi si occupa di informazione? "Senz'altro, perché ci va di mezzo la salute della gente, risponde Angela, che da anni ha fondato il Cicap, un comitato di controllo sulla pseudoscienza.

Il 24 gennaio tocca a "il Giornale": due box non firmati, sulle questioni etiche rispettivamente in Austria e in Spagna. Vienna: la Corte Costituzionale ha accolto il ricorso presentato da una coppia di donne che rivendicava il diritto alla donazione di sperma per procreare. "Le coppie lesbiche potranno ricorrere all'inseminazione artificiale e soddisfare il desiderio di avere figli". Verrebbe da domandarsi: e quei figli, a chi un giorno presenteranno il loro ricorso? Parigi invece si accinge ad approvare una norma che rende l'interruzione di gravidanza ancora più facile di oggi.

Negli Usa le chiamano ormai "Le guerriere anti aborto", le donne della Planned Parenhthood Federation, la principale organizzazione che si batte "per il diritto delle donne ad una scelta libera senza pressioni o vincoli". Sul cappellino di una guerriera, in una bella foto pubblicata sull'inserto "R2" de la Repubblica" del giorno prima, il 23 gennaio, si legge "March For Life", tra le impronte dei piedini di un neonato. Questa immagine è il manifesto della "più grande crociata anti-abortista da quarant'anni a questa parte" che sta scuotendo l'America di oggi, moderna ed evoluta. L'aria che proviene da più di venti Stati americani è decisamente rivoluzionaria.

Dopo quarant'anni, è forse arrivato il momento, anche per la modernissima America, di capire che cosa provi veramente una donna quando è incinta, anche se tra mille difficoltà?

Nel giorno dell'anniversario della sentenza della Corte Suprema, che il 22 gennaio 1973 rese legale l'aborto, non tardano le reazioni di Papa Francesco e di Barack Obama. Il Pontefice usa il suo account twitter per benedire la tradizionale Marcia per la Vita a Washington: "Mi unisco all'iniziativa con le mie preghiere. Possa Dio aiutarci a rispettare ogni forma di vita, in particolare i più vulnerabili". Diversamente il presidente Obama ("la Stampa" del 23 gennaio, a firma di Paolo Mastrolilli): "Ogni donna deve avere il diritto di fare le proprie scelte riguardo il suo corpo e la sua salute", ricalcando la formula già utilizzata da Clinton, "l'aborto deve essere sicuro e raro, ma legale".

Come se il diritto fosse una garanzia della libertà interiore che porta – o si lascia portare - ad una scelta.

di Luisella Daziano

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