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Risposte al dilemma etico sui vaccini anti Covid-19

Di P. Alberto Carrara, L.C. Recentemente a livello nazionale ed internazionale si è tornato a discutere sulla liceità morale dell’utilizzo dei vaccini anti-Covid-19. Alcuni esponenti del mondo cattolico a livello italiano e statunitense hanno persino ventilato un’apparente dicotomia tra la linea chiara assunta con responsabilità da Papa Francesco, anteponendola alla Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 21 dicembre 2020. Come stanno realmente le cose? Procediamo con ordine. La prima cosa da constatare, e questa basterebbe a chiudere qualsiasi falsa opposizione all’interno dell’unico Magistero ordinario del Santo Padre, è ciò che viene affermato alla fine della Nota stessa della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19 (21.12.2020): «Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa in data 17 dicembre 2020 al sottoscritto Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha esaminato la presente Nota e ne ha approvato la pubblicazione». La Nota fa parte del Magistero di Papa Francesco, lui stesso l’ha approvata. Allora, la richiesta di chiarezza manifestata da alcuni, insieme all’evidente confusione di molti uomini e donne di buona volontà, costituiscono le motivazioni profonde per ribadire quanto è già un dato di fatto assodato: «è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione» (Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, 21.12.2020, n.2). Qual è il problema che viene sollevato? Lo possiamo sintetizzare in questo modo: considerato il fatto che per produrre alcuni dei vaccini anti-Covid (come AstraZeneca e Johnson&Johnson) sono state impiegate nella fase di sperimentazione e sviluppo due note linee di cellule embrionali umane ottenute da aborti volontari (le HEK 293, linea isolata da un aborto del 1973; e le PER.C 6, stabilizzate nel 1985), vaccinarsi con i suddetti vaccini costituirebbe una cooperazione al male dell’aborto procurato? Questa domanda, legittima nella sua formulazione, non applica ai vaccini sviluppati da Pfizer e Moderna che seguono un altro procedimento (per precisione: i vaccini sviluppati da Moderna e Pfizer non utilizzano linee di cellule fetali nella loro progettazione e produzione, ma si impiega la linea HEK -293 solo nei test di conferma in laboratorio. Per alcuni anche quest’ultimo fatto le renderebbe anch’esse “macchiate” del presunto legame all’aborto). Ora, su questo argomento sono già noti importanti ed autorevoli pronunciamenti: della Pontificia Accademia per la Vita (Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule prevenienti da feti umani abortiti del 5 giugno 2005; la Nota del 2017) e della Congregazione della Dottrina della Fede (Istruzione Dignitas Personae dell’8 settembre 2008, nn. 34-35). La Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 21 dicembre 2020 rassicura coloro che sentono in coscienza delle remore all’uso dei vaccini anti-Covid prodotti da linee cellulari di origine illecita e pertanto eticamente non-ineccepibili che qualora si incorresse in un tipo di cooperazione materiale con il male dell’aborto procurato, essa sarebbe da considerarsi passiva e remota e pertanto «il dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave» (Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, 21.12.2020, n.3). I criteri generali e particolari per dirimere la questione sono tutti noti, ma l’interconnessione di tali principi e la concreta applicazione sembra, per alcuni, ancora dubbiosa. Perché, se fosse vero che questi vaccini di per sé sollevano problemi di coscienza, sia Papa Francesco che il Papa emerito Benedetto XVI si sono fatti vaccinare ben volentieri, anzi, Papa Francesco ha persino sottolineato in diverse occasioni che il vaccinarsi è un atto di amore e un dovere etico? Per chiarire ulteriormente il perché tutti i vaccini anti-Covid a disposizione sono eticamente accettabili e contribuire così a risolvere eventuali problemi di coscienza che alcuni continuano ad avere, bisogna analizzare la materia dell’apparente diatriba: le linee cellulari di derivazione embrionale. 1) Studiando cosa siano le HEC 293 si potrà concludere la non cooperazione al male dell’aborto, neppure quella che la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, 21.12.2020, al n.3 chiama «cooperazione materiale passiva remota». In che modo? Bisogna fare una distinzione importante in ordine cronologico per escludere persino l’eventuale cooperazione materiale remota. Ci sono state le cellule 293 originali derivate nel 1973 dal rene di un embrione umano abortito di genitori sconosciuti mediante trasformazione del Dna da parte di un Adenovirus: esse sono cellule renali embrionali umane recuperate post-aborto e modificate geneticamente, in gergo tecnico si dice “trasformate”, affinché possano crescere tendenzialmente indefinitamente in laboratorio. Ci sono state poi le cellule 293 che solo alcuni mesi dopo l’isolamento, a seguito di numerosi tentativi, hanno iniziato a crescere in modo indefinito in laboratorio: ecco come è stata prodotta la prima linea cellulare nota come cellule HEK 293 o 293 (numero di accesso ATCC CRL -1573). Infine, ci sono oggi tutte quelle linee cellulari derivate da quest’ultima che sono quelle realmente impiegate in esperimenti che vanno dalla trasduzione del segnale e dagli studi di interazione proteica sull’imballaggio virale, all’espressione proteica rapida su piccola scala, sino alla produzione biofarmaceutica, come nel caso specifico dei vaccini anti-Covid (per comprendere visivamente questa distinzione, rimando alla prima immagine dell’articolo: Lin, YC., Boone, M., Meuris, L. et al. Genome dynamics of the human embryonic kidney 293 lineage in response to cell biology manipulations. Nat Commun 5, 4767 del 2014). Compresa questa distinzione ne è evidente una seconda: non potendo entrare nel merito delle responsabilità soggettive, l’aborto procurato nel 1973 fu oggettivamente un atto moralmente cattivo; mentre coloro che cooperarono a tale atto, a seconda del loro ruolo ed intenzione, saranno incorsi nella cooperazione formale e/o materiale (la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, 21.12.2020, n.1 specifica la gradualità di responsabilità differenziate di cooperazione al male). Ora, coloro che per primi ottennero quelle prime cellule renali, anch’essi, a seconda dell’intenzione, avranno potuto cooperare al male di quell’aborto in modo formale e/o materiale. Ma attenzione, il fatto poi di utilizzare e modificare e poi nel tempo di acquistare per scopi di ricerca le linee cellulari derivanti da quelle prime cellule renali embrionali non implica affatto alcuna cooperazione con coloro che perpetrarono quell’aborto iniziale. Come ben evidenzia l’antropologo e bioeticista Ramón Lucas Lucas «allo stesso modo, il prelievo di un organo da una persona assassinata e il suo trapianto in un’altra persona non implica di per sé la cooperazione con l’autore dell’omicidio» (Ramón Lucas Lucas, I limiti etici della scienza e della tecnica, Gregorianum 104 (4), 2021, pp. 817-838). Perciò chi oggi utilizza le HEC 293 non coopera materialmente nemmeno indirettamente e remotamente con quel concreto male che fu l’aborto del 1973. Questa conclusione è in sintonia con ciò che nel 2017 aveva ribadito la Pontificia Accademia per la Vita a conclusione della sua Nota sull’uso di vaccini in Italia (31/07/2017): «Le caratteristiche tecniche di produzione dei vaccini più comunemente utilizzati in età infantile ci portano ad escludere che vi sia una cooperazione moralmente rilevante tra coloro che oggi utilizzano questi vaccini e la pratica dell’aborto volontario. Quindi riteniamo che si possano applicare tutte le vaccinazioni clinicamente consigliate con coscienza sicura che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione all’aborto volontario». 2) Se non bastasse, di riflesso, compresa questa dinamica diacronica nella genesi di questa linea cellulare di origine embrionale, si evince che i ricercatori di AstraZeneca e Johnson&Johnson che nel 2020 hanno acquistato le HEC 293 (o le PER.C 6 in modo analogo) non hanno contribuito alla legittimazione dell’aborto, nemmeno indirettamente. In effetti, comprare HEC 293 non implica che avvengano più aborti per la richiesta d’acquisto. Come ben raffigurato dal professor Richard K. Zimmerman , esperto di vaccini anti-influenzali e membro del CDC (Centers for Disease Control and Prevention): «l’associazione indiretta con un’azione passata conclusa può essere inevitabile. Ad esempio, guidare su una strada originariamente costruita con il lavoro degli schiavi può essere difficile da evitare in alcuni luoghi. Gli aborti risultanti in queste linee cellulari avvenuti negli anni Settanta e Ottanta sono separati nel tempo, nell’intento e nell’atto dalla vaccinazione di oggi […] In modo analogo, una persona che è vaccinata oggi non sarebbe responsabile di una conoscenza dettagliata delle circostanze di un quarto e mezzo di secolo fa, prima ancora che molti dei vaccinati fossero nati». E ancora: «una scuola non è responsabile dell’insegnamento della chimica utilizzata da un laureato per pianificare un attentato; è il laureato che è responsabile di un’azione così malvagia. Sebbene la cellula originale che ha prodotto la linea cellulare sia derivata da un aborto, le linee cellulari attuali si sono moltiplicate molte volte: non è il tessuto originale. In effetti, la vaccinazione oggi è lontana negli intenti e nelle azioni dall’istituzione del ceppo cellulare e dall’aborto avvenuto più di un quarto di secolo fa» (Zimmerman RK., Helping patients with ethical concerns about C OVID -19 vaccines in light of fetal cell lines used in some COVID- 19 vaccines, Vaccine 2021;39(31): 4242-4244). 3) La linea cellulare PER.C 6 è derivata da cellule retiniche embrionali umane, originariamente dal tessuto retinico di un feto di 18 settimane abortito nel 1985 e “trasformato” in modo simile a ciò che ha prodotto le odierne HEC 293. Quanto già detto per le HEC 293 vale anche in questo caso. Infine, ricordiamo che le suddette linee cellulari sono comunemente usate per diverse fasi di testaggio ed implementazione di farmaci che tutti noi utilizziamo senza alcun dilemma morale (almeno credo): dalla comunissima aspirina, all’ibuprofene, da diversi farmaci anti-ipertensivi, sino a quelli per l’Alzheimer. Il ragionamento così delineato chiarisce, da una parte, che non vi è alcun conflitto all’interno dello stesso Magistero di Papa Francesco, dall’altra, che le obiezioni ai vaccini anti-Covid mosse sul piano della liceità morale non si sostengono. Questo spiega alcuni dei motivi che hanno sostenuto la scelta di Papa Francesco e del Papa emerito Benedetto XVI di vaccinarsi.

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