La cura della casa comune: un’alleanza accademica per l’ecologia integrale
Se pensiamo all’ecologia, quali immagini ci vengono in mente? Ruscelli in montagna, boschi, le vigne col loro profumo dove ci portava nostro nonno da bambini. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, afferma che l’ecologia richiama il “sentirsi a casa”. Il documento è proprio indirizzato alla cura della casa comune, la nostra terra, che è ferita.
Immediatamente dopo l’uscita del testo magisteriale, in un convegno interuniversitario, abbiamo avuto un’intuizione: la cura della casa comune, implica una comunanza di cura e questa esige un’alleanza anche nel mondo accademico. È stata un’intuizione quasi profetica, anticipando la richiesta di «fare coro» che il medesimo pontefice ha rivolto pochi anni dopo al mondo universitario. È nato così il Joint Diploma in Ecologia Integrale, primo titolo congiunto fra le università e gli atenei pontifici romani, con la collaborazione del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale.
Il corso, che negli anni ha formato centinaia di studenti, di provenienza internazionale e di formazione variegata, approfondisce i capitoli dell’enciclica con moduli misti (on line e in presenza) e con laboratori; ogni lezione si svolge in una diversa università e proprio per questo si arricchisce di una prospettiva specifica e caratterizzante: ad esempio il nostro ateneo analizza il capitolo IV dedicato all’ecologia integrale dalla prospettiva bioetica.
Negli ultimi anni la questione ambientale si è imposta con forza, visti gli evidenti squilibri causati agli ecosistemi dalla pervasiva mentalità tecnocratica. La soluzione però non consiste nel disprezzare l’uomo, esaltando erronee ideologie biocentriche. La prospettiva del magistero è quella della conversione ecologica, che richiami, come diceva Benedetto XVI, la necessità imperativa di un’autentica ecologia umana. Essa è il cuore dell’ecologia integrale: se la coscienza ecologica ci ricorda che «tutto è in relazione, tutto è connesso», ogni relazione deve essere risanata, quella dell’uomo con l’ecosistema, quella con sé e con gli altri uomini e quella con Dio. Come ha ricordato papa Leone XIV ai giovani: «Qual è l’oggetto della nostra speranza […]? È la terra? No. Qualcosa che deriva dalla terra, come l’oro, l’argento, l’albero, la messe, l’acqua […]? Queste cose piacciono, sono belle queste cose, sono buone queste cose. […] Ricerca chi le ha fatte, Egli è la tua speranza». In questo senso, dice la Laudato si’, tutto l’universo materiale è “carezza di Dio” per ognuno di noi: sentendosi così amato, l’uomo ritrova il suo posto nella natura e può assumerne il ruolo di custode responsabile.