Angelo Licameli, apostoli e leader cristiani rispondendo alle sfide teoriche ed esistenziali dell’uomo
Ricordo ancora le ore trascorse con amici del liceo ad interrogarci e a confrontarci sulle grandi domande e sul senso della vita. Non meno infiammate erano le nostre discussioni quando parlavamo di aborto, sessualità, contraccezione, eutanasia. Credo che proprio in quei momenti e in altri in cui ho vissuto le prime esperienze familiari della malattia e della morte siano stati sparsi i semi del desiderio di “entrare” davvero in queste tematiche e non solo intellettualmente…
Credo che aver proseguito gli studi in medicina, prima, e in ginecologia, poi, sia stato un primo importante passo per cercare di soddisfare questo desiderio e trovare le risposte ai tanti interrogativi. Se l’ostetricia mi ha donato il privilegio di contemplare la meraviglia degli albori della vita umana, gli anni trascorsi nei reparti di ginecologia oncologica e l’esperienza in un hospice sono stati invece l’occasione per entrare più profondamente nel mistero del dolore e della morte.
Quegli anni di formazione, imprescindibili per la mia crescita professionale, scientifica e umana, hanno iniziato a donarmi alcuni strumenti per ritornare su quelle domande che tanto mi appassionavano: tuttavia, fin dai primi anni di università ho sempre avvertito la necessità di ampliare la riflessione e lo studio in campi che “superassero” la prospettiva meramente biologica.
Mi rendevo conto che la competenza biologica è certamente un pilastro importante, ma, allo stesso tempo, non sufficiente per “ragionare sull’uomo” e sulle domande che lo riguardano: se, da una parte, la conoscenza biologica fornisce elementi per rispondere alla domanda “com’è fatto l’uomo?”, di sicuro non è sufficiente per rispondere alle domande “chi è l’uomo?”, “qual è il suo fine?” e, ancora, “cosa è buono e cosa è male per l’uomo?”, “Cosa aiuta e cosa ostacola l’uomo a conseguire la sua felicità?”.
Nel 2019, quando sono venuto a sapere che l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum proponeva un corso di perfezionamento in Bioetica, particolarmente apprezzato da chi lo aveva già frequentato e me ne parlava, non ho avuto alcun dubbio nell’iscrivermi. Fin dalle prime lezioni mi sono reso conto che l’universo della bioetica è ancora più affascinante e vasto di quello che immaginassi e l’esperienza che ho vissuto durante quell’anno ha superato ampiamente le mie già alte aspettative.
Approfondendo i modelli di bioetica attuali e pregressi, mi sono reso conto di quanto possano essere differenti fra essi le conclusioni delle riflessioni etiche, e, ancor più, di quanto mi identifichi pienamente, per formazione e coscienza, il modello personalista ontologicamente fondato, elaborato da Mons. Sgreccia e adottato dall’Ateneo. Il “servizio alla vita umana”, che ho sempre cercato di coltivare durante gli anni di studio e di lavoro, veniva così a trovare in questo modello una sistematizzazione filosofica, razionale: elementi, questi, imprescindibili per un dialogo interculturale e universale.
Ma si sa, il tempo sembra volare quando si vive un’esperienza meravigliosa e così è stato anche per il corso di perfezionamento: da una parte, mi ha fornito una visione più ampia e multidisciplinare della bioetica, dall’altra, tuttavia, mi ha anche aiutato a comprendere che, per le mie aspirazioni e i valori in gioco, era necessario uno studio più approfondito e sistematico della Bioetica.
È per questa ragione che, dopo un periodo di discernimento, ho maturato la scelta di proseguire gli studi iscrivendomi nel 2024 alla Licenza in Bioetica, nella modalità intensiva. Dopo questi primi mesi di Licenza ho un solo rammarico: quello di non aver fatto prima questa scelta!
La preparazione e la disponibilità dei docenti, l’utilizzo di ogni tipo di tecnologia a supporto delle lezioni, il confronto con studenti, ormai diventati amici, provenienti da ogni parte del mondo, la prospettiva personalista applicata in ogni ambito sono solo alcuni degli elementi che stanno rendendo questa esperienza davvero unica e preziosa.
Finalmente, dopo anni di ricerca, sono approdato nel luogo dove posso trovare quell’elemento unificatore e di sintesi, affinché, sempre più, la mia formazione e le mie esperienze possano essere integrate e finalizzate al servizio della verità e della persona umana. Credo che la trasversalità dello stesso metodo di indagine bioetica e la prospettiva personalista ontologicamente fondata siano i due elementi principali in grado di soddisfare quel desiderio nutrito fin dal liceo.
San Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae scriveva che “pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario”: sono certo che l’avventura iniziata con la Licenza in Bioetica, l’ambiente fecondo e le modalità di insegnamento scelte dall’Ateneo di sicuro aiuteranno me e i miei compagni di viaggio ad accrescere sempre più il nostro stupore dinanzi alla meraviglia di ogni essere umano.
Fra le finalità dell’Ateneo possiamo leggere quella di “formare apostoli e leader cristiani, sia chierici che laici, al servizio della Chiesa testimoniando il mistero di Cristo, in piena sintonia con il Magistero della Chiesa e rispondendo alle sfide teoriche ed esistenziali dell’uomo”: frequentando l’Ateneo e le appassionate persone che operano in esso posso testimoniare che davvero tale missione viene perseguita con ogni risorsa ed è sicuramente sostenuta da una grazia che ne garantisce il conseguimento.
E un ultimo pensiero di gratitudine e speranza lo rivolgo a Colei alla quale affido quest’avventura con speranza e gratitudine: Regina Apostolorum, ora pro nobis!
