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9° Workshop Internazionale su Bioetica, Multiculturalismo e Religione

Di Allister Lee, studente di Licenza in Bioetica

Papa Francesco, nella sua enciclica del 2020, Fratelli Tutti, sottolinea le numerose problematiche sociali dell’epoca contemporanea, che potrebbero essere caratterizzate dall’assenza di scopi comunitari e sociali e dall’indifferenza egoistica verso il bene comune. Tuttavia, il Santo Padre offre anche un messaggio di speranza e suggerisce che il mondo dovrebbe incontrarsi attraverso un dialogo e un’amicizia rinnovati. L’ultimo capitolo dell’enciclica esamina il ruolo delle religioni nel promuovere la fraternità invece della polarizzazione. In risposta all’appello del Papa al dialogo, la Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani, istituita presso la Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma, ha organizzato un workshop di due giorni per studiare il documento alla luce di altre tradizioni diverse, tra cui l’Islam, l’Ebraismo, l’Ortodossia greca, il Buddismo, il Confucianesimo e l’Induismo.

Il workshop è iniziato con il relatore principale, il professor Edmund Kwok e la dottoressa Christine Lai, che si sono concentrati sulla discussione dell’enciclica sulla politica globale contemporanea riguardante lo sviluppo umano integrale e hanno affrontato la visione del Santo Padre di un “tipo migliore di politica” attraverso una fraternità universale che è radicata nel bene comune, nell’amore, nella misericordia e nella speranza. È seguito l’intervento di P. Sameer Advani, LC, che ha contestualizzato l’impegno di Fratelli Tutti e della Chiesa cattolica per il dialogo interreligioso come prodotto del Concilio Vaticano II e ha sottolineato che tale dialogo è “principalmente antropologico e solo secondariamente teologico”. Egli sottolinea che, poiché la religione è una parte essenziale dell’esistenza e dell’esperienza umana, le domande fondamentali a cui il dialogo interreligioso cerca di rispondere sono di conseguenza anche profondamente umane, come la natura e lo scopo dell’uomo e la moralità. Nella sua presentazione, P. Adavani sostiene che anche se la fede cattolica concepisce la verità come singolare e assoluta, è all’interno della condizione umana che la nostra conoscenza e comprensione della verità è limitata; quindi, è solo abbattendo le proprie nozioni preconcette di verità attraverso il dialogo con “l’altro” che si può raggiungere una verità più profonda e spesso nascosta.

Il concetto del Santo Padre di quella che potrebbe essere definita una fraternità universale è stato esaminato da alcuni studiosi in questo workshop e ha messo in evidenza la tensione tra particolarismo e universalismo. Nella sua presentazione, il dottor David Heyd dell’Università Ebraica di Gerusalemme sottolinea che questa tensione filosofica si riflette a livello socio-politico nella divisione tra cosmopolitismo e statalismo, e a livello religioso nel modo in cui l’ebraismo si differenzia dal cristianesimo, che affronta le questioni dal particolare all’universale, mentre quest’ultimo lo fa in modo inverso. L’idea di cosmopolitismo è stata menzionata anche dalla dott.ssa Ellen Zhang dell’Università di Macao a proposito dell'”etica dell’ospitalità” e del buddismo. La relatrice ha presentato l’idea buddista dell’interconnessione del mondo riconoscendo l’universalità della sofferenza e della vulnerabilità, che a sua volta crea una richiesta di virtù di amorevolezza e compassione. Tuttavia, come si sono chiesti sia il dottor Heyd che il dott.ssa Zhang nelle loro presentazioni, “i sentimenti di amore e compassione sono sufficienti per sviluppare proposte morali razionali a favore della solidarietà globale e dell’amicizia sociale?” Indubbiamente, queste nozioni affettive possono essere un po’ precarie per la coesione e l’unità sociale di lunga durata, ma spesso possono essere un potente impulso per un dialogo aperto tra le persone per (ri)scoprire verità fondamentali che forgiano amicizie sociali e promuovono un senso di fraternità universale.

Il dialogo – come ha ricordato ai partecipanti il dottor Chris Durante della St Peter’s University di New York attraverso le parole dei leader greco-ortodossi – “ha luogo in tutti i nostri incontri, personali, sociali o politici, e deve sempre essere esteso a coloro che aderiscono a religioni diverse dalla nostra”, dove “la verità non ha paura del dialogo”. Nella sua presentazione, il dottor Durante ha sottolineato l’importanza della relazionalità con gli altri nel mondo, evitando forme di tribalismo ed esclusivismo bigotto. D’altro canto, Luzita Ball della Fondazione islamica per l’ecologia e la scienza ambientale (IFEES) ha presentato la tradizione islamica che affronta il tema del dialogo interreligioso in modo più legalistico rispetto alle sue controparti ortodosse, pur rimanendo impegnata negli ideali di unità e solidarietà per gli oppressi. Nel mondo contemporaneo, anche se l’Oriente e l’Occidente sono sempre più vicini grazie ai mezzi tecnologici, i conflitti internazionali hanno creato un ampio spazio per il dialogo e la comprensione reciproca. Tuttavia, nella sua presentazione, il dottor John Lunstroth dell’Università di Houston ha richiamato l’attenzione sulle relazioni storiche tra i due emisferi, caratterizzate dall’ammirazione e dall’invito a “correggere gli errori dell’altro e a integrare le reciproche carenze” imparando l’uno dall’altro. Per quanto riguarda il dialogo tra Oriente e Occidente, il dottor Ruiping Fan della City University di Hong Kong ha aggiunto che per condurre un autentico dialogo sociale e promuovere la fraternità, è indispensabile riconoscere prima le differenze dei “rituali e delle pratiche culturali particolari delle persone”.
Per concludere, il “proficuo scambio” che si è verificato nel corso del workshop ha inevitabilmente comportato a volte contese di natura intellettuale. Tuttavia, sono sempre stati caratterizzati dall’amicizia di fondo che si è costruita attraverso momenti condivisi, come la gita ad Assisi dell’ultimo giorno del workshop, e dal profondo desiderio di cercare la verità che unisce piuttosto che dividere. Per questo motivo, credo fermamente che l’enciclica del Papa sia una riaffermazione e un incoraggiamento ai continui sforzi della Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani per promuovere un dialogo interreligioso costruttivo che avvicini la fraternità universale.

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