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Abstract conferenza Master Scienze e Fede: Mente-corpo: il rapporto tra intelligenza e cervello

A cura di Prof. P. Ramón Lucas Lucas, L.C.

Il cervello è certamente la struttura più complessa esistente sulla terra. È il terminale nel quale vengono convogliate tutte le nostre attività motorie e sensoriali. Inoltre è il centro coordinatore della coscienza e di tutte le funzioni superiori, intellettuali, linguistiche, concettuali, volitive e morali. Ho detto «centro coordinatore» e non causa efficiente. Non intendo sollevare nessuno dalla responsabilità del libero arbitrio: il pensiero concettuale non potrà mai essere ridotto ad un insieme di fenomeni biochimici. Vorrei mettere in evidenza come queste reazioni cerebrali siano collegate alle attività prettamente spirituali, come il pensiero e la libertà. Ma, se intima è la collaborazione delle diverse funzioni che si svolgono nel cervello, differente è il rapporto che hanno con questo. Le funzioni fisiologiche e quelle psichiche sensitive, essendo materiali, sono prodotte dal cervello, e hanno in questo la loro causa. Le funzioni intellettive o spirituali non possono essere prodotte da un organo materiale, perché «nemo dat quod non habet». Va da sé che, se il funzionamento del cervello è ottimale, anche quello intellettivo lo sarà; e, al contrario, ogni disfunzione del cervello non può non farsi risentire nella sfera intellettiva. E anche fuori dubbio che un atto di pensiero è possibile solo a condizione di un sostrato materiale, del sano funzionamento delle cellule cerebrali. Ciò nonostante, l’atto di pensiero è per principio diverso da ogni essere materiale e non può essere ricondotto unicamente ai processi materiali. Infatti, per il principio di causalità, ciò che è materiale non può causare ciò che è spirituale: la causa (materiale) non sarebbe proporzionata all’effetto (spirituale). Perciò, la causa della conoscenza intellettiva non può essere che una facoltà spirituale, qual è precisamente l’intelligenza. Qual è, dunque, il rapporto tra intelligenza e cervello? È un rapporto non di causa, ma di condizione. Infatti, per poter pensare, l’intelligenza ha bisogno dei sensi e del cervello, i quali le forniscono i materiali del pensare. Di questo materiale l’intelligenza con la sua capacità di astrazione si serve per formare i concetti. Evidentemente, se non c’è questo materiale l’intelligenza non può operare. In conclusione, l’intelligenza non pensa col cervello, ma l’esistenza, la maggiore perfezione, complessità e la funzionalità del cervello, in quanto questo è condizione dell’intelligenza, si ripercuotono sul risultato di tale lavoro, che è precisamente il pensiero. In altre parole, nell’attuale stato di vita, in cui «niente è nell’intelletto che non sia prima nel senso», il cervello è la condizione per pensare, ma non è la «causa» produttrice del pensiero; questo non è un prodotto del cervello, ma è un atto dell’intelligenza spirituale. Del resto, che il cervello non sia l’organo dell’intelligenza è provato dal fatto che l’intelligenza pensa il proprio cervello, lo analizza, lo dirige.

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