Barrajón Pedro – Meditazione sulla fede 2

“Gente di poca fede”

 

“Poi disse ai suoi discepoli: ‘Per questo io vi dico, non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale di più del cebo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi, non seminano, non mietono, non hanno ripostiglio né granaio e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi per quanto si affanni può aggiungere una sola ora alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto. Guardate i gigli come crescono: non filano, non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio, veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e che cosa berrete e con state con l’animo in ansia: di tutte quelle cose si preoccupa la gente la gente del mondo, ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate dunque il Regno di Dio e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Lc 12, 21-32).

Questo brano del Vangelo di San Luca si situa dopo un’ammonizione di Gesù contro l’avarizia e la cupidigia. Gesù continua ad ammaestrare i suoi discepoli sui veri valori sui quali concentrare l’attenzione e le preoccupazioni. Gesù ci invita a guardare l’essenziale. Noi invece ci distraiamo con tante cose che non sono veramente importanti. Spesso pensiamo che le cose che meritano il nostro interesse riguardano il cibo, il vestito, l’abitazione. Sono cose di cui, come esseri corporali, abbiamo bisogno, Gesù però ci dice che non sono le più importanti. Egli ci invita a creare una giusta gerarchia di veri valori nella vita. Il valore più importante è Dio e tutto ciò che gli riguarda. Le altre cose vengono dopo. E ci saranno date in aggiunta se noi cerchiamo prima il Regno di Dio.

La nostra società invece, immersa in una cultura della priorità dei valori economici e materiali, ci spinge a guardare prima i valori terrestri, economici, temporali e poi il resto. La conversione che ci richiede il Signore è quella di capovolgere questa scala dei valori. Il valore supremo è Dio. Chi vede Dio all’opera capirà che Egli si preoccupa di noi, che Egli non è il Dio dei deisti che, una volta creato il mondo, se ne va, non interessandosi più di ciò che Egli ha creato. Il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo, è un Padre provvidente che prende cura della sua creazione, degli uccelli, degli animali, di tutti gli esseri creati e in modo speciale di chi nella creazione occupa un posto di privilegio in quanto è immagine e somiglianza del Creatore. Ma se noi non crediamo questo, se siamo uomini e donne di poca fede, allora penseremo che noi dovremo provvedere a tutto, che tutto dipende da noi e ci affanniamo, andiamo di qua e di là, ci agitiamo. Siamo come Marta, la sorella di Lazzaro, inquieti per tante cose dimenticando la migliore parte di cui si occupava la sua sorella Maria. Anche noi potremmo ascoltare il gentile rimprovero di Gesù a Marta: “Ti agiti e diventi inquieto per tante cose, ma una sola cosa è necessaria”.

Chi non ha fede o chi ha poca fede non potrà guardare la realtà nella sua integralità, vedendo in essa l’azione continua di Dio che si occupa dell’uomo, di ogni uomo come se fosse l’unico. Dio che, se veste i gigli del campo e dà cibo agli uccelli, molto di più darà a noi ciò di cui abbiamo bisogno.

L’anno della fede ci invita ad abbandonarci di più alla provvidenza, a non pensare che siamo soli, che Dio ci ha buttato nel mondo e ci ha lasciato da per guardare le nostre sofferenze e i nostri dolori. Sì, è vero, dobbiamo impegnare la nostra libertà, dobbiamo usare la nostra volontà. Ma questo, pur necessario, non è l’essenziale. Per le cose importanti, per la vita stessa, noi siamo radicalmente impotenti. Non possiamo aggiungere un’ora alla nostra vita. Questo non vuol dire dare precedenza né alla passività né al quietismo, vuol dire semplicemente che l’uomo di fede si impegna con ardore, ma sa che tutto dipende da Dio. Si preoccupa delle cose del Regno ma sa che il Signore del Regno penserà a soddisfare i suoi bisogni materiali.

Potremmo chiederci se anche noi siamo noi gente di poca fede. Forse sì. Forse ci manca ancora un più fede, più fiducia, più grande abbandono nelle mani di Dio. Questo anno della fede è una vera grazia per capire che i nostri grandi interessi devono girare attorno al Regno di Dio e che tutte le altre cose, quelle che a volte più ci rendono inquieti e instabili, ci saranno date in aggiunta. Così daremo alla nostra vita, come uomini di fede, una nuova serenità interiore. Sapremo che nulla di essenziale ci mancherà. Saremo consapevoli che il Padre celeste vede i nostri bisogni prima che noi glielo chiediamo e così la nostra pace interiore, frutto della fede, darà al mondo un supplemento di pace di cui noi tutti abbiamo tanto bisogno.

Hai bisogno di informazioni?

Contattaci