Barrajòn Pedro – Meditazione sulla fede 3

Luca 8, 40-48: Guarigione di un'emorroissa

 

"Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui. Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della   sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua, perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno. Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò. Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Mentre tutti negavano, Pietro disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me».  Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata, và in pace!»".

 

Gesù torna dalla parte orientale del lago di Genesaret dove ha guarito un indemoniato. È accolto dalla folla che l’aspetta come taumaturgo. “Tutti erano in attesa di Lui”. Anche oggi è valido questa affermazione dell’Evangelista. Tutti sono in attesa di Cristo. Il mondo attende Cristo anche se talvolta lo rigetta e lo nega. C’è un desiderio in ogni essere umano di Cristo in quanto egli è il Redentore dell’uomo. È utile contemplare in questo anno della fede quella moltitudine di persone che attendono Cristo, che attendono il suo Vangelo, la sua parola di speranza, di salvezza, di eternità. Il cuore di un cristiano che sente la sua vocazione apostolica non si può non commuovere di fronte a questa attesa del cuore do ogni pesona che soltanto può trovare in l’ancora della sua felicità. “Il mistero dell’uomo solo si rischiara nel mistero del Verbo incarnato” (Gaudium et Spes, 22). Tutti siamo in attesa di Lui. Il cuore il ogni essere umano, soprattutto se provato dalla sofferenza, o di coloro che si son allontananti da Lui, sono in attesa di Cristo e con lo Spirito e la Sposa gridano: “Vieni” (Ap 22, 17). Tutti abbiamo bisogno di te.

Giairo, il capo della sinagoga della città, chiede a Gesù di guarire alla sua figlia che è sul punto di morte in casa sua. Mentre Gesù si indirizza a casa di Giairo, la folla si accavalca intorno a Lui e non lo lascia neanche camminare. Tutti vogliono stare vicini a Lui, toccarlo, vederlo, ascoltarlo. Ed ecco che entra in scena una donna malata con emorragie interne e nessun medico riusciva a farla guarire. Già da dodici anni questa donna stava aspettando la guarigione ma queta non arrivava. La donna malata non vuole fare gesti eclatanti, vuole essere discreta, non fa nessuna richiesta esplicita, non grida. Agisce. Viene alle spalle di Gesù e gli tocca il lembo del mantello. È un gesto semplice, non appariscente, sobrio, ma pieno di fiducia. Non conosciamo la storia di questa donna, le sue sofferenze, incomprensioni, solitudine, disperazione. Sappiamo che si avvicina a Gesù perché vede in Lui una possibilità di guarigione. Lei fa ciò che stava in suo potere di fare, avvicinarsi a Lui e toccare il lembo del mantello di Gesù. La guarigione è immediata: “subito il flusso di sangue si arrestò”.

La donna si sa guarita. Sente il suo corpo rinnovato. Percepisce come la malattia retrocede nel suo corpo fino a sparire. Si sente una donna nuova, il suo corpo è stato ricreato da colui che è il mediatore della creazione. E Gesù sa ciò cha ha fatto. Conosce la storia della donna, sa con quanta fede si è avvicina a Lui. Sa che è stata guarita. Ma adesso vuole evidenziare, per manifestare la gloria di Dio, questo suo gesto. Egli domanda a tutti: “Chi mi ha toccato?”. Sembra una domanda di uno che si sente molesto per la pressione fisica a cui è sottomesso dalla moltitudine e che vuole rimproverare chi non è stato brusco con lui. Tutti negano di averlo toccato eppure sono così vicini a Lui che lo stanno stringendo fino a risultar difficile l’avanzare verso la casa del capo della sinagoga. Pietro, con la naturalezza che gli è propria, dice chiaramente che non capisce la domanda del Maestro: “Se tutti ti toccano e la folla ti schiaccia, come mai chiedi chi ti ha toccato. Che senso ha questa domanda?”. Pietro, in questo passaggio come altrove, rappresenta uno che capisce la realtà ma sono del piano naturale o inferiore, un livello umano. Ancora non risale al piano della fede. Questa operazione la fa Gesù che si mostra anche qui Maestro di Pietro e degli Apostoli. Egli sa che tutti che lo toccano, ma se tutti lo stanno toccando con le mani naturali, qualcuno lo ha toccato con le dita della fede. “Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito una forza che usciva da me”. Gesù vuole mettere in evidenza la fede della donna. Egli sa ciò che ha fatto, sa che è stato guarita, ma vuole che gli altri rendano gloria a Dio. Nel frattempo, la donna, che voleva rimanere nascosta, si fa avanti tremando. Si aspetta forse un rimprovero, una parola dura di Gesù, una correzione. Ma in realtà adesso non gli importa tanto le parole quanto il fatto che si sa guarita. Adesso, anche se tremando, si fa avanti e ripete lo stesso gesto che fa fatto Giaro dinanzi a Gesù per chiedere la guarigione della sua figlia, “si getta ai piedi di Gesù”. In questo anno della fede, anche noi gettiamoci ai piedi di Gesù per ringraziare, per adorare, per mostrare dinnanzi a tutti le meraviglie che Dio può operare attraverso di noi.

La donna guarita dichiara “dinanzi a tutto il popolo” il motivo per cui ha toccato a Gesù. Adesso non ha più paura, non ha paura di riconoscere le meraviglie operate in lei da Gesù, il suo amore, le sue opere stupende. Gesù finisce con una frase alla quale già si siamo abituati: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace”. Come in altri miracoli, Gesù non fa un primo riferimento alla guarigione fisica ma a quella dell’anima. Per lui è più importante la salvezza spirituale che quella fisica. La donna emorroisa è stata salvata dalla fede. Lei ha creduto che Dio poteva guarirla attraverso l’intercessione di Gesù. Certo per lei era difficile riconoscere in Gesù il Figlio di Dio fattosi uomo, ma la donna è stata capace di vedere la presenza di Dio in Lui. La fede gli ha aperto il campo di una nuova visione e l’ha liberata in Cristo dei limiti che la concupiscenza può creare nell’anima e nel corpo.

L’invito finale di Gesù alla donna è di andare in pace, concetto che sappiamo che significa l’insieme dei beni messianici, l’armonia con sé stessi, con Dio, con gli altri. Questa donna ha sofferto molto, ma la sua sofferenza ha avuto un senso, non è stata a vuoto. Era una malattia che non era di morte, ma per manifestare la gloria di Dio. La fede ci salva, ci libera, ci dà una forza nuova, una nuova visione, ci immette nel mistero di Dio, che è Amore. Offriamo a Dio l’oblazione della nostra fede, tocchiamo anche noi il lembo de mantello di Cristo, non abbiamo paura di manifestare anche noi le meraviglie che Gesù ha potuto operare nel mondo attraverso la nostra disponibilità generosa e aperta al mondo del soprannaturale.

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