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Battesimo e vita nuova in Cristo

Articolo a cura di Don Salvatore Giuliano docente della Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
Con il Sacramento del Battesimo il cristiano partecipa al mistero pasquale del Risorto che gli dona la possibilità di entrare in una nuova condizione di vita nella partecipazione alla sua figliolanza divina. In questo modo si dà inizio alla conformazione dell’uomo a quella di Gesù Cristo. La partecipazione alla vita soprannaturale designa l’economia salvifica di Dio, prima nascosta agli uomini e poi manifestata e compiuta in Cristo che non ha considerato la sua natura divina come una proprietà da custodire gelosamente (Fil 2,6). Dio, in Gesù Cristo, ci ha reso partecipi della sua natura e ci chiama a essere simili a lui attraverso la divinizzazione della nostra natura umana nella comunione con la vita trinitaria. Dio si fa uomo perché l’uomo possa diventare come Dio. «La partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l’origine, lo sviluppo e l’accrescimento della natura umana»[1], come un necessario completamento di un disegno che, se non realizzato, finisce per lasciare la creatura umana monca di una definitiva compiutezza. Con il Nazareno si realizza il desiderio atavico dell’uomo di essere come il suo Creatore. Tale anelito, riportato nel terzo capitolo del libro della Genesi e ancor prima nella letteratura pagana, è stato narrato come tentazione o come indomabile pulsione a superare la natura umana per carpire quella divina. Il fuoco sacro che Prometeo ruba agli dei per farne dono ai mortali esprime molto bene questo bisogno di trascendersi che ciascun uomo sente in sé; tuttavia, egli si sente misteriosamente schiavo di una natura che lo tiene soggiogato nella precarietà e nella morte. L’essere umano, nonostante conviva da sempre con la morte, non si è mai rassegnato a essa, perché sente che in fondo non gli appartiene: egli non è stato creato per la morte ma per la vita. Cristo rivela all’umanità che essa, a causa del peccato, è entrata in una misteriosa trappola che conduce alla morte non solo in questa vita ma anche verso la drammatica possibilità di una «morte eterna o seconda morte» (Ap 20). Il Figlio di Dio, entrando nella storia e prendendo su di sé la nostra natura umana, ci ha mostrato come vive Dio e noi, avendo registrato la sua vita con i Vangeli, possiamo attingere a questa natura divina. Non c’è bisogno, quindi, di tentativi furtivi che depredino Dio, ma solo apertura di cuore alla sorprendente volontà del Padre Celeste che ha mandato suo Figlio perché «chiunque creda in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Questa rivelazione divina si propone con la chiamata, per pura grazia, di tutti gli uomini alla salvezza e con la riconciliazione delle nazioni riunite in uno stesso corpo mistico, la Chiesa e, infine, con la ricapitolazione di tutto l’universo in Cristo. I Sacramenti sono considerati l’avvio di tale vita divina che, comunicata nel Battesimo, è resa possibile attraverso l’azione dello Spirito effuso in pienezza nella Confermazione, per essere, poi, continuamente alimentata dal nutrimento dell’Eucaristia. Accettare il Battesimo e diventare cristiano è un’enorme responsabilità, una grande sfida e un impegno da prendere sul serio.   Per molti uomini, l’esperienza della debolezza e degli errori dei cristiani, nello scandalo di vite non esemplari, può costituire una prova nella fede. I cristiani stessi, spesso, contribuiscono alla crisi del cristianesimo a causa della tiepidezza, dei compromessi e degli scandali conseguenza del peccato e di una vita non permeata da Dio e dai suoi comandamenti. Le ultime parole di Gesù su questa terra sono state: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Leggendo attentamente le parole di Gesù noi sappiamo che il Battesimo «nel nome del Padre…» inserisce l’essere del credente nel nome di Dio e nella sua presenza incarnata e visibile. Essere battezzato significa, dunque, essere unito a Dio in un’unità di vita, generare una nuova esistenza appartenendo totalmente in Lui nel quale siamo immersi. Negli ultimi anni, nelle comunità ecclesiali europee, la domanda del Battesimo è certamene diminuita, tuttavia sta aumentando la coscienza di una più adeguata formazione perché il rito sia non solo ben celebrato, ma esprima pure la consapevolezza reale della fede richiesta. Ancora troppo spesso però la richiesta del Battesimo è legata alla celebrazione del dono della vita o soltanto all’adempimento di una prassi familiare svuotata dal contenuto della fede. Ecco quindi che molti genitori, richiedendo il Battesimo per i loro figli, sono molto contenti se la liturgia è ben curata e spiegata, se il parroco è accogliente e pronto a esaudire ogni necessità riguardante la data o l’ora per il rito. Spesso il giorno del Battesimo è preparato con scrupolo per ciò che riguarda i festeggiamenti successivi e i ricordi da dover distribuire agli invitati, mentre, a volte, è veramente difficile far accettare un cammino di formazione che conduca i genitori dei bambini (o dell’adulto che richiede i Sacramenti) a una buona preparazione perché si compia l’annuncio della Parola di salvezza. Prima di assicurare una bella e intensa celebrazione liturgica, perché il Sacramento sia amministrato validamente e fruttuosamente (e non è poco!), bisogna aver donato un annuncio affascinante del messaggio evangelico, perché a coloro che richiedono il Battesimo sia mostrata la lunghezza, la profondità e lo spessore dell’amore di  Dio in Cristo Gesù. È necessario rievangelizzare i nostri cristiani se vogliamo che il «lucignolo fumigante» non si spenga del tutto. Non possiamo affidare tutto all’azione ex opere operato letta a volte in chiave quasi magica, pensando che la sola formula sacramentale del rito possa risolvere tutti i nostri problemi pastorali non avvertendo poi la responsabilità di formare adeguatamente il popolo di Dio. Troppo spesso i pastori hanno paura di chiedere una formazione più approfondita per il timore di perdere qualcuno, ma in fondo, se essa non è offerta in modo adeguato, la perdita dei cristiani è solo spostata in avanti, quando i «figli dei figli» sentiranno che quella ritualità non ha la sua continuità nelle scelte di vita. Il percorso di catecumenato che il Rito dell’Iniziazione al Catecumenato degli Adulti (RICA) ha decretato come necessario deve forse, oggi più che mai, essere proposto anche ai genitori che chiedono il Sacramento per i loro figli nella modalità indicata dallo stesso rituale. In esso, infatti, si ammette che tale testo dev’essere un modello per una ripresa del catecumenato secondo l’ispirata azione della Chiesa dei primi secoli. Il problema non riguarda tanto il Battesimo in sé, ma l’esperienza di fede vissuta in famiglia che potrebbe non vivere un clima di fede dove possa maturare il bambino battezzato. È necessario puntare sulla qualità della formazione dei nostri fedeli per avere una nuova fioritura di vita cristiana. Questo vuol dire che il Battesimo dei bambini non può essere celebrato in modo indiscriminato, sempre e ad ogni costo. L’Istruzione sul Battesimo dei bambini, Pastoralis actio, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede nel 1980, afferma che quando i genitori poco credenti e per nulla praticanti chiedono il Battesimo per il loro bambino, la Chiesa non può venire incontro a tale domanda «se essi non danno garanzia che, una volta battezzato, il bambino riceverà l’educazione cristiana richiesta dal Sacramento» (n. 30). In modo simile il CIC (can. 868, §1,2°) incoraggia la formazione dei genitori ammettendo la possibilità di reiterare il Battesimo, ma aggiunge che in caso di pericolo di morte, «il bambino di genitori cattolici e perfino non cattolici è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori». Tali itinerari possono e devono ispirarsi proprio al cammino propostoci nel testo, con l’andamento progressivo e graduale di un’evangelizzazione kerigmatica introdotta da quelle questioni esistenziali che ogni uomo si pone e che spesso conducono alla ricerca di una dimensione trascendente da dare alla vita. Prima di annunciare Cristo è, infatti, opportuno far emergere dall’intimo di ciascuno le domande che ogni uomo porta in sé: «Chi sono? da dove vengo? dove vado? che senso ha la mia vita?». In questo modo il messaggio cristiano non sarà calato come sola dottrina piovuta dall’alto, estranea al cuore umano, ma finirà per essere accolto come la risposta all’anelito intimo del cuore dell’uomo. È opportuno, quindi, presentare il messaggio della fede solo dopo una fase iniziale di formazione definita di «pre-evangelizzazione»; essa dovrà essere ben curata nel suo aspetto antropologico, psicologico ed esistenziale per preparare i cuori a ricevere, in tutta la sua efficacia, il «seme della Parola». Su questo «terreno» ben preparato l’annuncio kerigmatico di evangelizzazione porrà al centro ciò che è stato il cuore della narrazione dei Vangeli, la passione, morte e risurrezione di Gesù quale manifestazione estrema dell’amore di Dio per l’uomo.  Dopo aver accolto la bellezza della «lunghezza, altezza e profondità dell’amore di Dio in Cristo Gesù», l’itinerario di fede dovrà nutrire, con una sana e robusta dottrina, il catecumeno o il neo-catecumeno attraverso un itinerario di preghiera che si ponga come ascolto e risposta della Parola rivelata, capace di cogliere il Mistero che Dio ha voluto donarci. Le catechesi, la mistagogia, la vita comunitaria e sacramentale, potranno essere segnate, così come il RICA propone, da tappe, scrutini, consegne, benedizioni, tempi di purificazione e d’illuminazione che dovranno vivacizzare l’itinerario compiuto insieme agli altri fratelli con i quali ci s’impegna a sperimentare, attraverso piccole comunità, la gioia di camminare insieme. Tale percorso, ispirato all’antico catecumenato, non deve essere solo di appannaggio di qualche movimento laicale o di qualche comunità ben strutturata ma dovrebbe caratterizzare tutta l’azione formativa della Chiesa, indirizzata alla celebrazione dei Sacramenti e a favorire la crescita di belle comunità ecclesiali che si lascino possedere sempre più dal Mistero di Dio. [1] Paolo VI, Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae, AAS 63 (1971), 657-664. Cfr. Rituale romano, Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, Introduzione generale, 1-2.
 

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