P.-Benjamin

“Comunicare e Partecipare: la comunicazione istituzionale nella Chiesa e la sua relazione con la tutela e promozione del Bene Comune”

Intervista all'autore della tesi dottorale pubblicata : Padre Benjamín Clariond LC.

1. Padre Benjamin, iniziamo con una curiosità: da dove nasce la sua passione per la comunicazione ? La mia passione per la comunicazione sorge un po' per caso e un po' per la Provvidenza. Da sempre comunicare e condividere sono stati elementi fondamentali della mia vita. Nel 2012, i miei superiori mi hanno affidato la direzione dell’ufficio comunicazione internazionale Legionari di Cristo del Movimento Regnum Christi. Questo invito è arrivato del tutto inaspettato. In quel momento la Legione di Cristo si trovava coinvolta in una crisi istituzionale enorme nel momento in cui è venuta alla luce la vicenda della doppia vita del fondatore. A seguito di una visita Apostolica, papa Benedetto XVI ha nominato un delegato Pontificio che governasse la Congregazione, il cardinale Velasio De Paolis. È in questo contesto che iniziai questa avventura. La mia impressione particolare in quella crisi era che ci mancavano delle informazioni precise, veritiere e opportune per essere in grado di prendere decisioni sulla nostra vita, e anche sul modo di collaborare a superare questa vicenda, sia come istituzione, sia anche in modo personale. Perciò, avevo la convinzione che il mio incarico non poteva gestirsi soltanto da un punto di vista tecnico, ma soprattutto partendo dalla riflessione teologica e morale sul nostro rapporto con la verità, la carità, la giustizia, e la nostra identità di discepoli di Cristo, che ha definito sé stesso come la via, la verità e la vita. Dunque, l'impegno per la verità e la trasparenza non sono negoziabili, ma, spesso, per arrivare all’ideale si deve fare un cammino. La verità sempre ci rende liberi e la comunicazione è in quel condividere la verità, questa condivisione ci permette di iniziare la via della comunione e rendere la convivenza con gli altri possibile.   2. La comunicazione cambia: strumenti che erano di diffusione delle idee, oggi sono luoghi di incontro, di scambio, di “mercato” quali sono le potenzialità e i rischi di questa evoluzione? Nelle attività di ricerca svolte per la tesi, mi sono accorto, sulla scia di altri studiosi, che c’è un’evoluzione della concezione, sostanzialmente positiva, che la Chiesa ha dei media. Da semplici mezzi e strumenti, come si può vedere in documenti come Inter Mirifica, del Concilio Vaticano II, a un ambiente, un luogo dove si fanno incontri, si gestisce la cultura, si percepisce la realtà e dove la gente “vive”. È un continente digitale. Da una situazione di semplice diffusione, dove c’era un unico discorso, adesso ci troviamo in una piazza, dove interagiscono tante voci, tante proposte, e dove il dialogo è la caratteristica più rilevante. È importantissimo per tutti noi capire questo cambiamento. Il contesto è molto diverso. È ormai un fatto del passato il ciclo delle notizie, regolate dai telegiornali, siamo in un flusso continuo d’informazione che è molto sfidante, perché tutto si fa oggi in tempo reale… E bisogna reagire e comunicare in modo tempestivo… Alle volte nella Chiesa e in altre organismi si pazienta troppo…   3. Lei ha scritto una tesi dottorale, oggi pubblicata, “Comunicare e partecipare: la comunicazione istituzionale nella Chiesa e la sua relazione con la tutela e promozione del Bene Comune”. Quale è a suo avviso la posizione formale della Chiesa rispetto al ruolo dell’informazione. Esiste uno iato tra posizione formale e sostanziale? La Chiesa ha un giudizio sostanzialmente positivo sui media e sui mezzi di comunicazione di massa. La Chiesa è anche impegnata nella promozione e tutela del bene comune. La Chiesa guarda sé stessa come comunione. Ma senza la comunicazione del bene e della verità, la comunione è vuota e resta soltanto a parole. Perciò, nella Chiesa e per i cristiani, comunicare non è un optional. Infatti, se rileggiamo documenti come Lumen Gentium 37, o la Communio et Progressio 119-120, troviamo un panorama fantastico per la comunicazione: si augura un constante flusso di informazioni e di condivisione tra fedeli e pastori, tra le diocesi e la Santa Sede, a tutti i livelli. Si propone un dialogo fiducioso nella Chiesa, e di essa con i media, in cui la condivisione di informazioni veritiere, tempestive e complete siano la norma ed il segreto un’eccezione. Purtroppo, questi atteggiamenti non sono sempre reperibile nel quotidiano. Fino a un certo punto, l’Istruzione Aetatis Novae si lamenta di questa situazione ed invita a non guardare alla comunicazione come se fosse la cenerentola degli impegni della Chiesa. Va comunque evidenziato che ci sono tante persone impegnate nella Chiesa e fuori di essa che, con grande professionalità e competenza, edificano la trasparenza e la cultura della comunicazione. Comunicare è un’ opportunità per contribuire al bene comune e alla creazione dell'opinione pubblica nella Chiesa e nella società. Tutti dobbiamo partecipare a questo impegno, ma ciò è possibile soltanto se possediamo delle informazioni precise che ci permettono di prendere le decisioni giuste. Anche nella vicenda degli abusi di minori, il fatto di non dare le informazioni giuste alle autorità, alle comunità colpite, ecc., non permette che si avviino le reazioni giuste, né che ci sia lo spazio per la riconciliazione delle vittime e la loro guarigione, così necessaria.   4. In questi giorni Papa Francesco ha riunito 190 persone per affrontare il tema degli abusi, lei nella sua pubblicazione dedica un capitolo alla comunicazione in caso di crisi. Il papa ci invita a superare l’omertà, come può la comunicazione divenire uno strumento per la difesa delle vittime e come uno strumento per la denuncia dei carnefici? Sul delicato e doloroso tema degli abusi la necessità della trasparenza è fondamentale. È importante  capire che il clericalismo, di cui parla tanto Papa Francesco, è un serio problema, che da una parte genera atteggiamenti omertosi tra i membri del clero, anche se va detto che questa subcultura del clericalismo non riguarda solo i sacerdoti, ma anche i laici che spesso ritengono che i preti siamo cattolici di prima categoria e loro di seconda; questo è un pregiudizio ed è inaccettabile. Tutti i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i consacrati e i laici tutti abbiamo una stessa dignità, siamo tutti battezzati e condividiamo una comune vocazione alla santità e all’apostolato. Pertanto, abbiamo tutti il dovere e il diritto di contribuire al bene comune della Chiesa e da lì scaturisce anche il diritto di avere le informazioni attinenti per poter svolgere le nostre responsabilità nella Chiesa. Il clericalismo tratta i laici come se fossero minorenni, e forse il non condividere informazioni li fa rimanere come bambini… Ma tutti sono chiamati a diventare cristiani adulti, capaci di fare un vero contributo alla società e alla Chiesa. Essi possono offrire le loro competenze al servizio del bene di tutti, e non è giusto che siano semplici spettatori nella ricerca delle soluzioni alle sfide del nostro tempo. Non si può privare la comunità di cattolici della verità, ci sono delle verità che si ha diritto di conoscere, ed è fondamentale che questo diritto non venga negato né calpestato perché questo priva le persone dei mezzi  per arrivare alla propria perfezione e contribuire al bene di tutta la società e di loro stessi. La comunicazione istituzionale, in caso di abusi deve cercare il bene della Chiesa, ma il bene della Chiesa non è difendere la propria reputazione, ma il bene di tutti i membri della Chiesa, in primis quello delle vittime che sono parte della Chiesa (o lo sono indirettamente se non battezzati).   5. Che contributo potrebbe dare a questo consesso che si incontra a Roma dal 21 al 24 febbraio? La mia preghiera è che tutti i partecipanti a questo assise abbiano il coraggio della verità. Che tutti abbiamo la capacita di ascoltarla, di accoglierla, e di far sì che venga tradotta in azioni concrete. La verità può essere brutta, però sempre libera ed apre le finestre perché entri la luce del sole e l’aria fresca che permette di guardare il futuro con speranza. Conoscere la verità del dramma degli abusi si deve tradurre in azioni concrete di prevenzione, d’impegno per proteggere i bambini e gli adulti vulnerabili, di venire incontro a chi ha sofferto, di accompagnare il loro cammino di guarigione. E’ doveroso conoscere e diffondere l’impegno della Chiesa in favore delle vittime e lasciare da parte qualsiasi atteggiamento di silenzio o indifferenza. Bisogna agire bene, ben al di là di strategie mediatiche. Come dice un mio caro amico americano, la migliore comunicazione consiste nel fare il bene, ciò che è giusto, e forse qualche volta essere scoperto mentre lo fai, contribuendo così alla formazione dell’opinione pubblica, come i primi cristiani che facevano impressione nei pagani per il modo in cui si amavano.   6. Chiudiamo con un’altra curiosità, questa pubblicazione è per lei la fine di un percorso o l’inizio di un altro? La mia tesi dottorale in teologia morale e dottrina sociale della Chiesa è stato la fine di un percorso in cui, io volevo condividere con altre persone nella Chiesa e anche fuori di essa alcuni suggerimenti e criteri per fare un discernimento morale sulla comunicazione istituzionale anche nei momenti di crisi, scaturiti dalla riflessione e dall’esperienza, che include gli sbagli ed errori . La pubblica difesa e pubblicazione della tesi è la fine di un percorso e l'inizio di una bella conversazione con tante persone per il bene comune per il bene della Chiesa, della società. A mio avviso il bene comune ci offre una bussola morale che presenta delle esigenze alla comunicazione, che non si può gestire semplicemente secondo criteri tecnici o pragmatici. D’altra parte, la comunicazione istituzionale è un'occasione magnifica per la Chiesa di contribuire all'edificazione del bene comune alla sua tutela,  e questo non si conclude mai. Si questo libro è la fine di un percorso, ma anche è l'inizio di una nuova tappa di condivisione e di cambio di cultura. Credo che in questo momento Papa Francesco stia facendo delle scelte coraggiose e questo vuole essere anche un piccolo e umile contributo a questo rinnovamento. Sono davvero riconoscente del sostegno ricevuto dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum durante la tappa di ricerca e per l’invito a fare la verità nella carità sempre.   Per acquistare il libro: In formato digitale: https://goo.gl/XiiduP In formato cartaceo: https://goo.gl/CMr4Ki  

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