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Contributi dagli studenti: Santo Natale tra Dicembre e Gennaio

Santo Natale tra Dicembre e Gennaio

A cura di Gabriella Salerno Aletta, in arte Torod
Vedi – mio amore – come niente rassomigli di più ad un vero amore che gli estatici giorni del Santo Natale tra dicembre e gennaio.   Dopo mesi di speranze e attese - ecco arrivar dicembre festoso e scintillante - sotto un cielo di zucchero filato! Dondolano giallognole nel cielo invernale di Roma le luci degli antichi lampioni sotto le icone di Maria sui palazzi antichi dove lievi suppliche e preghiere furono poste – chissà se furono ascoltate.   Suonano festosi i campanelli arrivati dalla Russia - svelando l'anima sua mistica e segreta.   Sembrano novene le armoniose nenie dei nobili pastori che scendono giù dall'elegante calice dell'alta Sabina gonfiando le vetuste rustiche zampogne.   Avvince lo stupore davanti alla croce della stella cometa degli adoranti magi che dall'Oriente al Monte delle Vittorie salirono pietosi fino alla grotta e all'acqua della purificazione.   E nei presepi - ancora oggi inginocchiati con cammelli d'argilla davanti alla Grotta di Betlemme - estatici tesori offrono ad ogni cuore puro - l'oro dei re - incenso per ogni preghiera - e mirra per la sepoltura di un Dio meraviglioso. Nobili e santi – viaggiatori miti e inconsapevoli d'un Figlio divino uscito dall'eternità per far ingresso nel tempo smarrito degli uomini verso Gerusalemme santa ed eterna - su dorso d'asinello fra i rami festanti delle palme e degli ulivi. Dalla volta blu o appesi ai piccoli abeti nelle case ovunque gli angeli musicanti suonano. E cantano le ragioni del cuore che la ragione ignora - così che su fogli invisibili   le note del vero e del bello appaiono improvvise in una lingua sconosciuta sulla terra.    Salgono sovrani i canti solenni dalle cattedrali del Nord a cantare il Bambino più stupendo che ci sia giacente in una culla di paglia sotto il respiro d'un semplice bue e un povero asinello. E molti son sicuri di sentire la sua ineffabile voce nell'aria stupefatta immobile tra i sogni di una Vergine perfetta e di Giuseppe - un padre buono – e giusto.   S'accendono in queste sere decembrine anche gli occhi dei vecchi come stelle - che pure mancano nei cieli di città - e le piccole luci ammiccanti fra le rocce sui muschi odorosi d'ogni presepe - per modesto che sia. Tutto è in ordine la sera della Vigilia - la tavola imbandita - profumo di mandarini del Sud e datteri dalla Terra Promessa - le grida dei giochi fervorosi dei bambini mentre dalla finestra innalzata sul gelido blu lentamente avanza la sera benedetta nella notte più strana dell'anno.   Anch'io – nel mio abito rosso – osservo e ascolto. Oh! Ascolta con me il silenzio dell'inaudito mistero che scende nel buio di queste ore   fulgide d'un Dio divenuto carne e sangue in una grotta.   Ascolta! Prima che scrìcchioli il legno delle scale nelle case di montagna quando ognuno scenderà giù per i vicoli verso la chiesa di mezzanotte. In ogni città o paesino – un mistero di luce si diffonde eguale - senza differenza. Ogni candela è stata prontamente accesa.   Poi - sotto ogni albero natalizio - semplice o ricco - così tanti doni e lacrime per chi è lontano o andato via per sempre e - ancora una volta - le canzoni amate e fragili ricordi nella mente - insistenti di sorrisi smaglianti nella neve fragrante – quando si rotolava giù ridendo orgogliosi degli sci nuovi e lucenti - appena comprati.   Ma – oh! - che trambusto! Che succede dunque? Dopo la festa di Stefano - primo martire e santo - corrono - vanno via le ore felici delle Feste amate - volano incontro all'ultimo arrivato – il nuovo Anno! Così si perde la magia di questi giorni come Cenerentola che fuggendo perde scarpetta - e amore. Ahimè! Tanti – invece di pregare - attendono solo di brindare alla fine di dicembre! Così da questi giorni fugge via l'incanto e lo stupore   come sabbia perduta tra le dita.   E il giorno dopo – il primo del nuovo anno! - arriva gennaio - vecchio e già stanco - e i suoi giorni paiono pallidi e sbiaditi. Sbuffa neve e piogge e vento ovunque e spazza via ogni natalizia felicità - quasi fosse inutile – indiscreta. Lontane ormai le tavole imbandite – il profumo dei mandarini del Sud – i datteri dalla Terra Promessa - – i giochi fervorosi dei bambini - le sere festose guardando il presepe scintillante!   Così gennaio seppellisce in soffitta la cometa e la grotta con gli odorosi muschi e i cammelli di argilla e il bue modesto e il povero asinello e gli adoranti magi venuti dall'Oriente per onorare il Bambino con ori e incensi e mirre. Rimane soltanto la Vergine perfetta con Giuseppe - il padre buono e giusto a vegliar nelle notti sugli altari dei cuori sinceri il Bambinello.   Così scompaiono i campanelli russi – i doni e le lacrime - si spengono luci e stelle - socchiusi gli occhi dei vecchi -    tacciono i canti delle cattedrali del Nord – supplici   e sovrani.   Tornano a casa con le lor zampogne i pastori su nell'alta Sabina - solo il presepe – si dice – resista nelle chiese e nelle case fino all'ultimo giorno di gennaio. Solo le suppliche e le incessanti preghiere - che il vento non può portare via - restano ad adornare le pregiate icone sui palazzi antichi.   Eppure - quando ogni cosa – sotto la neve - pare morta e gli animali cadono in letargo e anche le piante dormono innocenti - invece no! ... Ecco – ascolta! - il tic-tac dell'acqua che goccia giù dalla grondaia! Si scioglie - insieme alla neve - il pianto.   Osserva come nella corte antica scuotano il candido piumaggio le acquatiche oche camminando impettite sotto la pioggia improvvisa di Viterbo!   Non credere  – amor mio - neanche questo mese di gennaio potrà impedirmi di togliere l'ultimo fiocco di neve dalla tua chioma bellissima. - Sì! Credimi! Tornerà anche il prossimo anno il mese di dicembre - ancora una volta porterà fra i suoi giorni questo meraviglioso estatico Natale!  

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