Ecatombe in Cina. Silenzio assordante dei media
Gli aborti forzati in Cina vengono finanziati anche con i nostri soldi
In questi ultimi giorni, alcuni illustri giornalisti hanno commentato con giusto disdegno e riprovazione la dichiarazione ufficiale del Governo cinese che vanta di aver evitato 336 milioni di nascite grazie alla politica del figlio unico, negli ultimi 30 anni. Il silenzio generale dei media e degli intellettuali alla moda, strenui difensori dei diritti dell’uomo, su una tale ecatombe, è  assordante.
Invece è vecchia di diversi anni la denuncia degli orrori commessi dalla pianificazione familiare cinese. In Italia, è stato pubblicato da Guerini nel 2009  il dossier di Harry Wu, Strage degli innocenti - La politica del figlio unico in Cina, con la storia, le statistiche, le testimonianze a dir poco agghiaccianti, e diversi documenti probanti quello che subiscono le donne e i bambini nel paese più ricco del mondo.
Infatti, nonostante  altisonanti dichiarazioni di intenti democratici (queste sì, hanno sempre ampia risonanza nei mass media occidentali)  dei governi che si sono succeduti in questi ultimi decenni, al popolo cinese tra i diritti fondamentali  è stato tolto perfino quello che molti chiamano “il diritto alla salute riproduttiva”.
Le donne in età fertile sono tutte costrette a portare la spirale anticoncezionale. Sono controllate e monitorate ogni sei mesi dalle Unità di Pianificazione Familiare. Chi decide di sposarsi e fare un figlio (anche il primo) deve chiedere il permesso al governo. Altrimenti sono guai seri.
Se si sottraggono ai controlli, se rimangono incinte senza permesso, le autorità imprigionano i loro parenti o amici e distruggono le loro case. Se vengono scoperte sono costrette ad abortire, anche a gravidanza molto avanzata. Per punizione sono spesso sterilizzate a forza. Potrebbero a volte scamparla pagando una multa, ma è talmente esosa che solo i nuovi ricchi, quelli vicini ai membri del Partito, se lo possono permettere.
Se per caso riescono a portare a termine la gravidanza di nascosto, il bambino nato senza permesso non potrà essere registrato all’anagrafe, non avrà nome, né diritti: sarà fortunato se riuscirà a divenire schiavo di un padrone di buon cuore.
Intanto, si stanno manifestando preoccupanti conseguenze sociali come la diminuzione della forza lavoro e l’invecchiamento della popolazione. La percentuale di suicidi femminili supera di molto quella maschile (cosa che è inversa in ogni altro paese del mondo). Inoltre la tradizionale preferenza per i discendenti maschi e la politica di pianificazione delle nascite, combinate insieme, incoraggiano gli aborti selettivi, gli abbandoni e gli infanticidi, soprattutto delle bambine, e offrono terreno fertile alla proliferazione di comportamenti criminali come il traffico di esseri umani, soprattutto di donne e neonati. Chi può permetterselo compra donne o addirittura “spose bambine” dai trafficanti che le prelevano in Vietnam, Cambogia e Corea, vista la penuria di giovani donne cinesi.
E la Comunità internazionale? Non si può dire che l’ONU non si curi di questa enorme violazione dei diritti umani! Infatti è stata principalmente l’UNFPA (United Nations Population Found Agency) che ha fornito tecnologia, know-how e formazione alla Cina per organizzare e implementare la pianificazione familiare. E l’UNFPA è finanziata dai governi di mezzo mondo, compreso il nostro, e dall’Unione Europea.
Chi vuole saperne di piĂą, legga il libro di Harry Wu. Oppure cerchi sul web testimonianze e prove documentali, per esempio su www.laogai.it, oppure su www.womensrightswithoutfrontiers.org).
Dopo sessant'anni di crudo materialismo marxista, lo Stato è riuscito ad estirpare dal cuore dei funzionari per la pianificazione familiare la pietà per le donne incinte e per i neonati. E' proprio vero che "senza Dio, tutto è permesso".
Francesca Romana Poleggi
Notizie ProVita (www. prolifenwes.it)