“Faccio il bene, dunque sono”. Le Neuroscienze continuano a studiare l’origine delle nostre azioni

Belle o brutte che siano, chi ci fa compiere le azioni? Per il filosofo Hume quella del “libero arbitrio” era la più controversa delle questioni. Anche per De Caro, Mori, Spinelli, i curatori del nuovissimo testo “Libero Arbitrio. Storia di una controversia filosofica” (Carocci, Roma), si tratta di una questione complessa, ed ancora senza risposte certe. La ricchezza di questi saggi – ognuno dei quali meriterebbe una recensione a sé – evidenzia come per la filosofia non ci sia “una sola questione del libero arbitrio”, bensì molte. In effetti, scrive Carola Barbero sull’inserto cultura de “Il Sole 24 Ore” dello scorso 8 giugno 2014, “Come conciliare quella libertà di cui ci sembra di essere dotati con il determinismo delle leggi di natura? Se davvero le nostre azioni, in quanto parte del mondo naturale, sono determinate, possiamo essere considerati liberi di scegliere? E se invece le nostre azioni non sono determinate da alcunché non dovremo forse ammettere che esse siano del tutto casuali?”. Credo che si tratti di questioni di pertinenza non soltanto dell’etica, della filosofia del diritto, ma anche della filosofia della mente, della filosofia della scienza, nonché delle teorie dell’azione e della conoscenza.

Le definizioni stesse di “coscienza”, “volontà”, “libero arbitrio” risultano essere molto problematiche, e sono tuttora lontane dall’essere esaustive. “Le nostre scelte si situano in quadri complessi”, spiega nell’articolo Carola Barbero, aggiungendo che “quello che scegliamo spesso ha conseguenze non trascurabili su di noi e sugli altri. Non da ultimo, veniamo spesso considerati responsabili delle nostre scelte, in base all’assunto che siamo soggetti liberi”. Insomma, la volontà è sotto esame. Sempre da Il Sole 24 Ore arriva un’altra interessante riflessione, firmata da Arnaldo Benini, e contenuta nella recensione all’ultimo lavoro del filosofo Mark Balaguer “Free Will” (Mit Press, London): “Le scienze dimostrano che ogni evento della coscienza (quindi anche una decisione o una scelta) è preceduto da una modificazione di aree ben precise della corteccia cerebrale. L’attivazione altamente specifica (le aree sono diverse, ad esempio, se si intende aggiungere o sottrarre una cifra) è verificabile prima che la decisione sia cosciente”. Mark Balaguer, docente all’Università della California di Los Angeles, contesta l’identificazione dell’attività corticale, che precede la coscienza della scelta, con la scelta stessa: “Si vede che l’area corticale è attiva, ma da ciò non si può dedurre il contenuto della sua attività, e quindi se essa preceda veramente ciò che la volontà sembra scegliere”. Non lo si può dedurre, ma nemmeno escludere, per cui Balaguer sostiene che il problema della libera volontà, in termini naturalistici, non è risolvibile. Se la scienza non riesce ancora a definire che cosa siano volontà e libero arbitrio, il giornalismo continua a descrive i fatti messi in campo proprio dalla volontà e dal libero arbitrio.

Questa volta sono quelli – più che meritevoli - di Adele Teodoro, la ginecologa delle carceri. Una cella per ambulatorio, un ecografo preso a rate e una vocazione di volontaria. A Genova, dal 2011, Adele Teodoro, originaria di Napoli, presta così la sua opera di volontaria fra le detenute del carcere di Pontedecimo, ad una quindicina di chilometri a nord dal centro del capoluogo. In questa casa circondariale, che contiene 159 detenuti, fra cui 77 donne in gran parte non italiane, Adele Teodoro è arrivata per caso tre anni fa. Così si racconta a Emanuela Zuccalà sull’ultimo numero (7 giugno) di “Io Donna” del Corriere della Sera: “Volevo dare di più, fare qualcosa di utile per puro volontariato, ma non sapevo in che modo”. L’idea arriva quando incontra l’allora direttrice di Pontedecimo, Maria Milano d’Aragona. “E insieme s’inventano un progetto pilota di prevenzione sanitaria unico in Italia: un ciclo di visite ginecologiche alle detenute, con screening, pap-test, ecografia transvaginale e diagnosi precoce”, scrive la giornalista Zuccalà, alla quale la dottoressa Teodoro spiega che “La prevenzione serve, perché la popolazione carceraria è a rischio sanitario”. E ancora: “Io ho incontrato ex prostitute, tossicodipendenti…

Durante le primissime visite ho diagnosticato ben tre tumori alla cervice dell’utero, che sono stati asportati con interventi in day hospital. E poi vaginiti, cisti ovariche ed endometriosiche: disturbi facilmente curabili se scoperti in uno stadio pre-clinico, ma che, se trascurati, possono diventare emergenze ginecologiche”. Per esercitare in carcere da volontaria, Adele Teodoro fonda un’associazione e la chiama “Gravidanza Gaia”: un omaggio alla sua professione, ed anche a sua figlia Gaia. Un esempio concreto di come possano esprimersi, al meglio, la nostra volontà, ed il nostro libero arbitrio, anche se non sappiamo in quale modo il cervello ce li metta a disposizione, e non a tutti in eguale misura.

di: Luisella Daziano

Hai bisogno di informazioni?

Contattaci