Germán Sánchez Griese – DIVERSE MODALITÀ DI FORMAZIONE

 

Il decreto Perfectae caritatis contemplava già la formazione come un mezzo privilegiato per un adeguato rinnovamento: “L'aggiornamento degli istituti dipende in massima parte dalla formazione dei loro membri.” . Molti istituti organizzarono una formazione che fino a quel momento terminava con il noviziato. Varie iniziative furono messe in marcia, e senza ridurre la realtà e cercando di essere il più sintetici possibile, possiamo dire che si riscontrarono alcune delle seguenti posizioni.

Una posizione sarebbe quella verificatisi in quegli istituti che hanno scelto come base della formazione quella d’imparare a relazionarsi con il mondo. Animati forse dal legittimo desiderio di adattarsi il meglio possibile alle situazioni in fase di cambiamento in quell’epoca, e resosi conto che nel corso degli anni erano rimasti ancorati in un passato che non rispondeva adeguatamente ai bisogni degli uomini così si impegnarono ad aggiornarsi cercando solamente un adeguatamente esterno, non iniziando con un profondo rinnovamento interiore, come raccomandava lo stesso decreto Perfectae caritatis “Essendo la vita religiosa innanzitutto ordinata a far sì che i suoi membri seguano Cristo e si uniscano a Dio con la professione dei consigli evangelici, bisogna tener ben presente che le migliori forme di aggiornamento non potranno avere successo, se non saranno animate da un rinnovamento spirituale. A questo spetta sempre il primo posto anche nelle opere esterne di apostolato.” Le conseguenze di questa posizione ebbero effetti non piacevoli, perché sebbene vi fu un adattamento esterno delle persone consacrate e delle loro istituzioni, ma non vi fu un rinnovamento interiore in molti casi venne meno la struttura spirituale della persona e delle opere. Si verificò quindi un cambiamento esteriore delle fondamenta. Risulta emblematico a riguardo il n.32 del documento Religiosi e promozione umana “Una rilettura, in questa luce, dei criteri conciliari di rinnovamento dimostrerà che non si tratta di semplici adattamenti in certe forme esteriori. E' un'educazione profonda, di mentalità e di stile di vita, che renda capaci di rimanere se stessi anche in modi nuovi di presenza. Presenza sempre « da consacrati », che orientino, con la testimonianza e le opere, la trasformazione delle persone e della società nella direzione del Vangelo”

Una seconda posizione si può osservare in quegli istituti di vita consacrata che senza fare un’analisi dell’uomo moderno e della società, e allo stesso modo senza aver fatto un adeguato rinnovamento spirituale di vita, di abitudini dei membri dell’Istituto si sono lanciati semplicemente a copiare e a mimetizzare i comportamenti, le abitudini di quegli istituti che erano entrati in un dialogo estremamente orizzontalista con la società. In molti di questi casi si diedero anche applicazioni della abitudini del mondo. Si pensava che assumendo detti cambiamenti si era riusciti a raggiungere automaticamente l’adeguato cambiamento suggerito dal Concilio Vaticano II. Se ancora oggi queste istituzioni non si sono resi conto dell’errore commesso, continuano a copiare e ad adattare usi e costumi di altri istituti o di alcuni scrittori della vita consacrata. Non arrivano mai a fare uno studio critico, reale, e profondo della propria realtà. Si conformano a fare ciò che fanno gli altri correndo il rischio di commettere gli stessi errori che hanno commesso gli altri.

Un’altra posizione che si può osservare è quella di quegli istituti che rendendosi conto degli errori commessi da altre congregazioni religiose guidati da un semplice senso di autoconservazione si sono ripiegati in se stessi e sono rimasti fossilizzati nelle loro abitudini culturali già superate , perdendo di conseguenza la freschezza, l’audacia e il vigore che avrebbe permesso d’incidere nel mondo attuale.

Infine vi sono quegli istituti di vita consacrata che con fatica e difficoltà si sono impegnati innanzitutto a rinnovare la vita spirituale dell’Istituto e dei suoi membri, attraverso un’adeguata conoscenza e attualizzazione del proprio carisma. Hanno stabilito un dialogo con il mondo non come regola fondamentale del rinnovamento ma come conseguenza logica di un rinnovamento spirituale. Con la ricchezza del proprio carisma, scoperto e attualizzato, hanno cominciato a trasmettere tale ricchezza alle nuove realtà, raggiungendo così la creativa fedeltà suggerita da Giovanni Paolo II.

Germán Sánchez Griese

 

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