Germán Sánchez Griese – LA FORMAZIONE NEL MAGISTERO DELLA CHIESA: DIRETTIVE SULLA FORMAZIONE NEGLI ISTITUTI RELIGIOSI

 

Lungo e incompleto sarebbe lo sforzo per commentare tutto il documento, centrato in modo particolare sull’argomento che maggiormente ci interessa, cioè la formazione. Un’istruzione che senza dubbio raccoglie i concetti sulla formazione che hanno affermato i precedenti documenti, e che senza dubbio li approfondisce e li amplifica. Per questo focalizzeremo la nostra attenzione in ciò che consideriamo i contributi e le novità importanti con i quali la presente istruzione contribuisce al Magistero della Chiesa.

A riguardo è necessario ricordare un fatto importante. Quando fu elaborata la presente istruzione la data di promulgazione è il 2 febbraio del 1990 -, già era stato promulgato il Codice di Diritto Canonico, precisamente il 25 gennaio del 1983. Se il documento menzionato precedentemente, Elementi essenziali era stato promulgato il 31 maggio del 1983 non si può affermare che abbia incorporato la novità del Nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983. È da immaginarsi che dopo il 1917, anno in cui era stato promulgato il precedente Codice di Diritto Canonico, molte cose devono essere state cambiate nella Chiesa, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II. Per questo il documento Direttive sulla formazione negli Istituti religiosi, può essere considerato il primo documento del Magistero della Chiesa per la Vita Consacrata che introduce le novità emesse dal Codice di Diritto Canonico del 1983.

Questo è un fatto molto importante che il documento in questione parte precisamente dalla definizione che il Codice di Diritto Canonico da della vita consacrata, per centrarsi su ciò che è la formazione. È interessante vedere come le Direttive sulla formazione degli Istituti religiosi ricorrano alla definizione della vita consacrata del codice di Diritto canonico, perché attraverso tale definizione vuole chiarire l’identità della vita consacrata, affermando che “Il fine primario della formazione è quello di permettere ai candidati alla vita religiosa ed ai giovani professi di scoprire prima, di assimilare ed approfondire poi, in che cosa consista l'identità del religioso.”

(Direttive sulla formazione negli istituti religiosi n.6). Questo concetto di identità del religioso è necessario saperlo leggere e interpretare alla luce degli avvenimenti storici   accaduti durante il periodo del rinnovamento della vita religiosa.

Il Concilio Vaticano II aveva invitato la vita consacrata a scoprirsi nella sua autenticità con il fine  di offrire tutta la ricchezza che questo stile di vita poteva testimoniare all’uomo contemporaneo. Così affermava il decreto Perfectae Caritatis quando presentava le linee per un adeguato rinnovamento: “Il rinnovamento della vita religiosa comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana e alla primitiva ispirazione degli istituti, e nello stesso tempo l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi.”

Si tratta di ritornare alle origini della vita cristiana e all’ispirazione iniziale di ogni Istituto di vita consacrata il quale aiuterà ogni congregazione ed ogni persona consacrata a ritemprare il fervore  necessario per continuare l’opera iniziata dai fondatori in un’epoca di continui cambiamenti e refrattari al messaggio evangelico. Intanto si diedero inizio a numerose iniziative per riscoprire tali origini e così ritrovare le energie spirituali per continuare a dare un contributo all’evangelizzazione, grazie ad una spiritualità ed a una missione specifica per ogni istituto.

Tuttavia questi buoni propositi in alcuni casi non furono del tutto compiuti, anzi furono deviate dalla loro giusta finalità quando si cominciarono a dare interpretazioni improprie che riguardavano il pensiero, la tradizione e il Magistero della Chiesa. Già Paolo VI nell’Esortazione Apostolica Evangelica Testificatio aveva avvertito queste deviazioni, mettendo in guardia sulle conseguenze che un interpretazione superficiale senza un vero discernimento poteva recare danni. Quindi esorta tutte le persone consacrate e tutti gli istituti ad avere una chiara identità. “Per un essere che vive, l’adattamento al suo ambiente non consiste nell’abbandonare la sua vera identità, ma nell’affermarsi piuttosto nella vitalità che gli è propria. La profonda comprensione delle tendenze attuali e delle istanze del mondo moderno deve far zampillare le vostre sorgenti con rinnovato vigore e freschezza. La vera identità della vita consacrata la si trovava intanto nel vangelo e nel carisma specifico di ogni Istituto. Non si trattava quindi di costruire una nuova identità come se il concilio Vaticano II avesse voluto cancellare tutto il passato, come alcune voci discordanti cominciarono a propagare fin dall’inizio degli anni settanta, fu per queste voci che in seguito Benedetto XVI parlerà di ermeneutica della discontinuità, il Concilio vaticano II si trovava acquitrinoso da persone che non avevano compreso il nuovo spirito che doveva offrire alla Chiesa i cambiamenti necessari per adattarsi al mondo. Secondo alcuni, i testi del Concilio non riflettevano il vero spirito del Concilio, quindi il lavoro di ogni congregazione e di ogni persona era quello di scoprire il vero spirito del Concilio e applicarlo a se stesso. Questi parlavano di una perdita dell’identità della vita consacrata e la necessità di stare in cerca di questa, quando in realtà si trattava di riscoprire ciò che sempre era esistito, a partire dalle origini della spiritualità cristiana – soprattutto il Vangelo – e il proprio carisma, o ancora secondo i termini degli anni settanta, le ispirazioni originarie dei fondatori.

Per le direttive sulla formazione degli istituti religiosi l’identità della vita consacrata è quella definita dal Nuovo Codice di Diritto canonico nel canone 573: “La vita consacrata mediante la professione dei consigli evangelici è una forma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo più da vicino per l’azione dello spirito santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa. In tal modo, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo onore, alla edificazione della Chiesa e alla salvezza del mondo, sono in grado di tendere alla perfezione della carità nel servizio del regno di Dio e, divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannunciano la gloria celeste”. Secondo quanto afferma il Codice di Diritto Canonico l’identità della vita consacrata è centrata in una forma di vita attraverso la quale i fedeli seguono più da vicino Cristo, si dedicano totalmente a Dio per l’edificazione della Chiesa e la salvezza dell’umanità, la formazione consisterà, secondo le tappe della vita e della stessa formazione in riscoprire, assimilare e approfondire questa identità.

Il documento riprende vari concetti dei documenti precedenti. Per esempio, di Elementi essenziali, riprende il concetto di processo, concentrandolo nei tre verbi che abbracciano tutto l’arco della vita – riscoprire, assimilare e approfondire – lasciando però una porta più aperta a questo processo dato che invita a un’interiorizzazione del cammino formativo. Non si tratta semplicemente di un itinerario accademico o intellettuale di apprendimento, ma si tratta di far propria un’identità che porta in se tutte le potenzialità della persona lungo tutta la vita.

Allo stesso modo Direttive sulla formazione degli istituti religiosi riprende dal documento dimensione contemplativa della vita religiosa il concetto di formazione come un’esperienza di Dio quando parla della dedicazione totale che la persona deve avere nei confronti di Dio come amore assoluto. Nessuna persona può dedicarsi pienamente a Dio se fa non costantemente esperienza di Dio, e questo accade se lo conosce, se lo ama e lo segue, così come propone Sant’ Ignazio nella richiesta della seconda settimana degli Esercizi spirituali. Altra grande novità di questo documento è l’organizzazione che fa sulla formazione alla vita consacrata. Per non prolungarci nella spiegazione, basta guardare l’indice del documento e renderci conto che può essere una guida per chi ha il compito di aiutare nella formazione i suoi confratelli o per chi vuole seguire un cammino personale di formazione.

Germán Sánchez Griese

 

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