Germán Sánchez Griese – LA FORMAZIONE NEL MAGISTERO DELLA CHIESA: VITA CONSECRATA

L’esortazione apostolica post-sinodale Vita consacrata rappresenta la maturità della teologia della vita consacrata. Dopo 30 anni dal Decreto Perfectae caritatis, dai documenti del Magistero per i religiosi, su diverse tematiche che toccavano il cuore della vita consacrata, e dopo un sinodo speciale sulla vita consacrata, Giovanni Paolo II presenta “all’episcopato e al clero, agli ordini e alle congregazioni religiose, alle società di vita apostolica, agli istituti secolari e a tutti i fedeli” un vasto documento nel quale, a partire da una teologia della vita consacrata fondata sui principi cristologici e trinitari, si riflette, si spiega e si esorta  vivere gli elementi che compongono la vita consacrata.

Una volta attraversato il momento fervente del dibattito postconciliare, calmate le acque o almeno in un processo di riappacificazione, è possibile fare un’analisi serena sul contributo del dibattito teologico avuto durante gli anni del postconcilio e incorporarla così in una dottrina che si traduce in una ricchezza di contenuti per la riflessione e lo stile di vita che la consacrazione religiosa comporta, d’accordo con i principi emanati dal Concilio Vaticano II.

Vita consacrata si presenta, allora come un frutto maturo di rinnovamento per la vita consacrata. Un punto di riferimento chiaro e sicuro con il quale le persone consacrate hanno la possibilità di confrontarsi. Una guida che non limita la libertà della persona consacrata né il carisma di ogni istituto religioso, ma li esorta a vivere nelle alte quote della santità, basandosi nella sicurezza di una teologia fondata nella Trinità.

Sotto questi punti di vista Vita Consecrata presenta ciascuno degli elementi della vita consacrata secondo una duplice visione. Partendo dalla sua concezione teologica cerca allo stesso tempo l’applicazione pratica di tale elemento, cercando sempre d’inserirlo con freschezza e dinamicità nella complessa ma affascinante realtà del nostro mondo. Possiamo benissimo dire che il suo obiettivo non è altro che adeguare l’essenza della vita consacrata al mondo attuale in modo tale che le persone consacrate seguano testimoniando ancora, nelle difficili circostanze del nostro mondo, la ricchezza del loro carisma agli uomini di oggi. Possiamo fare proprie le parole di Benedetto XVI quando afferma il processo di autosecolarizzazione che in alcuni ambiti della chiesa hanno seguito per mancanza di un’adeguata applicazione dei principi del concilio vaticano II. Molti nella vita consacrata, folgorati dai bagliori di una vita più facile, ma ricoperta dall’apparenza dell’efficacia o dalla vicinanza al mondo, dimenticarono di vivere con radicalità la sequela Christi, facendo concessioni contraddittorie ad una vita di consacrazione. Infine si sono ritrovati senza Cristo e senza il mondo. Il concetto di formazione in Vita consacrata è sviluppato in diversi momenti quali: importanza, formazione iniziale e formazione permanente.

L’importanza della formazione nella vita consacrata è messa in risalto nel documento, non solo per essere questo un processo di preparazione alla consacrazione, ma soprattutto perché attraverso un’adeguata formazione la persona consacrata potrà influire in quegli ambienti in cui l’uomo ha maggiormente bisogno di Dio. Il documento puntualizza l’importanza di questo concetto per le donne consacrate e le invita a prepararsi adeguatamente: “E’ necessario che la formazione delle donne consacrate, non meno di quella degli uomini, sia adeguata alle nuove urgenze e preveda tempo sufficiente e valide opportunità istituzionali per un'educazione sistematica, estesa a tutti i campi, da quello teologico-pastorale a quello professionale.” L’esortazione sembra riconoscere la situazione precaria che attraversano molti istituti religiosi femminili. Di fronte alla carenza della vocazioni e con l’impegno di risolvere gli innumerevoli problemi che si presentano per il mantenimento delle opere, si accorcia bruscamente il tempo e la qualità della formazione a scapito non solo della persona consacrata, ma della stessa congregazione e della Chiesa. Vi sono casi nei quali subito dopo l’anno canonico del noviziato, con la scusa che nello juniorato la religiosa deve iniziare a prendere contatto con la realtà che l’attende, la si immerge nel lavoro investito di qua e di là di corsi brevi di formazione, senza connessione tra loro, solo per coprire le apparenze o per mettere in silenzio le coscienze. Si disattende non solo la formazione spirituale, carismatica, apostolica o teologica, ma ciò che è più importante, la formazione umana, base di tutta la formazione della persona.

Dette lacune nella formazione umana sebbene non abbiano conseguenze a breve termine, dopo alcuni anni, quando la religiosa si trova di fronte a situazioni normali della vita, emergeranno esigendo a volte soluzioni non del tutto gradevoli. Il vuoto lasciato nella formazione non può essere riempito e ciò che non è stato formato al momento giusto è molto difficile formarlo in breve tempo sia perché non è più il tempo adeguato e a volte perché ci si trova dinanzi a difficoltà insostenibili.

Per questo è necessario seguire il consiglio della presente esortazione quando invita le donne consacrate a dedicare un tempo più ampio alla formazione e un’ampia formazione. Si tratta di centrare la vita consacrata nell’essenziale. Se il seguire più da vicino Cristo è l’obiettivo della persona consacrata, si deve partire dalla premessa che la sequela Christi è proprio della persona consacrata e lo segue con tutta se stessa secondo gli aspetti del suo essere, intelligenza, volontà, sentimenti, passioni; questa deve formarsi in modo tale che questi aspetti la aiutino per raggiungere l’obiettivo di seguire più da vicino Gesù Cristo. Non si tratta di una formazione che comprende solamente un arco della vita, come vedremo nell’Inciso dedicato alla formazione permanente. È importante che la persona formi ciascuno di questi aspetti con la finalità che di fronte alle circostanze normali o straordinarie che le si presenteranno lungo tutta la vita, conti con i mezzi necessari per trasformare dette circostanze in opportunità per continuare a seguire Cristo nella sua vita. Se le sue difficoltà non sono rivestite di un’adeguata formazione, le circostanze quotidiane ordinarie o straordinarie, non saranno opportunità per seguire Cristo, ma si convertiranno in ostacoli o tentazioni contro la vocazione.

Da qui si deve stabilire un’adeguata ratio institutionis con l’obiettivo che l’istituto di vita consacrata debba avere un iter formativo conforme al carisma dell’istituto e alle necessità del tempo. Quindi mai si deve sottovalutare la formazione. Se la formazione degli uomini consacrati è ampia e ardua, pensiamo al quinquennio di filosofia e teologia oltre gli studi fatti all’interno della congregazione, non meno deve essere la formazione delle donne consacrate. Se la maggior parte degli uomini hanno questa formazione tanto prolungata nel tempo dovuta alla preparazione al ministero sacerdotale, c’è da pensare che l’inserimento di una donna consacrata nel mondo dell’apostolato è della stessa importanza. In un tempo in cui si parla di uguaglianza tra l’uomo e la donna risulta curioso che in un argomento tanto importante come è la formazione, siano le donne in primo luogo ad autosegregarsi, pensando che il loro apostolato è di minore importanza, non dedicando né tempo né adeguato valore alle circostanze attuali.

Germán Sánchez Griese

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