Germán Sánchez Griese – L’IDENTITÀ DELLA VITA CONSACRATA E IL SUO CONTRIBUTO NELLA SOCIETÀ LIQUIDA II

Il carisma di ogni Fondatore “si rivela come un'esperienza dello Spirito trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita.” D’accordo con l’etimologia e gli studiosi, il carisma si presenta come un dono dello Spirito, come una gratia gratis data, una grazia donata senza tener conto della santità o del tipo di vita del Fondatore. Come dono dello Spirito, essa influisce sulle potenzialità spirituali del fondatore e lo prepara affinchè egli sia abilitato a edificare la Chiesa in una forma nuova, suscitata dallo stesso Spirito. Il Fondatore non può fare altro che non mettere nessun ostacolo a questo dono dello Spirito e assecondarlo, cooperando con esso, lasciandosi guidare dalle sue ispirazioni e allo stesso tempo mettendo a disposizione i suoi doni personali per la realizzazione e concretizzazione del carisma. Su questa forma di comprensione del carisma, ogni persona consacrata si fa erede dello stesso dono dello Spirito, al fine di portare avanti il progetto di vita iniziato dal Fondatore. Per quanto le circostanze attuali siano diverse da quelle che hanno dato origine al carisma, lo Spirito, sulla base di “ grazie speciali (chiamate carismi) prepara i fedeli e li dispone ad assumere diversi compiti o ministeri, che contribuiscono a rinnovare e costruire sempre di più la Chiesa,” le persone consacrate ricevono queste grazie speciali, che le aiutano a comprendere le problematiche attuali e ad agire in forma tale da venire incontro a queste stesse problematiche con gli identici atteggiamenti del Fondatore. La memoria del passato, le grazie concesse al Fondatore e a tutta la sua famiglia religiosa da lui fondata, si fanno presenti nelle grazie speciali che comporta il carisma e che permettono di agire a questi discepoli con gli stessi atteggiamenti che sono suggeriti dallo Spirito ad ogni discepolo.

In questo modo la persona consacrata può dare una risposta alla società liquida che non costruisce sul tempo. La persona consacrata non si lascia guidare, nel suo vivere, del soffio dei sentimenti, delle passioni, degli istinti o del desiderio. Si basa sulla memoria di un amore che ha vissuto in prima persona e che vuole rendere pietra angolare della sua vita e condividerlo con tutti. Ha trovato una persona, un amore e su questo amore vuole costruire l’intreccio di relazioni che fanno della sua vita una relazione basata nel tempo. La persona consacrata diventa dunque una maestra delle relazioni, perché non si lascia guidare dall’ultimo che arriva nella sua vita, ma da un amore eterno e attuale, passato e presente, roccia della sua vita. Nella misura in cui tale amore è forte nella persona consacrata, diviene maestro delle relazioni, perché può insegnare agli abitanti della società liquida che è possibile essere moderni e vivere la vita con un progetto duraturo nel tempo, che inizia dal momento in cui si stabilisce l’incontro personale con l’Amore, si allarga finchè dura questa alleanza e finisce nell’eternità, dunque, non ha fine.

L’identità antropologica della persona consacrata è fondata dallo stesso amore. La forza dell’amore, volere ciò che vuole l’amato sulla falsariga di quello che dicevano gli antichi Idem velle, idem nolle, offre alla persona consacrata la capacità di costruire una vita su uno spazio concreto, vuol dire, sulle persone. Per la persona consacrata non sono più le relazioni basate sulle tecno mediazioni, le uniche relazioni possibili nella società liquida. Sono invece le relazioni basate sull’amore che si esprimono nel contatto personale, le relazioni che rendono possibile, non solo una convivenza umana, ma sono il sostegno e le fondamenta di una società solida. L’amore diventa il linguaggio proprio della persona consacrata, che non si accontenta di una relazione mediata dalla tecnica, perché ha bisogno di esprimere con gesti concreti quell’amore che porta dentro di sé e che costituisce la forza e la roccia sulla quale ha costruito la sua vita. L’amore passa per forza per il linguaggio della comunicazione, ma non una comunicazione virtuale, priva di spazio. La comunicazione, quella vera, ha bisogno del volto, di un spazio concreto, quello della persona umana, per vedersi faccia a faccia e così esprimere non solo sentimenti, ma atteggiamenti. Il valore di una carezza a una persona in fin di vita non può esprimersi con un’emoticon.

La persona consacrata sul versante dell’identità antropologica diventa maestra dell’amore perché insegna con la sua vita la possibilità di intraprendere una relazione personale e duratura con l’altro. Nella società liquida, senza spazio e senza tempo, le relazioni sono superficiali. La persona consacrata ha imparato ad amare tutte le persone dalla prospettiva dell’amore divino che le è stato donato gratuitamente. Questo amore divino, imparato lungamente nella preghiera e portato ogni giorno nella vita diaria, si fa presente in ogni gesto e attività della persona consacrata. Non sono più i sentimenti, le emozioni o i desideri che contano nella relazione. È l’amore condiviso con la persona che si erige come fondamento della relazione. L’altro interessa perché forma parte dell’amore che la persona consacrata ha per l’unico Amore. “E’ l’altro sufficientemente importante, perché per Lui io diventi una persona che soffre?... E’ così grande la promessa dell’amore da giustificare il dono di me stesso?”. Se la persona consacrata impara ad amare Gesù come l’unico amore, non può non diventare una persona che ama l’altro, perché, sulla base del Idem velle, idem nolle, imparerà ad amare l’altro perché amato da Gesù. In questo caso le relazioni della persona consacrata diventano opere d’arte perché non sono più basate sul momento, senza tempo, o sull’opportunità di profitto personale, senza spazio, ma sono una estensione dello stesso amore per Gesù che si concretizza in uno spazio e in un tempo ben definito. Ti amo qui e ora, perché sei per me una parte di Gesù, potrebbe essere il motto delle persone consacrate nello stabilire le relazioni con l’altro.

Germán Sánchez Griese

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