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La ricerca del lavoro al tempo del covid-19. Intervista ad Annadebora Morabito

Il lavoro è da sempre un tema molto caro all'Istituto di Studi Superiori sulla Donna non solo perché sono spesso le donne a dover reinventarsi  lavorativamente, ma sopratutto perché il lavoro oltre ad essere uno strumento per garantire la sopravvivenza è sopratutto un ambito importante di espressione di senso e di valori. Un ambito che ci offre la capacità di cambiare noi stessi e il mondo. Abbiamo intervistato la dott.ssa Annadebora Morabito, consulente di carriera, formatrice e coach su come orientarsi nella ricerca del lavoro anche ai tempi del covid-19.

 width=Da dove bisogna partire quando si è alla ricerca di un nuovo lavoro o di una ricollocazione professionale? Qual è il primo step che bisogna fare? Quali sono le domande fondamentali che dobbiamo porci?

Bisogna partire da delle buone domande e da un bilancio di competenze, una forma di auto-analisi indotta che agevoli la persona a far emergere competenze espresse e inespresse innanzitutto, ma che la supporti anche verso l’individuazione di valori, bisogni e desideri del momento. Questi passaggi sono essenziali per definire il progetto professionale del soggetto, fatto del ruolo o dei ruoli che da quella fase in poi si spenderebbe. Il progetto professionale è d’altro canto imprescindibile per ognuno degli step caratterizzanti la nuova immissione nel mercato del lavoro: racconto di sé (cv, gestione del colloquio, linkedin e personal branding) e ricerca attiva e passiva del lavoro (networking de visu e digitale, autocandidature aziende bersaglio, candidature spontanee o meno agli intermediari, risposta agli annunci). Delle prime domande, fondamentali, da portare avanti nell’ambito del bilancio sono: 1 ‘’Cosa desidero, a cosa aspiro?’’ Nella mia esperienza ci si percepisce più in generale poco come soggetto desiderante, riuscendo così ad intervenire sempre meno nel tracciare il proprio orizzonte di benessere e soddisfazione.  2 Cosa posso? Che coniuga due questioni: Quali sono le mie necessità ma anche eventuali vincoli del momento? 3 Qual è la mia scala di valori? I valori mutano insieme al nostro percorso identitario e leggere come in una lastra fotografica quali siano centrali in un dato momento – prima la famiglia, le relazioni o il lavoro ad esempio? – è rilevante. I valori sono dei driver che garantiscono una buona tenuta nel contesto organizzativo di accoglienza, sono un dato imprescindibile da sondare per approcciarsi alla nuova opportunità professionale puntando a benessere e soddisfazione. 

Occorre aver chiaro chi si voglia essere professionalmente per accedere ad ogni altro step funzionale all’immissione o alla reintroduzione nel mercato.

Avere chiaro chi vogliamo essere professionalmente, è certamente importantissimo, ma spesso per averlo chiaro serve fare un bilancio delle proprie competenze. Cosa sono le competenze e perché è così fondamentale ripartire da esse?

Uscendo da qualsiasi definizione specifica del termine ‘’competenze’’ userò una metafora, definendole come dei mattoncini – sì tipo quelli Lego – che servono a costruire i nostri obiettivi e progetti professionali. Alcune ci contraddistinguono dal punto di vista tecnico, altre dal punto di vista ‘trasversale’ - ovvero possono essere acquisite in ogni contesto e hanno un grande portato di replicabilità -, altre sono le nostre conoscenze di base – dei percorsi di studio ad esempio – che ci concedono di accedere a mansioni e professioni. A questi mattoncini aggiungerei il cemento per costruire la casa del nostro progetto, ovvero le nostre caratteristiche personali, che ci facilitano nell’interpretare quelle competenze in maniera unica e distintiva. Oggigiorno le competenze tecniche per l’esercizio di un ruolo o professione sono fondamentali, ma il nostro modo di essere è essenziale nel farci accedere o nel precluderci delle occasioni: sono oltremodo caratterizzanti e arricchenti. In quest’ottica la gestione della propria web reputation e presenza sui social sono due dati da presidiare con attenzione. 

Ancora oggi molte persone pensano che per cercare lavoro sia sufficiente mandare un curriculum…  sappiamo che non è così. La ricerca del lavoro richiede conoscenza, sistematicità e metodologia e cercare lavoro possiamo dire è un “arte” che bisogna apprendere. Ci spiega perché?

Spesso le persone che giungono da me come prima cosa mi chiedono una revisione del cv che chiaramente ha degli accorgimenti di chiarezza e appeal da dover incarnare nella sua redazione, ma che in assenza di progetti e obiettivi professionali definiti ‘racconta’ poco di sé al mercato. Il cv – mirato e per quanto molto importante – non è affatto bastevole. Cercare un lavoro è ‘’un’arte’’ e un lavoro al contempo. Bisogna conoscere il mercato e gli strumenti utili a proporsi a quella tipologia di mercato, bisogna apprendere quali siano i canali che lo contraddistinguono – annunci, intermediari, social, networking, aziende bersaglio – e le percentuali che ciascuna tipologia di profilo e canale ha in termini di potenziale di ricollocazione, bisogna darsi un timing spendibile e sostenibile settimanalmente e un setting adeguato. Occorre creare una routine potenziante connessa alla ricerca di nuove opportunità professionali, benché - ci tengo a sottolinearlo – si debba in prima battuta partire da sé.

Bisogna sviluppare credenza di riuscita, apertura al nuovo, determinazione nell’ottenimento del risultato, capacità di rialzarsi, bisogna maturare un atteggiamento positivo che si nutra di risultati in ottica di mirroring e che generi al contempo risultati di successo. Una sorta di circolo virtuoso cui - specialmente perché il nostro mercato è carente di una cultura legata all’orientamento professionale – in assenza di una/un consulente ad hoc è più difficile accedere.

In che modo il corso “Come agevolare la ricerca del lavoro dopo l’emergenza covid-19” è un valido strumento di supporto per chi è alla ricerca del lavoro?

Il corso pone le basi per ognuno degli step funzionali a collocarsi e/o ricollocarsi nel mercato. Affronteremo i mutamenti che il mercato ha visto in questa fase e quelli dell’immediato futuro, la struttura di cui il mercato del lavoro si è dotato, ma soprattutto porremo le fondamenta per partire da sé indagando cosa proprio noi possiamo e vogliamo traghettare in questo frangente, quali strumenti di comunicazione ci servano essenzialmente per raccontare quel che abbiamo individuato di poter spendere (cv, colloquio, personal branding, linkedin…), e come vadano gestiti, comprenderemo quali siano i canali del mercato (annunci, networking, autocandidature, intermediari) per approcciarsi a questo con strategia e metodo.

Mai come in questo tempo è fondamentale saper adattarsi al cambiamento e guardare avanti al futuro con fiducia: secondo lei quali saranno le principali capacità/skills più richieste dal mondo del lavoro?

Le competenze trasversali, già del tutto centrali negli ultimi anni per il portato di replicabilità che possiedono, si attesteranno ancora come molto importanti. Capacità di adattarsi e reinventarsi, guardare al futuro, intelligenza emotiva saranno tra quelle che si affermeranno come rilevanti per costruire l’avvenire desiderato. Ma comprensibilmente in questa fase ad avere una notevole impennata, che designerà anche gli andamenti del prossimo futuro, sono state quelle tecnologico-digitali, già peraltro di rilievo. La condizione cui ci ha indotto il Covid-19 ha dato una virata di spessore alla Digital Trasformation in atto, premiando da un lato settori e professioni che potevano svolgersi senza che la presenza fisica presso i luoghi di lavoro fosse essenziale, dall’altra potenziando con profitto la gestione delle attività lavorative da remoto. Relazione e comunicazione sui social, conoscenza sempre maggiore di device e di servizi di teleconferenza alcune tra le conoscenze tecnologico - digitali che sono state implementate. Si è generato un nuovo modo di operare da remoto recepito più o meno felicemente da singole/i e organizzazioni. Il nostro sistema, specie per un tema di controllo, è scarsamente incline a scollare le risorse dal contesto fisico di riferimento; questa condizione di forzatura ha portato le/i Manager resistenti a guidare team da remoto, a maturare competenze tecnico-digitali e i team a sviluppare una modalità di lavoro da remoto ancora in parte inconsueta, acquisendo in taluni casi un ulteriore mindset.

Sappiamo già che settori quali l’E-commerce, la GDO e determinati ambiti dell’Informatica hanno avuto una grossa crescita in questa fase a detrimento di attività altamente manuali e che prevedono delle logiche necessariamente presenziali.

Sappiamo già che alcune professionalità hanno saputo trasporre in una modalità da remoto/online le proprie attività – il/la Curatore/Curatrice d’arredamento di Interni o la/lo Store Manager per citare solo dei casi.

Sappiamo che per guardare con efficacia e costruire un futuro di valore si dovrà continuare ad apprendere, ripensarsi e reinventarsi.

Sappiamo che per evolvere ancora e ancora occorrerà (ri)partire da sé, ottimizzando quel che c’è e potenziando quel che ad oggi manca.

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