Laura e idem. La coppia più bella al Gay Pride. Non brevettabilità DNA. In America una sentenza quasi storica

Apriamo con la storica – si fa per dire – sentenza della Corte Suprema americana che dichiara la non brevettabilità da parte delle aziende private dei geni umani. Storico è certamente il fatto che la Corte Usa ribadisca un principio naturale (e cristiano) già operante nella nostra vecchia Europa e cioè che “sul” e “del” corpo umano non si deve dare commercio. Quasi storica o storica a metà perché, come  acutamente scrive sull’Unità del 15 il Prof. Stefano Semplici - neo presidente del comitato di Bioetica dell’Unesco - essa contiene due ambiguità. 

 

“La prima ambiguità è che la non brevettabilità del Dna non si applica quando il brevetto è richiesto per un elemento isolato del corpo umano quando cioè la struttura di detto elemento è identica a quella dell’elemento naturale. La seconda ambiguità sta che la non brevettabilità non riguarda i brevetti di nuove applicazioni quali quelli dei geni Brca-1 e Brca-2”. Precisazione importante quella di Semplici che conclude che la Corte americana avrebbe forse dovuto osare di più (l’Unità, Non si brevetta il Dna. Ma la sentenza american contiene ambiguità, p.8). Passiamo all’obiezione di coscienza. Sul Gazzettino del 18 leggo:

“Cosa sta succedendo in Consigliocomunale? Si è creata – riporta Michele Fullin - una inedita (per Venezia) maggioranza Pd-Pdl per tutelare il diritto all’obiezione di coscienza e affinché essa si impegni di più ad attuare la 194”. Questa mozione firmata da tutta la maggioranza, è stata approvata. Tutto bene ? No. Subito dopo leggiamo che parimenti è stata approvata  una seconda mozione che chiede alla Regione di istituire elenchi pubblici dei medici obiettori e bandi speciali per medici non obiettori. E’ il solito gioco del politicamente corretto. Dare un  colpo al cerchio e uno alla botte per scontentare nessuno. Tranne il bimbo che non nascerà (leggi: Il Gazzettino, Aborto.

 

Il consiglio fa retromarcia, di Michele Fullin, p.13). Sempre il 18 giugno un triste articolo di Michela Coricelli che su Avvenire riporta che “gruppi di abortisti hanno sfilato per le vie di Santiago di Compostela, ripetendo vecchi slogan a favore dell' aborto e contro qualsiasi futura modifica della legge Zapatero. Questi gruppi hanno circondato la cattedrale di Santiago e gridato «bruceremo la Conferenza episcopale perché è maschilista e patriarcale». (Avvenire, Santiago di Compostela accerchiata dai pro-aborto, p.15). Forse io avrei titolato: Santiago di Compostella, profanata dagli abortisti. Ma sul peggio cui non c’è mai fine.

 

In Olanda riecco Mengele in salsa rosa. Rosa come la pelle dei bambini appena nati i quali, se malformati, come denuncia Mario Giordano di Libero, possono essere pietosamente terminati. Parola che sta per “uccisi”. E’ questa la richiesta presentata al Parlamento da parte dei medici e del partito progressista olandese. Uccidere i bambini malati. “Del resto, chiosa Giordano che male c' è? L'eutanasia esiste da 12 anni in Olanda e si tratta soltanto di estenderla È un modo per limitare la sofferenza del malato e dei genitori. Un atto di pietà. Capite?” No. Non capiamo. (leggi: Libero, I nuovi Mengele uccidono i bimbi per bontà.16.6. p.19).

 

Dulcis in fundo passiamo a Laura e Josefa. Le due supergender che il 14 giugno hanno aperto a Palermo il gay Pride. A vederle sono dolci. A giudicarle dai loro pensieri e atti, raccapriccianti. «Siamo qui – hanno dichiarato ai colleghi della stampa e tv - oggi per parlare di diritti. Nessuno ha il diritto di ridicolizzare questo nostro incontro. Qui non vedo né carnevalate né pagliacciate, ma persone che si confrontano sui diritti, che sono un tema cruciale» Questo hanno dichiarato alla stampa. Un appello ed una presenza per i diritti dei gay e delle loro unioni civili, si aggettiva così.. mah, se lo dite voi care Josefa e Idem. E i diritti di noi genitori non gay ? E quelli dei bambini ad avere una mamma e un papà ?

Della Boldrini si conosceva il suo passato sinistrese. Ma che delusione la Idem. Campionessa nello sport ma non lo è della vita. 

 

di Antonello Cavallotto

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