Marcela Lombard – LA DIPENDENZA, L’INDIPENDENZA, L’INTERDIPENDENZA

 

Ci sono 3 elementi importanti nella formazione della personalità che aiutano a distinguere la maturità della persona: la dipendenza, l’indipendenza e l’interdipendenza.

La dipendenza: All’inizio della nostra vita tutti siamo dipendenti, come neonati senza le cure materne non potremmo vivere, ma col passare del tempo diventiamo più indipendenti, sia fisicamente, mentalmente, emotivamente e finanziariamente, finché possiamo badare a noi stessi. La dipendenza è legata sempre al tu, poiché si pretende dall’altro che faccia tutto per me: tu ti prendi cura di me, tu sei responsabile dei risultati, tu agisci e pensi per me… le persone dipendenti hanno bisogno degli altri per ottenere quello che desiderano. La dipendenza emotiva, della propria autostima può dipendere troppo dalle altre persone, quindi la propria sicurezza è condizionata dall’opinione che gli altri hanno di me; se quest’opinione è negativa, ci sono grossi problemi. Se c’è una dipendenza intellettuale, la persona pretende che gli altri riflettano o pensino a posto loro, vogliono che gli altri le diano la soluzione a tutti i suoi problemi.

Queste dipendenze possono apparire spesso nella vita religiosa, specie nei primi anni, quando si sta costantemente attenti a “cosa pensa la superiora di me”, o cosa dicono le consorelle di me. Se aggiungiamo a questo il fatto di non vivere in un ambiente accogliente, ma sotto costanti critiche, la persona si trova imprigionata in sé stessa, e non può maturare.

Anche intellettualmente si può avere un atteggiamento di pretendere che tutto ci venga dato già fatto; addirittura l’obbedienza si vive con infantilismo, facendo solo quello che mi dicono, senza riflettere.

L’indipendenza: le persone indipendenti riescono ad ottenere quello che desiderano attraverso lo sforzo individuale. Se si ha indipendenza intellettuale è possibile pensare in modo creativo e analitico, organizzare ed esprimere i propri pensieri, senza dipendere da come la pensano gli altri. Se c’è l’indipendenza emotiva la persona è in grado di avere la conferma della validità delle proprie azioni dalla coscienza personale, il senso del proprio valore non dipende quindi da far piacere agli altri o dall’essere trattato bene. Si vede chiaramente come l’indipendenza è un livello maggiore di maturità, rispetto la dipendenza, è un primo traguardo da raggiungere.

Nella vita religiosa è molto importante non confondere l’indipendenza con la mancanza d’obbedienza, ma bensì con il vivere coerente degli impegni inerenti alla propria consacrazione. E’ la convinzione con cui si vive ogni atto, cioè essere capaci d’agire sempre con autenticità, benché ci siano critiche o pareri diversi. Ad esempio, rispettare il silenzio, difendere le consorelle che vengono criticate, diffondere con coraggio e saggezza il Vangelo, anche negli “areopaghi” moderni che tante volte si oppongono al messaggio di Cristo, obbedire anche se i sentimenti non accompagnano… in poche parole agire secondo la retta coscienza.

L’interdipendenza è la meta della maturità. Consiste nel combinare lo sforzo individuale con quello altrui per conseguire un successo più grande. In questo, i consacrati, possiamo essere maestri per il mondo, dal momento che abbiamo la vita comunitaria che è una palestra per esercitarci quotidianamente. Il mondo odierno vuole rivendicare l’indipendenza ad ogni costo, e cerca costantemente di “liberarsi” dai legami definitivi, e “affermare se stessi”. Non ci si rende conto che vivono dipendenti dalle “cose” che invece di essere funzionali sono diventati necessari.

La vita è interdipendenza, abbiamo sempre bisogno degli altri per ottenere il massimo risultato di ogni azione; insieme ad altri posso realizzare molto di più che da solo. Se c’è l’interdipendenza emotiva, certamente mi rendo conto del mio valore, ma allo stesso tempo riconosco il mio bisogno d’amore, di dare e ricevere amore. Intellettualmente posso creare i miei pensieri, ma posso anche arricchirmi del pensiero altrui.

La maturità che parte dall’interdipendenza è più elevata, poiché implica la possibilità di condividere se stessi, profondamente e significativamente, ci dà l’opportunità di donarci costantemente e di ottenere più risorse da quelle individuali.

Nella nostra vita comunitaria dobbiamo fare lo sforzo di lavorare in squadra, per condividere sentimenti, pensieri, esperienze di Dio, e accogliere quelle delle consorelle per arricchendoci. Essere distaccati da tutto, ma allo stesso tempo responsabili di ogni cosa, in modo tale di collaborare per ottenere il miglior risultato di ogni situazione. Quando una religiosa si sente un po’ giù, della transitorietà, ha bisogno della comprensione e sostegno delle altre perché quel momento sia meno pesante; se ci accorgiamo che una consorella si in una situazione difficile, è responsabilità nostra aiutarla, sostenerla. Se dobbiamo portare avanti un progetto apostolico, sarà molto più ricco se ci apriamo alle opinioni di tutte con semplicità ci distogliamo dal proprio punto di vista per arrivare al bene maggiore… ci sono tantissime opportunità per vivere la maturità nei rapporti interpersonali che congiungono lo sforzo di tutti, nella serenità, la carità e lo spirito di fede, per poter meglio portare avanti la missione raccomandata da Dio.

Marcela Lombard

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