Marcela Lombard – MEZZI PER MATURARE.

Vorrei analizzare ognuna delle caratteristiche che ci propone il Concilio trovando applicazioni pratiche alla nostra vita che ci aiutino a crescere nella propria maturitĂ .

Fermezza d’animo nel saper prender decisioni ponderate e nel retto modo di giudicare uomini ed eventi. Questa fermezza d’animo non significa essere rozzi, ma saper gestire la propria impressionabilità ed emotività nei momenti di difficoltà o di prendere decisioni. Essere persone capaci di riflettere prima d’agire perché le decisioni prese siano definitive, non vivere in un’eterna ambivalenza e cambiamento di idea ogni volta che le difficoltà si affacciano alla propria vita. Questo si applica nella vita religiosa nel mantenere lo sforzo costante per vivere con autenticità le implicazioni dei voti professati, degli impegni presi nel giorno del nostro ingresso al proprio Istituto. La stabilità vocazionale è anche frutto della maturità umana.

Il modo di giudicare le persone e gli eventi deve essere permeato anche di questo dominio. Imparare l’oggettività scindendo le azioni, i fatti, dalle impressioni e le emozioni. Essere in grado di narrare un fatto e poi commentare l’effetto che ha avuto nella persona. Un semplice modo di distinguere questo è analizzare gli aggettivi che si usano nel parlare sugli eventi e alle persone (è stato bellissimo, e bravissima…). In questo è molto importante forgiare anche un cuore pieno di bontà, che sia capace di pensare bene degli altri, di trovare la mano di Dio negli eventi ordinari e straordinari, chiedendo Lui cosa vuole insegnarci e non solo lamentandoci di quello che succede o criticando l’agire degli altri, ma cercando di capire e anche di scusare.

Disciplina del proprio carattere e dominio di sé. Parleremo della personalità e del carattere, ma in questo aspetto del dominio riguarda le reazioni davanti alle diverse situazioni, in modo tale da avere equilibrio, equanimità in ogni momento della vita. Evitare le reazioni esagerate o poco proporzionate alle situazioni. Questo non è repressione, che sarebbe cercare di negare un sentimento o una passione che oggettivamente si esperimenta, ma richiede avere la forza per incanalare i sentimenti nel modo adeguato, e le passioni all’oggetto giusto. Una persona che si arrabbia non deve prendersela con una porta sbattendola fortemente, non ha nessun senso logico farlo. La rabbia è un sentimento, una passione che si esperimenta realmente, ma si deve imparare a reagire riflettendo, usando l’intelligenza e la volontà e non solo l’impulso. Una persona che davanti a un problema o uno errore comincia a piangere, deve riflettere se le lacrime risolvono la situazione o se solo la peggiorano nel sentimento; deve incanalare quel sentimento aiutandosi con la riflessione per pensare una soluzione.

Fortezza d’animo: soprattutto nei momenti difficili. Essere attenti a non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento, dalle lamentele sterili, da tutto quello che porta a tirarsi in dietro, invece d’affrontare le situazioni. Oltre alla capacità di riflessione, di volontà cha richiede questa virtù è necessario favorire costantemente un atteggiamento di fiducia in Dio, di speranza, consapevoli che la situazione attuale non è definitiva, ma provvisoria e Lui ha sempre un qualcosa da insegnarci con ogni circostanza.

Stima delle virtĂą degli imitatori di Cristo:

Lealtà: La persona leale è colei che è capace di rimanere accanto ad un’altra nei momenti di difficoltà; quella che sa difendere nobilmente il proprio Istituto, le consorelle, la Chiesa… con forza e sincerità, consapevole che ne fa parte e che sarebbe una contraddizione dire male. E’ quella persona che è sempre la stessa, davanti a chiunque ed in qualsiasi circostanza. Non finge, ne simula per fare la bella figura o per sfogare i propri sentimenti, è sempre sincera, nell’agire, nel pensare e nel parlare.

Rispetto della giustizia: che è dare ad ognuno secondo quello che merita. La persona matura sa dare ad ognuno secondo i loro bisogni, senza interessi personali, particolarità o discriminazioni.

 

Fedeltà alla parola data: La persona matura compie sempre le sue promesse, fa di tutto per portare avanti i propri impegni, malgrado le difficoltà e i sacrifici che possano comportare. Essere in grado di non tirarsi in dietro, specialmente se sono i sentimenti negativi a dominare sullo stato d’animo della persona.

Gentilezza del tratto: La persona matura non è mai rozza, poiché questo sarebbe manifestazione di insicurezza o mancanza di autocontrollo. Sa accogliere tutti, con rispetto, ascoltando, dialogando, senza ostinarsi sulla propria opinione, ma cercando di cogliere il bene che c’è nell’altro. Gesù Cristo è il modello per eccellenza di questo, poiché Lui è stato capace di far sentire bene grandi e piccoli, tutti cercavano la Sua compagnia, perché con Lui si trovavano bene.

 

Discrezione e carità nel conversare: Specialmente come donne dobbiamo dominare la curiosità e anche la vanità per aiutarci a vivere la discrezione, che può capirsi come la capacità di discernere con prudenza quello che conviene dire in ogni momento e ad ogni persona. Pertanto comprendere che non tutti devono sapere tutto, neanche noi dobbiamo sapere tutto di tutti. Ogni persona ha necessità e diritto di essere rispettata nella propria intimità, negli aspetti più personali e dall’altro canto ricordare che non si deve cercare solo di fare la bella figura dicendo tutto quello che si sa – e a volte inventando – sugli altri o sulle situazioni, discernere con prudenza. Questa discrezione ci porterà sempre ad agire con carità, cercando più il bene altrui che l’interesse personale o la soddisfazione della curiosità e la vanità. Parlare bene degli altri, ascoltare con attenzione, non emettere giudizi frettolosi permeati d’emotività.

Fra stimolo e risposta l’uomo ha la libertà di scegliere

Tra gli ostacoli per la maturità abbiamo parlato dei condizionamenti, del fatto che ci rispecchiamo in quello che gli altri dicono di noi o noi stessi costatiamo. Sono degli stimoli che provocano una certa risposta, tante volte quasi inconscia. La soluzione a questo è la libertà, cioè la capacità di scegliere come vogliamo reagire davanti a suddetti stimoli.

Viktor Frankl era uno psicologo ebreo che è stato portato nei campi di sterminio nazisti, ed è riuscito a sopravvivere per l’uso che ha fatto della sua libertà in quel momento estremo. Lui si è reso conto che aveva una libertà che i suoi aguzzini non potevano togliergli, anche se potevano controllare tutta la circostanza esterna, e fare qualsiasi cosa con il suo corpo, lui era cosciente e capace di assistere come un osservatore esterno al suo personale coinvolgimento, cioè riflettere sulla sua situazione in modo oggettivo. Lui aveva chiara la sua identità e poteva decidere quanto quella circostanza esterna influiva sul suo essere. Lui aveva la libertà di scegliere la risposta allo stimolo, ciò che accadeva.

Tramite la disciplina della mente riusciva a proiettarsi in diverse circostanze alternativa, anche immaginando quello che avrebbe fatto quando sarebbe uscito dal campo… godeva di una libertà interna superiore a quella esterna rispetto ai suoi aguzzini, poteva trovare un senso alla sua sofferenza e dignità nel essere prigioniero, poiché l’aveva dentro, non era un qualcosa che gli veniva data o tolta dall’ esterno. 

L’autoconsapevolezza di se stesso, avere internamente la distinzione tra il giusto e  lo sbagliato, l’armonia tra i principi di vita scelti e i propri pensieri e azioni, la volontà indipendente di scegliere la risposta da dare agli stimoli… è la capacità che la persona umana ha di scrivere il copione della propria vita al di là dei propri istinti e dall’addestramento ricevuto lungo la nostra storia personale.

Forse per il fatto di non trovarci in situazioni limite, come quella di un campo di sterminio, ci porta ad essere un po’ ambivalenti, magari un po’ relativisti, ci richiede sforzo, e il nostro mondo è troppo edonista. E’ necessario aiutarci dalla nostra intelligenza, memoria, immaginazione e volontà per poter scegliere la risposta adeguata agli stimoli che riceviamo e le circostanze che viviamo.

Se una persona si trova in un ambiente comunitario poco accogliente – almeno così lo percepisce – può reagire in modo aggressivo, cosa che umanamente risulta evidente; ma può anche riflettere sui principi di vita che ha scelto nel consacrare la sua vita a Dio. La persona può scegliere di vivere secondo la carità evangelica, pensando bene degli altri, scusando i loro errori, scegliere di costruire una vita secondo il Vangelo e non secondo i propri istinti e reazioni naturali. Immaginare la gioia di Dio nel vedere che la sua sposa è capace d’imitarlo nel vivere fino in fondo la carità.

Anche può darsi che ci siano altri tipi di difficoltà, forse nell’apostolato o nel vivere i voti, possiamo sempre scegliere come reagire davanti alle circostanze avverse, cercare di comprendere cosa ci vuole insegnare il Signore con quelle difficoltà ed avere un atteggiamento positivo, coerente.

ResponsabilitĂ : abilitĂ  di risposta e proattivitĂ 

I nostri atteggiamenti davanti alle circostanze devono pertanto essere responsabili. Possiamo definire la parola responsabilità come “abilità di risposta”, in questo modo il nostro comportamento, le nostre decisioni dipenderanno da noi, e non dalle condizioni o circostanze in cui viviamo. La persona matura è in grado di subordinare i sentimenti, le sensazioni ai propri principi e criteri di vita, diventando così responsabile di se stessa e le sue scelte.

Questo significa anche che la persona matura non è solo reattiva, che non cambia secondo il clima, o non si lascia controllare dalle cose che succedono; invece è capace di subordinare gli impulsi ai valori, ai principi che da prima ha interiorizzato, agendo con convinzione e coerenza. 

Se una religiosa riceve un’indicazione dalla superiora che le risulta difficile da portare avanti, non può soltanto reagire secondo il sentimento di inadeguatezza. S’è matura e ha interiorizzato, meditato, accettato il suo voto d’obbedienza come atto d’amore verso Dio, come scelta libera, cercherà di portare avanti il comando usando tutti i suoi talenti per portarlo avanti.

Ci sono due frasi che ci aiutano a capire questo: “Nessuno può farvi del male senza il vostro consenso” (E. Roosevelt). “Loro non possono privarci del rispetto di noi stessi se noi non vi rinunciamo” (Gandhi)

Pertanto dipende da noi lasciarci coinvolgere passivamente dalle circostanze reagendo secondo gli istinti e non permettendoci di responsabilizzarci dalle nostre decisioni.

Prendere l’iniziativa: agire o subire

Dobbiamo imparare a prendere responsabilmente l’iniziativa su quello che succede nella nostra vita, non subire le circostanze, ma agire davanti a loro. Questo implica conoscere le proprie risorse, i propri pregi e limiti per cercare costantemente soluzioni alle circostanze della nostra vita. Abbiamo l’esempio meraviglioso di Gesù, vedendo la sofferenza del Padre per la degradazione dell’uomo si offre per redimerci. La sua Incarnazione non è un atto passivo d’obbedienza, la sua morte e risurrezione non è una coincidenza o un “lasciarsi uccidere”. Lui stesso lo dice nel Vangelo “nessuno mi toglie la vita, la do io da me stesso”.

Non possiamo aspettare che qualcuno agisca per noi, che ci sia qualcuno a pensare a posto nostro. Questo non vuol dire che non dobbiamo obbedire perché la superiora pensa al posto nostro. Significa che dentro la nostra identità come consacrate viviamo secondo le nostre opzioni fatte da persone mature, siamo in grado di scegliere di accettare, ma oltre a questo cercare le soluzioni o i modi migliori per portare avanti la nostra vita religiosa, l’obbedienza, i nostri impegni apostolici… e non lasciar che i sentimenti, la comodità, i criteri del mondo “agiscano” a posto nostro.

Cominciare pensando alla fine

Esiste un modo di aiutarci a maturare sul quale riflettiamo ogni volta che facciamo esercizi spirituali – almeno quelli secondo Sant’Ignazio – che è meditare, pensare ai novissimi, cioè alla morte, al cielo, l’inferno… Quando noi ci vediamo nella prospettiva della fine della nostra vita, riusciamo a mettere a posto molti aspetti dell’oggi, siamo in grado di relativizzare situazioni che sono sempre contingenti, temporanee.

Questo riflettere sulla comprensione del dove siamo diretti, dove vogliamo arrivare, ci aiuta enormemente a dare oggi i passi che mi porteranno in un domani lì, al mio obiettivo. Se vogliamo arrivare da Dio, essere santi – che è la nostra vocazione primigenia – ogni giorno della nostra vita deve essere indirizzato a questo. Ma è importantissimo che io desideri veramente questo, e non rimanere ai piccoli obiettivi, ai piccoli successi dell’oggi.

E’ molto facile perdere il bersaglio quando non lo guardiamo spesso, ci distraiamo con le cose spicciole e non guardiamo il tesoro grande. Quante volte per fare la bella figura davanti ai superiori o per ottenere o mantenere un incarico ci dimentichiamo perché – per chi – facciamo tutto nella nostra vita. Può capitare che i nostri sentimenti, le ambizioni, le passioni… ottenebrino l’ideale, come le nuvole che si pongono davanti al sole e lo coprono, e quando non lo vediamo, non lo cerchiamo. La persona matura ha il coraggio di correggere la strada quando si è sbagliata, cercando di nuovo l’obiettivo, per realizzare il progetto che si era prefissato.

Marcela Lombard

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