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Meditazione di Gennaio – da P. Pedro Barrajón, L.C.

MEDITAZIONE DI GENNAIO 2015 - P. Pedro Barrajón, L.C.

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Due di loro erano in cammino: Lc 24, 13-24

            Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.

            “Due di loro erano in cammino”. Immaginiamo questi due uomini che avevano incontrato Gesù un giorno nelle loro vite. La sua personalità che irradiava una bontà e una forza inusuali l’aveva conquistati i loro cuori. Forse una semplice chiamata che faceva eco ai desideri interni dei loro cuore: “Seguimi”. E essi avevano iniziato tutta un’avventura lasciando dietro tante cose, persone (probabilmente mogli, figli, parenti, amici, relazioni), cose (professione, casa, campi, altre proprietà). Si erano sradicati per immedesimarsi nel mistero di Gesù, per tuffarsi in questo enorme mistero che dava alle loro vite una nuova dimensione, non pensata mai da loro e nemmeno immaginata. Questi due discepoli, di cui sappiamo il nome di uno, Cleofa, mentre l’altro resta anonimo, sono stati testimoni delle ultime ore tragiche della vita di Gesù. In poche ore, tutto si era smontato. Gesù è passato dalla gloria della domenica delle Palme all’ignominia del Venerdì Santo. Potevano aspettare tutto tranne quello, anche se Gesù lo aveva annunciato diverse volte. Ma non avevano capito o non volevano capire. Camminano e da camminanti rappresentano l’uomo che cammina per la vita, l’homo viator, come lo ha chiamato Gabriel Marcel. L’uomo in cammino. Ci sono momenti in cui si cammina sapendo dove si va, ci sono altri momenti che si cammina per uscire dalla monotonia, altre volte per scoprire se stessi, oppure per una fugga della realtà troppo pesante. Questi discepoli preferiscono camminare invece di stare a Gerusalemme dove regna una grande tensione ancora. Tensione per il pericolo della loro vita in quando discepoli di un condannato a morte; tristezza nella comunità dei discepoli che solo l’amore della Madre è capace di consolare; atmosfera pesante per un futuro pieno di oscuri presagi. Forse avevano una casa nella campagna o parenti dove stare più sereni queste ore in cui le loro menti non hanno cessato di lavorare inutilmente, interrogandosi sul perché di questa enorme ecatombe, chiedendo una ragione logica che non trovano e cercando di ricuperare una speranza, che era crollata durante le ore della Passione. Hanno bisogno di serenità per capire. Forse camminano senza parlare, ognuno immerso nei propri cupi pensieri. La distanza che la maggioranza degli esegeti ritiene quella più probabile è di dodici chilometri oppure sette miglie da Gerusalemme a Emmaus. In meno di tre ore a piedi potevano percorrere questa distanza. Sono usciti dopo il pranzo per arrivare la sera a Emmaus e fare notte in questo villaggio della Giudea.

            Mentre parlano, Gesù “in persona” si accosta e cammina con loro. È interessante notare che colui che viene a loro è un altro pellegrino. E Gesù, l’Emmanuele, Dio con noi, che si avvicina. E San Luca aggiunge “in persona”, cioè non è un fantasma, non è un inviato, non il frutto di un’immaginazione esaltata. È lo stesso Gesù che li ha chiamati, che è vissuto con loro durante gli anni del discepolato, che ha moltiplicato i pani, che ha risuscitato Lazzaro, che ha guarito tanti malati e espulsi numerosi demoni. Quante volte Gesù “in persona” viene alla nostra vita, cammina con noi e noi non lo riconosciamo! L’iniziativa sempre è di Dio. Egli è il primo a dare il passo. È Gesù che si avvicina a noi. Nello stato d’animo in cui si trovavano, non sarebbero stati loro a avvicinarsi a un viandante sconosciuto. Gesù sapeva che era Lui che doveva andare verso di loro e si avvicina come un camminante.

 

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