Jesus Jerusalem

Meditazione di P. Pedro Barrajòn L.C. (Febbraio 2014)

Jesus Jerusalem

 

MEDITAZIONE DI FEBBRAIO (P. PEDRO BARRAJON, L.C.)

 

Lc 19, 41-44 Gesù piange

            41 Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: 42 «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. 43 Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 44 abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

            Gesù si avvicina a Gerusalemme, la città del Gran Re che è Lui stesso. Egli è il Messia che entra nella città, il Messia atteso dal popolo ebreo, il Salvatore. Arriva in umiltà, su un asino. Gesù è venuto per salvare ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1, 11). L’anima sensibile di Gesù è triste, preannuncio di quella tristezza tragica di Getsamani. È un amore non corrisposto, addirittura ignorato, che è peggio ancora.

            Che sentimenti hai Gesù quando guardi la città di Gerusalemme? Cosa pensi? Cosa ti viene dal cuore? Delusione, tristezza, rabbia? Gesù piange, piange per Gerusalemme, piange per noi ogni volta che lo ignoriamo, che non sentiamo la sua presenza salvifica, che lo lasciamo solo nella missione di salvare le anime. Gesù piange. Così manifesta che è veramente uomo, essendo anche veramente Dio. È il pianto di un uomo. È il pianto di Dio. Si può piangere anche di gioia, ma normalmente noi piangiamo quando il nostro cuore è afflitto da una pena, da una delusione, dalla perdita di un essere amato, da un tradimento, dal male che affligge una persona molto vicina a noi. Gesù piange per noi, per ognuno di noi, per coloro che non sanno e non vogliono sapere nulla della sua venuta. Immaginiamo chi torna da un viaggio e desidera che sarà ricevuto a casa con grande festa, con grande amore, con grande calore e invece torna ed è ignorato, non conosciuto, considerato come un peso per gli altri.

            Gesù piange in quanto uomo, ma che dire di Gesù che è Figlio di Dio incarnato?  Grande cosa il pianto di Dio! Come può Dio piangere? Non è la felicita suprema e infinita? E invece quando Dio prende la nostra umanità piange, lo abbiamo fatto piangere: l’Amore non è amato. Questo faceva anche piangere San Francesco per le strada d’Assisi. È venuto l’Amore e non è stato amato! L’Amore è stato respinto e Dio rispetta la nostra libertà. Sembra che soltanto rimane a Lui il pianto per poter commuoverci.

            Gesù è portatore di pace a Gerusalemme. Egli porta lo “shalom” di Dio, l’insieme di tutti i beni messianici, di tutti i beni che la persona umana poteva aspettare. E questi beni sono respinti. Gesù sembra qui impotente di fronte alla nostra risposta. Non può fare altro che piangere. E il suo cuore soffre di più in quanto vede il futuro della città amata, distrutta completamente, di questa città simbolo dell’umanità che è indifferente alla venuta dell’Amore.

            Dalla chiesa del “Dominus flevit” sul monte degli Olivi a Gerusalemme ancora oggi si contempla la bellezza di questa misteriosa città. Qui si evoca il pianto del Signore che ancora piange misticamente fino alla fine del mondo per i nostri peccati. Ci sono però dei consolatori che cercano di alleviare le pene del suo Cuore. Vogliamo esserlo noi?

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