risurezione

Meditazione di Padre Pedro Barrajón, L.C. (Aprile 2014)

risurezione

Siamo figli del Dio vivente: Lc 20, 27-40

            27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». 39 Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». 40 E non osavano più fargli alcuna domanda.

            Una domanda fondamentale: ci sarà la risurrezione dei morti? Una domanda che attraversa tutta la vita umana. C’è qualche cosa nell’aldilà? O tutto finisce qui? Attraverso un caso estremo vogliono alcuni, questa volta i sadducei, che negavano la risurrezione dei morti, mettere alla prova Gesù,. È un’occasione per Lui di ribadire una delle verità più consolanti della nostra fede: la risurrezione. Alcune religioni antiche non credevano nella risurrezione. Il mondo ellenico la negava. Proprio per questo motivo San Paolo non ha avuto successo ad Atene. Quando ha parlato della risurrezione dei morti nel famoso discorso all’Aeropago, gli Ateniensi gli hanno risposto: ti sentiremo in un’altra occasione (Atti 17, 32). Per parlare della risurrezione Gesù parte dalla domanda che gli hanno fatto i sadducei, da uno dei fatti più importanti della vita di una persona, che è legato al significato dell’amore umano tra l’uomo e la donna, all’esercizio della sessualità e alla riproduzione umana e al grande mistero della vita, il matrimonio, il fatto di “prendere moglie” o “prendere marito”. Si parla di vita, di continuare la vita, di prendere marito e prendere moglie.

                        Ma nella sua risposta Gesù insegna che c’è un piano superiore, che esiste una vita superiore, una forma nuova e sconvolgente di amore, che esiste un mondo non soggetto alla morte, e che siamo tutti chiamati a questo mondo, dove saremo come angeli, veramente figli di Dio. Gesù ci sta rivelando la grandezza e profondità della nostra vocazione, quella di essere figli di Dio. E ci sta in modo indiretto anche indicando come dovremmo impostare questa vita: con lo sguardo posto sulla vita eterna.

            Spesso per tanti dei nostri contemporanei la vita è meramente orizzontale: si guarda solo il presente, si guarda quaggiù, i problemi di tipo economico, finanziario, materiale, quelli immediati. Gesù ci invita a vivere già da questo mondo come figli di Dio, con lo sguardo verso il cielo anche se ancorati nella terra, dove dobbiamo svolgere la nostra vocazione e missione. Noi siamo figli di Dio, dice Gesù, e Dio è il Dio dei vivi, non dei morti. Non è il caso di vivere con la faccia da morto, essendo chiamati alla vita. Il cristiano è un figlio della vita, della gioia, della speranza. È vero che attraversiamo spesso delle valli oscure, delle prove, degli ostacoli che intercorrono nel nostro cammino, che viviamo delle situazioni che non aspettiamo e che ci creano sofferenze, dubbi e perplessità. È vero che siamo peccatori, che cadiamo tante volte, che siamo pieni di miseria. Tutto questo è vero. Ma la verità radiante della vita del cristiano, quella che mai viene a meno è il suo essere figlio di Dio, figlio della risurrezione, figlio della vita, figlio del Dio vivente e chiamato alla vita eterna.

Per questo il cristiano è pieno di una gioia che è difficile esprimere, una gioia che sta dentro del cuore, molto dentro di noi, lì dove abita come ospite e consolatore lo Spirito Santo. Chiediamo Gesù di vivere come figli della luce e ridiamo la speranza a noi stessi e a tanti cuori spenti e irrigiditi da una visione troppo orizzontalista e materialista della vita. Alziamo il nostro sguardo verso il Signore della vita, il Dio vivente, il Dio per cui tutti sono vivi. Diamo vita a questo mondo che si spegne per mancanza di amore e di vita vera, con la presenza luminosa della testimonianza di coloro che sono chiamare ad essere figli della luce, figli amati del Dio vivente.

Hai bisogno di informazioni?

Contattaci