Orozco Luis Alfonso – Cercare la Gloria di Dio

CERCARE LA GLORIA DI DIO

Introduzione

Nella sua vita personale come nell’attività apostolica, la persona consacrata è chiamata a cercare la gloria di Dio, e non la sua propria gloria. Il consacrato che cerca di rendere gloria a Dio lo manifesta poi nello zelo per la salvezza delle anime, che è una delle motivazioni essenziali della vocazione consacrata. Chi cerca solo la gloria di Dio anche offre al mondo la testimonianza sicura di un amore generoso e disinteressato.

 

La gloria di Dio

Anzitutto bisogna chiedersi, che cosa significa la gloria di Dio? La gloria di Dio si manifesta palesemente nella creazione e in tutte le sue meraviglie. Nel contemplare Le Alpi nevicate o il mare immenso; ammirare una notte costellate di luci o restare affascinato dai colori di un timido fiore di campagna. Tutto ciò, la grandezza, la bellezza, la perfezione ed armonia del creato parlano della gloria di Dio, suo Fattore.

 

La gloria di Dio è anche la Sua onnipotenza, la Sua eternità e bontà; infatti è il medesimo Suo Essere glorioso. San Paolo, scrivendo ai corinzi, ci insegna: “fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (cfr. 1 Cor 10, 31); ciò vuol dire che ogni nostra azione umana cade nell’orbita della gloria di Dio se la compiamo con quell’intenzione. Nelle più umili e semplici atti possiamo cercare la Sua gloria. Ma, noi sappiamo pure che le nostre povere e limitate azioni non possono togliere né accrescere nulla della gloria di Dio, perché Egli è l’Essere perfetto. E allora -possiamo chiederci giustamente- come mai siamo invitati a cercare o dare la gloria a Dio dovuta?

 

Nel capitolo 9 del vangelo di Giovanni troviamo quel famoso episodio del cieco di nascita guarito da Gesù. Nel v. 9, 24 si legge che i farisei interrogando l’ex cieco gli dicono: “dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore”. In questo contesto, la richiesta di dare gloria a Dio vuol significare: confessa la verità, parla veracemente, ovvero che la tua testimonianza corrisponda alla verità. Ed è giusto così, perché nella vita di ogni persona ci deve essere una corrispondenza tra ciò che è e quello che dice o insegna. E quindi, in base a quest’ultimo pensiero ci avviciniamo a sagomare una risposta su ciò che ci interessa, su cosa sia e come possiamo dare gloria a Dio nella nostra esistenza.

 

Agire e vivere nella verità

Cercare la gloria di Dio significa infatti, vivere nella verità della nostra condizione umana cristiana e consacrata, e non nell’inganno. Fare la verità in ogni momento e circostanza nella propria realtà consacrata, sia in pubblico come in privato. Fuggire e rifiutare lontano da noi, come un cancro, la doppiezza, la simulazione e la mediocrità di vita. Cercare vitalmente la sincerità nelle nostre relazioni con Cristo, col prossimo e con noi stesse.

 

Così, in realtà cercare la gloria di Dio equivale a fare la verità profonda sulla nostra condizione di creature redente e figlie del Padre, poi elevate alla dignità di anime dilette per la nostra consacrazione all’amore supremo di Gesù Cristo. Io cerco la gloria di Dio –e non la mia propria— quando sono conseguente e fedele agli impegni assunti dal giorno in cui ho fatto la professione dei consigli evangelici nel mio istituto o congregazione. Ma, lo sappiamo bene, non si tratta di essere fedeli per una legge o un impegno giuridico. No. Io sono fedele grazie all’amore di Cristo per me, e per Lui e con Lui è che trovo la forza e la motivazione superiore per fare la verità e vivere nella sincerità nell’unica esistenza che ho a disposizione. Senza l’amore non posso andare avanti.

 

La persona consacrata che si impegna umile e fedelmente nella preghiera sia individuale o comunitaria; nelle attività pastorali della congregazione, che porta avanti le proprie responsabilità ordinarie per quanto semplici possano sembrare (in cucina, in portineria, nell’attenzione ai malati); chi ogni giorno lotta per vincere il proprio egoismo e l’amore disordinato a se stessi; chi fugge dalla comodità e non va a patto con le proprie passioni, quella persona allora rende veramente gloria a Dio nonostante le inevitabili debolezze e limiti della condizione umana.

 

La gloria di Dio nella vita comunis

Nella vita comunitaria possiamo trovare molteplici momenti ed occasioni per attuare il desiderio di rendere a Dio la gloria a Lui dovuta. Ad esempio, se ognuno si applica per mantenere l’ordine e la pulizia sia nella propria stanza come nelle diverse mansioni comuni; sforzandosi per arrivare con puntualità nelle diverse distribuzioni comunitarie, o nell’uso che fa del tempo libero e in quello che adopera nei mezzi di comunicazione, quale la tivú, i giornali e riviste, e soprattutto quello spazio mediatico dell’internet, dove si può fare del bene o per contrario si può perdere miseramente il tempo e anche la virtù! Si cerca la gloria di Dio nel modo di parlare e comportarsi con le persone, dentro o fuori della comunità; nella propria presentazione e contegno quale conviene a una persona consacrata matura, sicura di sé e certa del grande messaggio di cui è portatrice.

 

Alcuni ostacoli

Le difficoltà e problemi possono più o meno essere uguali per tutti, ma l’ostacolo principale e permanente è il proprio egoismo, perché quello lo portiamo con noi sempre. Io posso cambiare di attività o di sede; mi inviano alle terre di missioni o mi spostano a un’altra casa della congregazione in Italia, dove magari le circostanze siano più o meno favorevoli, ma sempre porto con me a me stessa. L’egoismo è il principale ostacolo per la propria santificazione.

 

Insegna san Paolo: “io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza” (cfr. 1 Cor 11, 1). E lo sappiamo bene per esperienza che l’ostacolo più forte che si oppone alla gloria di Dio siamo noi stessi quando dimentichiamo l’amore di Cristo, e al suo posto subentra una visione mondana nelle nostre azioni. Allora si comincia a cercare il proprio interesse e non quello di Cristo né il bene spirituale delle anime. In una tale situazione, i pretesti abbondano, le difficoltà si moltiplicano come i funghi di bosco dopo la pioggia; si fa appello alla propria salute e l’incapacità per svolgere certe incarichi.

 

L’egoismo si maschera dietro tutto ciò: sta dietro la nostra sensualità, dietro l’orgoglio che non vuole sentire di obbedienza, dietro la pigrizia spirituale per non pregare bene; si cela negli scatti di invidia e di suscettibilità quando qualcosa non va come piace a me, si maschera dietro l’amor proprio ferito che non sa perdonare o dimenticare una piccola offesa o che giudica male qualsiasi azioni reale o supposta della consorella. Quando mi lascio portare dal mio egoismo, ecco che sto cercando la mia vana-gloria e non quella che solo a Dio appartiene.

 

Alcuni mezzi per cercare la gloria di Dio

 

“Sia che mangiate, sia che facciate qualsiasi cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (cfr. 1 Cor 10, 31).

 

Un primo mezzo riguarda la purificazione costante del cuore, fonte delle nostre intenzioni, pensieri e desideri. È un mezzo necessario sempre affinché possiamo attuare in ogni momento della vita per la gloria di Dio, anche nelle circostanze sfavorevoli. Questa purificazione del cuore nasce dal nostro amore a Gesù Cristo, come la risposta al Suo grande amore per ognuno di noi. La carità teologale è la grande forza motrice di un cuore consacrato, e fa sì che lo rende capace di amare Dio nelle piccole e ordinarie cose, così come nelle grandi e straordinarie occasioni –una malattia inaspettata, un atto eroico di obbedienza, ecc.-

 

Un altro mezzo molto importante e facile di mettere in pratica consiste nel fare il proprio dovere con perfezione, per amore e con amore, offrendolo intenzionalmente per la salvezza delle anime. La vita ordinaria è il mezzo più pratico per santificarsi. Questa è dottrina da sempre nella Chiesa e non è mutata col cambiare dei tempi. Si può costatare universalmente nella vita e opera dei santi e delle sante religiose, che furono persone come noi con tutte le debolezze della natura umana, ma che si santificarono appunto nelle circostanze della vita seguendo Gesù nella propria vocazione e missione. Esempi bellissimi e molto attuali sono, per citare solo alcuni, la vita di santa Giuseppina Bakhita, l’umile religiosa africana nascosta in convento, o l’esempio di Madre Teresa di Calcutta, l’intrepida e ammirata fondatrice delle Suore della Carità, o nel campo dei laici troviamo santa Gianna Beretta Molla, l’eroica madre di famiglia.

 

La persona consacrata ha poi a disposizione nel carisma del proprio istituto o congregazione un mezzo prezioso ed efficacissimo per la sua santificazione e per lo svolgimento del proprio apostolato e missione in favore delle anime. Il carisma approfondito, amato e difeso, le indicherà di un modo sicuro e indefettibile la strada da percorrere per rendere molta gloria a Dio nei pochi anni di tempo che trascuriamo in questo mondo.

 

 

P. Luis Alfonso Orozco LC  - Roma

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