P. Carlos Palmes SJ – LE CINQUE PIAGHE DELLA FORMAZIONE RELIGIOSA E LA LORO CURA II

Un problema che si è accentuato negli ultimi anni è quello della integrazione degli studi con gli altri elementi essenziali della tappa del juniorato: esperienza di Dio, comunità e missione. Il tempo degli studi è specialmente importante e delicato.

Non si può dubitare che oggi tutti quelli che si dedicano all’ apostolato necessitino di studiare seriamente, tanto nel campo teologico-spirituale, come in quello della specializzazione. Il problema fondamentale che suole presentarsi è la mancanza di tempo per dedicarsi a fondo allo studio e a volte vivere sul serio gli aspetti fondamentali indicati.

Al termine del noviziato tutti escono decisi a vivere gli ideali che hanno scoperto. Iniziano gli studi con entusiasmo e li integrano con l’orazione, la comunità e l’apostolato. Però poi iniziano le incompatibilità. Gi studi assorbono ogni volta di più il tempo e le energie. Dopo alcuni mesi si vede necessario sacrificare altre cose. All’inizio si pensa di diminuire le ore di sonno. Poi si tralascia l’orazione personale e si cercano giustificazioni, come “studiare con rettitudine è anche pregare”, o meglio “pregherò nelle vacanze”, etc.

Lasciare la orazione quindici giorni non porta buone conseguenze. Però lasciarla per sei mesi, un anno, due anni …fa si che si spengano le motivazioni della sequela di Cristo e si scenda nel livello di fede e di amore. Giunge il momento in cui si cade in una “anemia spirituale” nella quale si perde l’appetito delle cose di Dio e con esso il senso della vita consacrata. Mentre aumenta la solitudine del cuore. Allora ci si domanda: che faccio io in convento se sono solo un universitario? Mentre fuori di quì potrei essere un professionista onorato e fare tanto bene a tante persone che lo necessitano?

Questa storia diviene sempre più frequente. Secondo le statistiche, il tempo nel quale vi è il maggior numero di defezioni è quello degli studi. Credo che la maggior parte dei religiosi/e abbiano lo stesso problema. Per fare un esempio: un Ordine religioso maschile che ha 17 Province, in nove anni (dal 2000 al 2008) ha avuto 879 ingressi in noviziato e 913 uscite, circa 630 abbandoni. Le uscite nel tempo degli studi sono state 441.

-     In molti casi neppure è facile attivare un accompagnamento spirituale soddisfacente. Con il Maestro(a), era tanto bello e stimolante! Sentivo un reale appoggio che manteneva infiammato il mio ideale. In verità vi è una Sorella incaricata delle iuniores che le visita alcune volte e le riunisce in alcune occasioni durante l’anno. Ed è una gioia incontrarsi con le compagne(gni) e condividere la vita per alcuni giorni. Però non vi è un accompagnamento vicino e periodico che permetta di seguire la crescita interiore di ognuno(a) e discernere insieme, animare, confermare o interpellare in un clima di amicizia e di fede.

Unito a questo, talvolta il Superiore(a) non ispira confidenza. Egli si rivela una persona distante come mentalità, che inoltre è molto occupato e non ha tempo da "perdere" per parlare con il (la) giovane.

-     La vita di orazione nel noviziato è stata la "gioia degli occhi", il cuore della formazione. La si era presa con grande impegno, si erano intrapresi diversi metodi di orazione, le si dedicava un tempo prolungato. Il (la) giovane era giunta a sperimentare il gusto e la necessità di "stare con il Signore". Nella nuova comunità non risulta facile trovare il tempo per la orazione personale. Con grande sforzo essa si compie negli orari canonici e nelle preghiere comuni, però poco a poco si perde l’attrattiva di rimanere da sole con il Signore, in silenzio, in un dialogo amoroso e gratificante. Dopo un certo tempo risulta eroico fare un ora quotidiana di orazione personale e la si abbandona. Ormai si avverte la sicurezza dello spirito e il desiderio di occuparsi di tante altre cose che urgono. La vita di orazione ha smesso di essere una necessità primaria e molte delle pratiche proprie della vita consacrata poco a poco perdono senso e attrattiva.

-     Il risultato di tutto questo è una vita senza colore, senza allegria, che invita l’immaginazione a volare verso altri spazi nei quali poter trovare un poco di felicità. E comincia la lotta tra i desideri, che portano verso altri mondi, e la fedeltà alla vocazione che deve rimanere in piedi lottando contro tutti i venti. Alla fine, a volte vengono meno le forze di resistenza e si cerca la via della libertà in una vita diversa. Sono molti(te) coloro che soccombono in questa battaglia. Altre volte, il primo amore recupera tutto il suo vigore e si superano le difficoltà occasionali e si continua nella casa del Signore. Però questi fatti ci fanno riflettere: non è possibile evitare queste crisi? Sempre ci saranno casi di crisi personali. La vita consacrata va contro corrente, in un mondo ingiusto e non credente e non tutti saranno capaci di vivere con costanza all’alto grado di fede e di amore che è richiesto. Però la maggior parte delle crisi sono "strutturali", ovvero, sono causate dalla inadeguata organizzazione dello Iuniorato che facilita e spesso provoca le crisi.

In sintesi possiamo dire che manca qualche aspetto chiave della formazione oggi: La continuità. Deve darsi continuità nell’essenziale tra il noviziato e lo iuniorato. Molti iuniores lasciano che avvenga una "rottura", una crepa, una frattura, tra le tappe della loro formazioe e ciò provoca in loro insicurezze, perdite, impreparazioni... (Cadernos da CRB, Formazione. Lo Iuniorato, 1989). La formazione è un processo che richiede tempo. Esso è una cristallizzazione di tutta la persona, di idee, sentimenti, attitudini. E questo si fa lentamente, molto lentamente, e in un clima di continuità e di enazione di alcune tappe con le altre. La serietà. Dare alla formazione una alta qualità, facilitare la dovuta preparazione dei formatori, non sottovalutare gli sforzi che suppone, etc. La integrazione anzitutto della persona –testa, cuore, e mani- e la integrazione di tutti gli aspetti propri di ogni tappa e delle diverse tappe tra loro. La personalizzazione. Oggi la formazione deve essere personalizzata e si richiede un accompagnamento vicino e attento a ciascuno dei/delle giovani.

P. Carlos Palmes SJ

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