P. Luis Alfonso Orozco L.C. – ALCUNI VIZI CONTRARI ALLA PRUDENZA E I MEZZI PER CRESCERE NELLA PRUDENZA

 

Per il fatto che la prudenza è una virtù ampia, con implicazioni in tutte le attività e situazioni umane, i nemici sono più numerosi; quasi tanti come le virtù a essa collegate. Vediamo quali sono alcuni di questi vizi:

  1. La falsa prudenza o “prudenza della carne” è un modo di agire astuto che cerca un fine disonesto, come il proprio guadagno, il proprio interesse o la soddisfazione degli appetiti sensuali.
  2. Ordinarsi a un fine cattivo, benché i mezzi siano ben curati: il caso di un “ladro esperto” (nel senso che ha pratica nell’ufficio di rubare), che però fa del male al prossimo e a sé stesso. Questo è proprio dell’agire astuto, come l’inganno (astuzia con le parole) e la frode o modo astuto di agire. È un peccato anche quando il fine è buono, poiché esso non giustifica i mezzi.
  3. Imprudenza: l’agire precipitato a volte sotto lo stimolo della passione, sconsideratamente, in base a un giudizio superficiale.
  4. Negligenza: insieme con l’incostanza è un grave difetto nella volontà. Il negligente si astiene dal comandare ciò che è buono. Si cade nei peccati di omissione, a volte gravi.
  5. L’incostanza è il vizio di “colui che non persevera nei suoi buoni propositi” (S. Tommaso)
  6. L’eccessiva sollecitudine per le cose temporali, per una sopravvalutazione delle cose terrene e una mancanza di fiducia nella divina Provvidenza.
  7. Una persona imprudente facilmente può cadere in diversi vizi: nella lussuria –vizio che ottenebra la ragione e rende la persona cieca in balia delle passioni-, la gola, l’ira, ecc. e si trova in un continuo stato di agitazione interiore. La malignità dei vizi contrari alla prudenza fa sì che la persona imprudente sia completamente assorbita in un disordinato amore di se stessa (egocentrismo).

 

Alcuni mezzi per sviluppare in noi la prudenza

A) Mezzi soprannaturali: anzitutto la preghiera, la meditazione costante della Parola di Dio, poi i sacramenti dell’eucaristia e della riconciliazione, per aumentare la grazia e sanare le ferite del peccato; le letture spirituali che predispongono la persona alla riflessione e all’agire prudente. Un motivo molto forte è agire per la gloria di Dio e la salvezza eterna delle anime: esso è l’obiettivo supremo e irrinunciabile di un cristiano e a maggior ragione della persona consacrata. Su questi mezzi la virtù della prudenza deve tenere fissi gli occhi del cuore, per non smarrire la strada nel mondo confuso che oggi abitiamo.

Altro mezzo ottimo è l’esame di coscienza quotidiano e l’abitudine a ragionare sulle proprie esperienze di vita. Vedere se ciò che ho fatto è secondo la volontà di Dio per sorvegliare il mio io, con le sue innumerevoli ramificazioni egoistiche, per non cadere in forme pericolose di autoinganno. L’autoesame serve molto per saper alzarsi dopo una caduta e saper chieder umile perdono a Dio e al prossimo.

B) Mezzi naturali: il mezzo più ordinario è riflettere bene sempre prima di agire, chiedere consiglio, perseverare nelle decisioni: per raggiungere una mèta, una virtù sulla quale sto lavorando e non mollare. La tenacia per perseverare nel bene è indispensabile. Non prendere nessuna decisione importante nei momenti di turbamento spirituale!  (quando si passa per una tentazione o una crisi vocazionale), saper aspettare che passi la tormenta per vederci chiaro.

 

La prudenza e il dono del consiglio

Gesù lo promette nella sua Chiesa (Gv 16, 12.13): “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future”.

La prudenza svolge il compito di regolare la vita morale, le scelte da fare e quindi la persona prudente ha bisogno di conoscere meglio tutti i fattori (farsi consigliare) prima di agire. Il dono del consiglio viene dallo Spirito Santo, chi si può servire anche da uomini saggi e virtuosi. La luce dello Spirito Santo è la guida necessaria per compiere il bene e diventare buoni. A questo proposito serve ricordare sempre la quinta Beatitudine (sui misericordiosi Mt 5,7) perché è quella che meglio dimostra la virtù della prudenza e del dono del consiglio.

La Prudenza e la bontà

Per bontà –dal latino bonitas, da bonus: buono) si intende quell’inclinazione a fare il bene unita a una certa amabilità del carattere, che vede il lato buono delle cose e delle persone. Diventa un atteggiamento di essere affabile, comprensivo e compassionevole con il prossimo. Una persona che ha questa virtù fa il bene in modo accogliente; è tranquilla, serena e paziente. Sa creare in torno a se un ambito di pace che genera la fiducia. Chi non si sente bene con una persona di buon cuore?

Per esempio, tutti ricordano Giovanni XXIII, come il “Papa Buono”.

La bontà di cuore nasce dalla carità cristiana che cerca il bene dell’altro. La regola d’oro: fare al prossimo quello che voglio per me, e non fare al prossimo quello che non desidero sia fatto a me. Formare la bontà nel proprio cuore è un’abitudine –virtù- che si acquista impegnandosi a pensare sempre bene degli altri, a vincere il proprio egoismo; a guardare il lato positivo di ogni persona e non i suoi difetti. La prudenza nelle parole viene anche dalla bontà del cuore.

P. Luis Alfonso Orozco L.C.

 

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