P. Luis Alfonso Orozco L.C. – LA DISCREZIONE.

Definizione

         La discrezione è una virtù dipendente dalla virtù cardinale della temperanza, in quanto ci aiuta a mantenere un giusto equilibrio dei desideri entro limiti onesti. Ecco come viene definita dal magistero sicuro della Chiesa: La temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell' uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio «istinto» e la propria «forza assecondando i desideri» del proprio «cuore» (Sir 5,2). La temperanza è spesso lodata nell' Antico Testamento: «Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri» (Sir 18,30). Nel Nuovo Testamento è chiamata «moderazione» o «sobrietà». Noi dobbiamo «vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2,12).

         Questa bella virtù è molto stimata dalle persone religiose e non può mancare nell’anima che si consacra a Dio. Benché essa dipenda dalla temperanza, è pure in stretta connessione con altre virtù come la prudenza, la sincerità e la giustizia. La pratica della discrezione richiede l’autodominio e controllo personale dei propri sentimenti, dei pensieri e delle parole, seguendo l’insegnamento evangelico di guardare al proprio interiore da dove nascono i pensieri buoni o cattivi, le intenzioni e le nostre azioni. Una persona discreta non va in giro comunicando chiacchiere e notizie negative o non necessarie perdendo il proprio tempo e quello altrui; né si permette di criticare mai l’attuazione dei propri superiori davanti a estranei o uguali. La persona discreta si occupa dei propri doveri e responsabilità e nel fare questo con attenzione e amore così evita per sé e per gli altri moltissimi guai e inconvenienti. Quanto è buona ed opportuna la virtù della discrezione in comunità!

Per virtù della discrezione, gli sbagli o errori che si vedono vanno comunicati solo a chi ha l’autorità e potestà per porvi rimedio e soluzione. Nelle comunità di vita consacrata e religiosa questo principio è della massima importanza per salvaguardare il buon spirito e l’e e carità interna come vera e unica fonte della pace e l’armonia tra tutti i membri. Sia i superiori che i sudditi, tutti hanno un medesimo carisma, uno scopo e ideale comune al quale dirigere i propri sforzi.

Per carità e discrezione non si deve mai criticare gli errori umani del fratello o sorella: chi non le ha? Mica le comunità religiose sono composte da angeli? Ora, è invitabile che non si diano frizioni, errori, disattenzioni e mancanze tra i membri; tutto ciò è proprio della condizione umana ferita dal peccato. Ma proprio per questo, gli errori vanno comunicati solamente a chi ha l’autorità e possibilità di trovare la soluzione. La discrezione salvaguarda il bene comune ed è una virtù che il superiore prudente fa bene in coltivare e incoraggiare molto tra tutti.

Importanza

Nella vita religiosa e consacrata è molto importante la virtù della discrezione, che normalmente va congiunta con la bontà di cuore. Perché un cuore povero è un cuore libero dagli affetti immoderati, è libero dall’invidia, dalla cattiva curiosità e dall’ansia di possessione. È discreto chi vive in pace con Dio, con sé e con gli altri, perché non ambisce le cose altrui, né si compara con gli altri e piuttosto gode del bene e promozione del prossimo. Vive in pace.

La virtù della discrezione è necessaria per vigilare attentamente sui nostri pensieri e parole. Chi è discreto si occupa dei propri doveri e responsabilità e non si altera sui fatti e detti altrui. Così, col coltivare questa sana virtù si evita un cancro fatale per i conventi e le comunità: cioè, le cattive lingue, le critiche e mormorazioni, figlie dei cattivi pensieri e giudizi malevoli sul prossimo. Questi sono dei mezzi preferiti da Satana per distruggere l’unità e l’armonia nelle famiglie religiose e consacrate. Ricordate la lettera dell’apostolo Giacomo, donde parla sulla lingua e dice che se bene sia un membro piccolo, nonostante questo è simile al fiammifero che è capace di bruciare tutto un bosco.

Pericoli: il cancro nelle comunità sono la critica e le mormorazioni

         Sono conosciuti i famosi sogni di Don Bosco, nei quali il santo fondatore ricevette luci ed avvisi per guidare le sue opere e le anime a lui affidate. Nel 1876 Don Bosco fece il sogno poi chiamato “della fillossera”, dove viene avvertito del pericolo grave della mormorazione e degli spiriti critici che possono distruggere l’unità e armonia in comunità e nell’intera Congregazione. Il sogno è a maniera di dialogo con uno strano personaggio che istruisce il santo educatore su come deve fare per combattere questo cancro della vita consacrata. Vale la pena riportarlo qui quasi integro, per il valore che ha per la vita consacrata. Il testo è tratto dal volume I sogni di Don Bosco, n. 107 “La fillossera” (1876). Nel sogno Don Bosco conversa con dei personaggi:

—Solamente una cosa ti consigliamo: avverti i tuoi figli che si guardino dalla fillossera.

—Dalla fillossera? Ma che cosa deve fare la fillossera?

—Se hai lontana dalla tua Congregazione la fillossera, conserverà una vita lunga e fiorirà e farà bene un grande alle anime.

—Non capisco quello che volete dire.

—Come! Che non capisci? La fillossera è il flagello che ha portato alla rovina tanti ordini religiosi e fu la causa per cui, nonostante oggi, molte non ottengano la loro alta fine.

—Sarebbe un avviso inutile, se non vi spiegate meglio. Io non comprendo niente. (…)

—Poiché non sei capace di spiegarti questo mistero, lì viene uno che può tirare fuori dalla tua ignoranza.

Allora Don Bosco notò un certo movimento tra la folla come per lasciare passo libero a qualcuno che vide avanzare verso sé: era un nuovo personaggio. Si fissò bene in lui, ma gli sembrò non l'avere visto mai, benché, con le sue maniere affabili faceva capire che fosse un antico suo conoscente. Appena l'ebbe vicino, Don Bosco gli disse:

—Arrivate molto in tempo per tirarmi fuori dall'imbroglio in cui mi trovo grazie a questi signori. Pretendono di farmi credere che la fillossera minaccia di distruggere le case religiose e vogliono che prenda questo insetto come tema dei ricordi di nostri esercitati spirituali.

—Don Bosco che si crede tanto saggio, ignora queste cose? È certo che se combatti con tutte le tue forze la fillossera ed insegne ai tuoi figli la maniera di combatterla a coscienza, la tua Società non smetterà di fiorire. Sai che cosa è la fillossera?

—So che è una malattia che attacca le piante, causando grandi stragi, fino a distruggerle.

—E di che cosa questa malattia proviene?

—È originata da una moltitudine infinita di animaletti che si impadroniscono di essa.

—Che cosa bisogna fare per salvare le piante prossime dalla distruzione?

—Di questo non so dirti niente.

—Ascolta, dunque, quello che ti dico. La fillossera comincia ad apparire su una sola pianta e non passa molto tempo quando tutte le piante prossime a questa appaiono attaccate dal cattivo insetto, nonostante incontrandosi ad abbastanza distanza; orbene, quando in una vigna, in un orto o in un giardino, appare la malattia, l'infezione si estende rapidamente e la bellezza ed i frutti che si aspettavano rimangono danneggiati. Sai come si estende questo male? Non per contatto, perché la distanza l'ostacola; non perché questo insetto scenda al suolo per varcare lo spazio che lo separa dalle piante; l'esperienza lo conferma: è il vento ciò che alza questa maledizione e la sparge sulle piante ancora sane. È una disgrazia che si diffonde in un aprire e chiudere di occhi. Perché bene, devi sapere che il vento della mormorazione porta molto lontano la fillossera della disubbidienza. Comprendi?

—Comincio a comprendere.

—Orbene, i danni che causa questa fillossera, spinta per un vento simile, sono incalcolabili. Nelle case più fiorenti fa appassire, in primo luogo, la mutua carità; dopo lo zelo per la salvezza delle anime; dopo genera l'ozio; poi inaridisce tutte le altre virtù religiose e, finalmente, quello scandalo fa loro oggetto di riprovazione da parte di Dio e da parti degli uomini. Non è necessario che un mormoratore dia il passaggio da una scuola ad altra: basti che questo vento soffi da lontano. Convinciti! Questa fu la causa che portò la distruzione a certi Ordini religiosi.

—Hai ragione. Riconosco la verità di quanto mi dici. Ma come porre rimedio a tanto grande disgrazia?

—Non bastano panni caldi, bisogna prendere dosate estreme. Per intercettare il male che produce la fillossera, si pensò a solfatare le piante attaccate, si ricorse all'acqua di calce, si inventarono altri rimedi; ma tutto ciò non servì a niente, perché una sola pianta attaccata per la fillossera rovina tutta una vigna. Dopo, di una vigna si estende alle più prossime e da queste ad altre, in modo che da una regione passa ad una provincia e da questa ad un regno e così via. Vuoi sapere, dunque, l'unica maniera che bisogna fare per tagliare il male al suo principio? Appena appare la fillossera su una pianta, bisogna strapparla con precauzione e tagliare tutte quelle che la circondano e gettarle nelle fiamme. Se l'infezione fosse generale in tutta la vigna, bisogna strappare tutte le piante e ridurle a cenere per salvare le vigne prossime. Solo il fuoco può finire con simile malattia. Per quel motivo, quando in una casa si manifesta la fillossera dell'opposizione alla volontà dei superiori, la critica, la disattenzione arrogante delle sacre Regole, il disprezzo agli obblighi imposti per la vita comune, tu non devi condiscendere; da quella casa respingi i suoi membri infetti, senza lasciarti vincere per una perniciosa tolleranza. A volte ti sembrerà che un individuo isolato possa guarire e ritornare di nuovo al buon sentiero; o forse sentirai castigarlo per l'amore che gli professi. Non ti lasciare portare per simile riflessione. Persone di questa indole, difficilmente cambieranno il loro modo di fare, non dico che la sua conversione sia impossibile; ma oso sostenere che è molto rara una rettifica, tanto rara che questa possibilità non deve essere sufficiente per inclinare i superiori ad una sentenza benigna. Alcuni, si dirà, si comporteranno ancora peggio in mezzo al mondo. Là essi; che carichino col peso della loro maniera di procedere, ma che non sia la tua Congregazione quella che soffra le conseguenze della loro condotta.

—E se in realtà, conservandoli nella Società, si potesse attrarli al bene con la tolleranza?

—Questa supposizione è falsa. È migliore licenziare uno di questi orgogliosi che mantenerlo col dubbio che possa continuare seminando inimicizia nella vigna del Signore. Non dimenticare questa massima; mettila decisamente in pratica quanto sia necessario.

Non c’è bisogno di aggiungere dei commenti, perché la lezione è molto chiara. A buon intenditore bastano poche parole.

P. Luis Alfonso Orozco L.C.

 

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