P. Luis Alfonso Orozco L.C. – LA VIRTÙ DELLA GRATITUDINE

 

Per considerare questa bella virtù, partiamo dall’episodio evangelico dei 10 lebbrosi come lo racconta San Luca.

Lc 17, 11-19: i dieci lebbrosi guariti

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».

         In questo brano evangelico dei dieci lebbrosi guariti da Gesù si parla di quel solo uomo che ritorna a ringraziarlo a grande voce, dando sfogo alla sua gioia interiore. Ci  mostra chiaramente che la gratitudine nasce nel cuore riconoscente e umile. Solamente le persone umili sanno ringraziare perché si riconoscono creature indigenti davanti a Dio, e fratelli e sorelle degli altri uomini, uguali in dignità e degni del massimo rispetto e amore. La gratitudine è una delle più belle virtù che germogliano nella terra ben coltivata dell’umiltà del cuore umano.

Definizione

         La gratitudine è una virtù cristiana, parte potenziale della giustizia, per cui si ricompensa in qualche maniera il benefattore per il beneficio ricevuto. Il benefattore dandoci gratuitamente qualche cosa, cui non avevamo diritto, divenne creditore della nostra riconoscenza ed ogni cuore nobile sente la necessità di dimostrarlo quando se ne presenti l’occasione, come sente quanto sia vile l’ingratitudine (Cf. Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n. 314). Da qui si vede che elemento essenziale di questa virtù è il saper riconoscere i benefici ricevuti; essere riconoscenti e questo nasce nel cuore prima che sulle labbra per dire “grazie!”.

 

         La persona umile è riconoscente perché la virtù della gratitudine è di quelle che apre i cuori degli uomini al bene. Ogni persona consacrata può praticarla sull’esempio di Gesù, sapendo nel più intimo che niente gli è dovuto, perché tutti i benefici sono doni di Dio. L’umiltà ci permette di considerare la nostra condizione umana in base alla verità per scoprirci sostanzialmente debitori di tutte le grazie di Dio e dei favori e attenzioni che riceviamo dai nostri fratelli.

 

Importanza

È a tal punto importante e conveniente coltivare questa attraente virtù, che rende profumata la nostra relazione con gli altri –come i fiori esotici- ed apre i cuori delle persone al bene. Si impara sapendo ringraziare ogni piccolo favore e dono che riceviamo, e per farlo basta una parola amabile, un sorriso, un semplice gesto. La gratitudine è una bellissima virtù che si trova nei cuori umili ed aperti ai valori degli altri. Quale atteggiamento che sgorga nel cuore della persona, essa ha una doppia direzione: verso Dio, come Creatore e Padre di ogni bene dell’esistenza e della grazia. E verso tutti gli uomini, piccoli e grandi, giacché da tutti riceviamo e anche dai più semplici si può imparare.

Nella vita, tutti –grandi o piccoli, buoni o cattivi—abbiamo bisogno degli altri. Solo Dio può bastare a Se stesso; ma non noi. È anche vero che non si deve fare il bene soltanto per ricevere qualcosa in premio. Ma succede a volte che riceviamo anche senza aspettarci, e quello ci fa vedere che la generosità suscita più generosità, come valore impagabile che arricchisce la nostra esistenza.

         Niente è più contrario alla gratitudine che l’indifferenza, cioè, quel considerare i doni come un fatto “naturale” per scontato, come un diritto, la propria vita, la salute, la vocazione, i servizi e benefici che riceviamo ogni giorno; i gesti di affetto del prossimo. L’ingratitudine è segno di rachitismo spirituale, egocentrismo e grossolanità umana. Quanto male può fare nelle anime un consacrato che dia l’impressione di sentirsi in diritto di essere servito senza la necessità di ringraziare. Perciò, bisogna educarsi all’esercizio sincero e fine di questa virtù in ogni circostanza, perché la vita ci offre molte opportunità: nei rapporti con i confratelli e consorelle, con i superiori, con il personale che offre i suoi servizi all’interno della casa, l’ospedale o a scuola, con le persone che contribuiscono materialmente al sostentamento dell’istituto. Ringraziare sempre e ovunque non è costoso e ci riporta grandi beni.

Favorire la gratitudine

         Per ottenere i fiori più belli il giardiniere lavora e mette in pratica tutta la sua esperienza. Anche la virtù della gratitudine va coltivata e si dà nella persona quando è aperta ai valori e sa riconoscerli anche nelle piccole cose di ogni giorno. Essere riconoscenti implica una certa sensibilità che ci permette di non prendere come dati scontati o “dovuti” i favori e il bene che riceviamo. La virtù della gratitudine è anzitutto una risposta a Dio, in piena giustizia, perché tutto è dono delle sue mani. Il riconoscerlo è il primo passo e poi il ringraziare è vincolato alla fede e all’amore che si ha verso Lui.

Anche qui per la persona consacrata, il modello non può essere che Cristo: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato” (Gv 11, 41). Per questo un cuore riconoscente e che sa ringraziare, è un cuore che sa anche pregare più facilmente. Noi dimentichiamo che nell’opera della salvezza delle anime noi siamo collaboratori di Cristo! Lui é il Salvatore!

Rendimento di grazie per la vita consacrata

“Il ruolo della vita consacrata nella Chiesa è tanto rilevante che decisi di convocare un Sinodo per approfondirne il significato e le prospettive, in vista dell'ormai imminente nuovo millennio. (...) Siamo tutti consapevoli della ricchezza che, per la comunità ecclesiale, costituisce il dono della vita consacrata nella varietà dei suoi carismi e delle sue istituzioni. Insieme rendiamo grazie a Dio per gli Ordini e gli Istituti religiosi dediti alla contemplazione, alle opere di apostolato, per le Società di vita apostolica, per gli Istituti secolari e per altri gruppi di consacrati, come pure per tutti coloro che, nel segreto del loro cuore, si dedicano a Dio con speciale consacrazione”. (Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, n. 38).

P. Luis Alfonso Orozco L.C.

 

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