P. Luis Alfonso Orozco L.C.VIZI CONTRARI ALLA GIUSTIZIA E ALCUNI MEZZI PER VIVERLA

Adesso in maniera telegrafica si accennano alcuni dei principali vizi:

a) Il pregiudizio e il giudicare con durezza il prossimo

b) L’ingratitudine

c) L’indifferenza religiosa, la tiepidezza (un male delle società consumistiche)

d) Le omissioni (Epulone si condanna per il bene che non ha fatto a Lazzaro...)

e) L’avarizia e il furto

f) L’invidia e l’ira

g) L’odio e il rancore

h) gli atti contrari ai voti religiosi (per le persone consacrate)

Alcuni mezzi per perfezionarsi nella virtĂą della giustizia

Queste riflessioni sono tratte dall’ottimo manuale di padre Royo Marín, Teologia della perfezione cristiana. Al n. 283 del libro distingue tra due specie di mezzi: quelli negativi per evitare i difetti opposti, e quelli positivi per praticare la virtù della giustizia in tutti i suoi aspetti. Ecco alcuni:

üTrattare le cose altrui con maggiore attenzione delle proprie. Molte ingiustizie si commettono, soprattutto da persone che vivono assieme, per la poca cura di ciò che appartiene alla comunità. “Non è mio, quindi non me ne importa molto”, e si passa sopra con disinvoltura ad evidenti ingiustizie. Tale noncuranza, a parte la diseducazione che manifesta, è frequente occasione di scandalo, di dissapori con i superiori e di offesa a Dio.

üColoro invece che praticano la virtù della giustizia, trattano le cose altrui con più attenzione delle proprie, poiché sciupando ciò che è proprio si può mancare alla povertà, ma non alla giustizia.

üAvere la massima cura di non danneggiare mai il buon nome o la fama del prossimo. La fama e la buona opinione tra gli uomini vale molto di più dei beni materiali, e quando si offende tale fama si commette un’ingiustizia maggiore di quanto si danneggi il prossimo nei beni materiali. Ci si deve guardare molto dai giudizi temerari –anche puramente interni—che condannano il prossimo sulla base di semplici indizi o apparenze; dall’ingiuria, che con parole o azioni offende, umilia e rattrista il prossimo; dalla burla o derisione che lo amareggia col ridicolo ed il sarcasmo; dalla mormorazione, un vero flagello nelle comunità che può distruggere la pace e l’armonia; dalla diffamazione, che si compiace di mettere in luce gli occulti difetti del prossimo, calpestando la sua reputazione. Non abbiamo nessun diritto ad estendere la cattiva fama del prossimo tra persone che ne ignorano i difetti. Non siamo mai i giudici degli altri: “chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra” (Gv 8,7).

üConsideriamo inoltre, che non basta pentirsi e confessarsi di queste colpe: la diffamazione e la calunnia obbligano in giustizia e in coscienza a restituire. Purtroppo, la calunnia lascia sempre qualche traccia dietro di sé anche quando viene smentita.

üEvitare ad ogni costo i favoritismi. Favorire o danneggiare una persona senza considerare i suoi meriti o demeriti, ma unicamente per la simpatia o meno che ispira, è una evidente mancanza di giustizia. Nella vita consacrata i superiori devono stare molto attenti a non fare, né consentire il favoritismo.

üIl buon esempio è un mezzo ottimo per aiutare gli altri nell’osservanza del bene e della Regola. Soprattutto le persone consacrate, non sperino di santificarsi fuori dell’esatto compimento della Regola e delle costituzioni del proprio istituto, per amore a Dio e al prossimo. Per santificarsi basta essere fedeli un giorno sì e anche il contiguo. Ricordiamo quella massima piena di verità: “vita communis, mea maxima paenitentia”.

P. Luis Alfonso Orozco L.C.

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