P. Luis Alfonso Orozco – SILENZIO E RACCOGLIMENTO

Ci sono due dimensioni del silenzio, l’interiore e quella esteriore. Il silenzio è quel “clima” necessario per l’incontro con Dio nella preghiera, e anche per l’incontro profondo con se stessi. Il fiore non può germogliare senza ossigeno; l’anima non può progredire nella preghiera se manca il clima di silenzio. Quindi, è anche una virtù e abitudine che si forma ogni giorno con costanza.

“La chiamata alla santità è accolta e può essere coltivata solo nel silenzio dell'adorazione davanti all'infinita trascendenza di Dio: «Dobbiamo confessare che abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata: la teologia, per poter valorizzare in pieno la propria anima sapienziale e spirituale; la preghiera, perché non dimentichi mai che vedere Dio significa scendere dal monte con un volto così raggiante da essere costretti a coprirlo con un velo (cfr Es 34, 33)[...]; l'impegno, per rinunciare a chiudersi in una lotta senza amore e perdono [...]. Tutti, credenti e non credenti, hanno bisogno di imparare un silenzio che permetta all'Altro di parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprendere quella parola». (Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, n. 38)

Le parole di Papa Wojtyla sottolineano la necessità del silenzio e raccoglimento interiore per pregare bene. L’esempio di Gesù che si ritirava nel monte in solitudine per pregare è per tutti noi il riferimento più immediato e naturale. Ritirarsi in quei momenti esclusivi per l’incontro con Dio. Silenzio e raccoglimento che ne sono il clima o ambiente proprio, e questo serve soprattutto al termine della giornata e dopo la sveglia come preparazione per la santa messa e le preghiere.

Importanza

         Il silenzio è molto più dell’assenza di rumori sia interiori che esterni. È un elemento essenziale della vita interiore o vita spirituale, perché questa consiste nello sviluppo della grazia ricevuta inizialmente col nostro battesimo, e con essa le virtù teologali della fede, speranza e carità. La vita interiore cresce fino alla maturità cristiana secondo la propria vocazione e stato di vita. La persona consacrata si impegna per portare a culmine la sua maturazione cristiana, religiosa ed apostolica, guardando sempre a Cristo come ideale di vita. In questa prospettiva è molto conveniente che sappia approfittare di tutte la opportunità per crescere e irrobustire la sua vita interiore. La virtù del silenzio è un mezzo indispensabile per conservare nell’intimo del cuore la presenza di Dio in ogni circostanza e situazione della giornata.

         Nel clima di silenzio orante l’anima si apre alle ispirazioni dello Spirito Santo, che parla nella pace e quiete del cuore, e quindi così risulta possibile assecondarlo con animo pronto e docile. Ci sono molti oltri benefici: il silenzio interiore quando diventa una virtù solida nella persona gli consente di controllare e dirigere positivamente i sensi esterni e quelli interni –memoria, immaginazione, affetti, sentimenti ed emozioni—costruendo un ambiente di pace e serenità, che è il migliore per propiziare l’incontro con Dio e le relazioni costruttive col prossimo.

         Il silenzio per se stesso non è il fine della vita interiore. Si deve distinguere bene tra la virtù del silenzio e il mutismo, che può essere figlio della superbia e ha come caratteristica di impedire la comunicazione naturale con gli altri, sia per considerarli inferiori o diversi o superficiali, sia per evitare le possibili intromissioni nella sfera privata. Il mutismo non può aiutare nella crescita spirituale della persona consacrata e neanche favorisce le relazioni con Dio. Si bada bene per accertare se inizialmente il mutismo di una persona non sia frutto della timidezza o dell’insicurezza personale per mancanza di formazione, e quindi un tale difetto va superato con pazienza e costanza. Infine, un mutismo ostinato –proprio perché antinaturale—potrebbe anche essere sintomo di una malattia psico-depressiva.

Per pregare, formare il clima di silenzio e raccoglimento

Il silenzio non è il fine che si cerca nella preghiera o meditazione, ma il mezzo che conforma l’ambiente della nostra meditazione. È un’esigenza del carattere personale della preghiera stessa. Infatti, questo dialogo intimo è possibile soltanto lì dove il Signore –lo Sposo divino- ha l’acceso nel claustro interiore della mia anima. In quel centro si trova la verità che è Dio e troviamo anche la nostra verità creaturale inserita nella come di vita con Dio e con tutti i membri del Corpo mistico.

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2717: L' orazione è silenzio, « simbolo del mondo futuro » o « silenzioso amore ». Nell' orazione le parole non sono discorsi, ma come ramoscelli che alimentano il fuoco dell' amore. E in questo silenzio, insopportabile all' uomo « esteriore », che il Padre ci dice il suo Verbo incarnato, sofferente, morto e risorto, e che lo Spirito filiale ci fa partecipare alla preghiera di Gesù.

“Silenzio e contemplazione hanno uno scopo: servono per conservare, nella dispersione della vita quotidiana, una permanente e con Dio. Questo è lo scopo: che nella nostra anima sia sempre presente l’e con Dio e trasformi tutto il nostro essere. Silenzio e contemplazione servono per poter trovare nella dispersione di ogni giorno questa profonda, continua, e con Dio. Silenzio e contemplazione: la bella vocazione del teologo è parlare. Questa è la sua missione: nella loquacità del nostro tempo, e di altri tempi, nell’inflazione delle parole, rendere presenti le parole essenziali. Nelle parole rendere presente la Parola, la Parola che viene da Dio, la Parola che è Dio.

     “Ma come potremmo, essendo parte di questo mondo con tutte le sue parole, rendere presente la Parola nelle parole, se non mediante un processo di purificazione del nostro pensare, che soprattutto deve essere anche un processo di purificazione delle nostre parole? Come potremmo aprire il mondo, e prima noi stessi, alla Parola senza entrare nel silenzio di Dio, dal quale procede la sua Parola? Per purificazione delle nostre parole, e quindi per la purificazione delle parole del mondo, abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola redentrice”. (Benedetto XVI, 6 ottobre 2006).

P. Luis Alfonso Orozco L.C.

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