Salvo Laura – Perdonarsi per perdonare

Come perdonarsi per perdonare

(prima parte)

La parola perdono deriva dal latino medievale perdonare,  ha origine dal latino classico condonare (dare in dono, rimettere, graziare, abbandonare). In italiano perdonare assume il significato di “assolvere qualcuno dalla colpa commessa, condonare a qualcuno l’errore o il fallo compiuto, trattare con indulgenza e comprensione, scusare, concedere il perdono (Zingarelli 1971).

Il significato più recente è non tenere in considerazione il male ricevuto da altri, rinunciando a propositi di vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa e annullando in se ogni risentimento verso l’autore dell’offesa e del danno (www. Treccani.it) .  Il concetto di perdono ha radici nel  Nuovo Testamento ed  è espresso da due parole greche:

  • Aphiemi , perdono in senso assoluto, dei peccati delle colpe delle trasgressioni,ma anche lasciare andare, mettere in libertĂ , mandare via, abbandonare, lasciare dietro di se, rimettere i debiti, i peccati, lasciare cadere, abbandonare lo sdegno, dimenticare …
  • Hilaskomai, espiare, conciliare se stessi, placare il Dio irato, rendere benevolo e misericordioso (Berry 1976)

Per noi cristiani Gesù è colui che perdona, fino alle parole che pronuncia sulla croce, “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” Luca  23, 34. Lui è il nostro modello, il maestro, colui che  ispira i nostri comportamenti e ci aiuta nel cambiare i nostri atteggiamenti.

Il  perdono cristiano è legato alla penitenza in greco metamelomai (avere rimorso, rimpianto e pentimento, cambiare opinione e giudizio su qualcuno), Metanoeo  (cambiare mentalità, mutare pensiero, convertirsi), infatti  nella tradizione ebraica il perdono è connesso al pentimento; la vittima è obbligata a perdonare, ma solo quando l’offensore ha compiuto il  percorso di ritorno dal male verso il bene.

In psicologia il perdono ha il focus sulla salute e sul benessere dell’individuo, perdonare implica l’assenza di sentimenti, pensieri e comportamenti negativi verso l’offensore e la presenza di sentimenti pensieri e comportamenti positivi. Il perdono è una scelta interna alla vittima (inconscia o deliberata), di rinunciare al rancore e se è possibile e prudente cercare una riconciliazione con l’offensore. Oggi il perdono può essere considerato il luogo della ridefinizione  dell’identità individuale. Il processo del perdono nasce in chi decide di perdonare avendo ricevuto una ferita e provato risentimento per questo. La vittima ha diritto di sentirsi risentito, nonostante ciò abbandona il risentimento e i sentimenti negativi,  sviluppa una nuova risposta verso l’altro che include compassione e amore, anche se c’è la consapevolezza che non è obbligatoria.  Il processo del perdono permette  di ristrutturare la realtà perché ridefinisce sé l’altro e le relazioni. Consente il passaggio da significati drammatici, umilianti a significati nuovi, più costruttivi, funzionali all’equilibrio psichico e al benessere. Il valore innovativo e la funzione liberatoria del perdono apre ad una relazione rinnovata e svolge una funzione trasformativa per la personalità, che comprende al suo interno l’accettazione della propria e altrui possibilità di sbagliare. L’attivazione del processo del perdono trova alcuni ostacoli tra cui la negazione del valore dell’altro o della realtà, il cinismo come tradimento ai propri sentimenti e ideali, il tradimento di sé riducendosi a meccanismi  impersonali e la distorsione paranoide – cercare giuramenti e prove di devozione costruendo rapporti falsati.

Per perdonare è necessario lavorare su tre dimensioni:

  • cognitiva emotivo-affettiva
  • comportamentale
  • sociale ed interpersonale .

Gli autori Malcom e Greemberg  hanno individuato 5 componenti necessarie all’esperienza del perdono:

 

  1. Accettare la consapevolezza della rabbia e della tristezza
  2. Riconoscere bisogni relazionali non ammessi in precedenza
  3. Un cambiamento nel modo di vedere l’offensore
  4. Lo sviluppo di empatia verso l’offensore
  5. La costruzione di una nuova narrazione di sé e dell’altro.

Regalia e Paleari distinguono 3 elementi comuni a tutte le offese

  1. l’essere percepite come ingiuste ed immorali, in quanto atti che violano le norme socialmente condivise o i principi soggettivamente ritenuti validi
  2. L’essere percepite come azioni intenzionali, volontarie, soggette al controllo dell’individuo e al libero arbitrio
  3. Il provocare in chi le subisce una sofferenza che ne altera lo stato di benessere psico-fisico – Un offesa, per essere definita tale deve comportare in chi la riceve un danno, psicologico, emotivo-materiale, fisico.

Il rischio è che il desiderio di vendetta  diventa dominante quando la rabbia prevale sul timore di essere feriti nuovamente e la fuga viene perseguita  quando la paura domina sulla rabbia ed ha la funzione di proteggere la vittima dal riesporsi al rischio di ulteriori sofferenze .

I fattori che concorrono nel determinare il perdono sono:

  1. Entità dell’offesa
  2. PersonalitĂ  della vittima
  3. Contesto sociale e culturale
  4. Caratteristiche della relazione tra la vittima e l’offensore
  5. Spiegazioni scuse e risarcimenti forniti dall’offensore .

Naturalmente alla base del perdono vi deve essere la volontà di aprirsi all’altro sempre e comunque per testimoniare con la propria vita il vangelo, e nelle comunità tutto ciò dovrebbe essere costantemente e quotidianamente rinnovato perché non ci si immobilizzi su alcune posizioni. Alla base della comunità vi deve essere un dialogo autentico, personale e profondo perché ognuno si possa lasciare interrogare  continuamente dagli eventi, assumersi le sue responsabilità e divenire strumento di cambiamento e non costruttore di muri.

Laura Salvo

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