Se Papa Francisco promuove famiglia e vita, non piace più?

 

Cari amici riprendiamo la pubblicazione di questa rubrica con un certo ottimismo. I grandi media minimizzano. Riducono. Limitano. Ma le parole tranchant del papa su aborto, figli in provetta e morti assistiti non lasciano dubbi. Sono poco misericordiose per cui per la maggior parte della nostra stampa, il Papa sembra che adesso non piacia più. Non piace più Francesco se e quando parla da Papa e magari ribadisce i convincimenti di sempre della nostra cara Chiesa.

Mi ricredo e lo confesso anch’io. Non che io faccia parte – ovvio - della suddetta stampa libertaria e disinformante. Dio me ne guardi. Ma è che a furia di leggere di colloqui appunto con atei e di interviste con direttori di testate (leggi Repubblica) o di imminenti conversioni di radicali, beh ultimamente un certo e notevole fastidio nel leggere di questo,  mi si era pur pervenuto. Se non aumentato. Normale credo per chi, come il sottoscritto,  si deve cibare ogni giorno decine di testate e di articoli anche internazionali. Ma a leggere le invettive di un Francesco tonante e strigliante la dittatura del pensiero unico, ammetto di aver ritrovati un certo equilibrio e serenità interiori.

Nel senso che mi appaiono finanche meno ulcerose e perfino dis-informanti quei titoloni – ricordate quel “chi sono io per giudicare ? a proposito del quale la maggior parte della stampa aveva parlato di un Papa che “apriva ai gay” . Mi chiedo adesso se dopo le ultime e nette parole sul falso pietismo e sulla false famiglie gay. Mi chiedo se Francesco d’ora in avanti avrà le stesse copertine e le stesse “prime” della stampa nazionale e mondiale ? Certo che no.

Il Papa quando fa il papa, e lo fa sempre, su certi temi dà fastidio alla stampa. E non potrebbe essere diversamente perché sui temi di fede e di morale, non c’è stampa progressista che tenga.

Su vita amore e morte il papa fa quello che dal primo Papa Pietro in poi hanno fatto tutti i Vicari del Cristo: ossia fa il custode, il conservatore nel senso non ideologico ma più alto e pieno della parola e verbo latini: “serbo, are”, ossia con-serbare, conservare, preservare la fede e la morale da quella che oggi è la peste del pensiero unico, della dittatura del gender e del relativismo etico.

Finito l’idillio ormai ? Penso di sì. Ma non per questo non ci illudiamo. I vizi di certa stampa sono duri a morire. E’ di questi ultimi giorni, lo avrete letto e visto in tv, l’ennesima e violenta campagna denigratoria contro una professoressa accusata di omofobia da un studente aderente dell’arcigay. La cosa a verifica si è rivelata una bufala, come riporta il Foglio di Ferrara. Non vediamo chi tra i colleghi della carta stampata, avrà il coraggio di scusarsi.

Antonello Cavallotto

 

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