Se questo è un uovo. La balsamica non azotata che non scoraggia i talebani africani

Pasqua di Resurrezione. Pasqua di sangue. In Nigeria, talebani africani in azione. Auto bomba fa strage di cristiani. Ce lo comunica Marta Petrosillo dell’agenzia giornalistica Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acsi-Italia). Dall’Africa all’Italia. E’ L’ultima delle kill- pillole e si chiama EllaOne o pillola del Quinto giorno. Già in vendita dal 2 aprile, 85 esponenti parlamentari dell’intergruppo parlamentare per la vita (encomiabili) ne chiedono la sospensione attraverso una interrogazione al Ministro della Salute, Renato Balduzzi (Pier Luigi Fornari, su Avvenire del venerdì santo, p. 12). Sulla vicenda l’Unità esibisce in “prima” una firma “forte e insolita”. E’ quella di Stefano Semplici, Presidente del Comitato Internazionale di Bioetica dell’Unesco, per il quale “il farmaco potrà essere prescritto solo attraverso precisi vincoli e non si tratta dunque di lamentare l’introduzione di un accertamento che in altri paesi non viene imposto ma di considerarlo come la conseguenza del bilanciamento realizzato dalla 194”. Parola di Unesco, mica di pizzi e fichi.

Vita umana appesa a un termometro. E’ quella degli embrioni azotati. Ecco cosa accade quando in un centro di fertilità come quello dell’ospedale romano di San Filippo Neri di Roma, i meno (-) 196 gradi centigradi, vanno in tilt. La morte di 94 vite umane o embrioni conservati azotati.

Sulla tragedia Margherita de Bac, puntuale e preparata come sempre sul Corriere chiude il pezzo con due foto: la prima è di Linzi Stoppard, 32 anni, violinista di successo che a scelto di congelare una decina di ovuli maturi. La seconda è di Célin Dion, la celebre cantante canadese che ha invece già “concepito” un embrione congelato. Da una decana del giornalismo scientifico ci saremmo aspettati una chiusura diversa. Francamente infelice.

Vigilia del venerdì santo. Antilingua all’opera. All’Accademia dei Lincei (Agenzia Asca, delle ore 19.00) va di scena una meditazione “placata” sul biotestamento. Lontano dai rumors bio-politici, Paolo Zatti ordinario di Diritto Privato dell’Università di Padova, dichiara che: “per avvicinarsi ad una pratica e a un diritto della dignità del morire ci deve essere come condizione il rispetto della morte come conclusione della vita”. Sulla stessa circonlocuzione retorica Francesco Remotti, (antropologo dell’Università di Torino) che legittima una discussione libera e scientificamente pacata anche sull’infanticidio così come praticato dai Warì dell’Amazzonia.

Chiudiamo con due articoli da salvare e leggere: Il primo è: “Se questo è un uovo”, autrice la senatrice Paola Binetti, su Liberal del 12, 3 pagine dense da ritagliare. Il secondo sono le risposte rilasciate da Eugenia Roccella ad Avvenire, titolo: “Embrioni distrutti, quante ipocrisie”(Pier Luigi Fornari, Avvenire del 3). Riflessioni e opinioni ad alto spessore umano e bioetico.


Antonello Cavallotto

Hai bisogno di informazioni?

Contattaci