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“Violenza contro le donne. Iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto”

Un tema molto importante e di grande impatto sociale è il tema della violenza sulle donne. Le statistiche sono allarmanti e ci fanno vedere che questa problematica, ancora oggi, non ha trovato una soluzione efficace. Il Coordinamento Donne delle ACLI ha voluto svolgere, insieme all’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, tre giornate di riflessione su questa importante tematica.

La prima giornata si è svolta sabato 4 marzo. Nell’introdurre i lavori, Marta Rodriguez, direttrice dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, ha sottolineato l’importanza di “vedere” a 360 gradi la situazione per poter capire le vere cause, giudicando così la realtà in modo globale portando ad agire più efficacemente. Questa è stata, infatti, la struttura delle tre giornate: vedere, giudicare, agire. Il modulo intitolato La violenza: scenario, caratteristiche e tutele ha voluto offrire uno sguardo complessivo sul fenomeno della violenza. La Prof.ssa Luigia Palmiero, docente dell’Università Europea di Roma ha esposto lo scenario, le radici storiche e la definizione di violenza: quale la distinzione tra violenza e discriminazione, quali sono le diverse forme di violenza, i target principali, le statistiche e anche il dramma del femminicidio. Annadebora Morabito, coach esperta in violenza di genere, nel suo intervento ha posto particolare enfasi sulle dinamiche affettive legate al fenomeno della violenza.

Aproffondire questa informazione è di vitale importanza per capire il fenomeno, non è meno importante però capire le diverse letture che si fanno, alcune riduttive, che non esprimono in profondità ciò che veramente sta alla base di una problematica come questa. Nella sessione pomeridiana, Marta Rodriguez ha affrontato le diverse letture per vedere i riduzionismi. Quando si valuta l’efficacia di una campagna contro la violenza  ci muoviamo piuttosto a livello di applicazioni e non vediamo i concetti di fondo che cerchiamo di applicare. Una stessa applicazione può emergere da modelli diversi. Per esempio, il tema delle quote di genere. È una applicazione che può obbedire ad un modello che ritiene che uomo e donna esistono, sono uguali, sono complementari, e che bisogna spingere i meccanismi sociali perché possano offrire il loro contributo. Potrebbe anche nascere da un modello totalmente diverso, che ritiene che non si debba più parlare di identità di genere, e neanche di identità, e che le quote siano un primo passo per fare una «unità di rottura». Ha continuato a ribadire che l’Istituto di Studi Superiori sulla Donna sostiene non una impostazione dialettica ma di mutua collaborazione: né l’uomo né la donna possono essere pienamente sé stessi senza l’incontro con l’altro.  Non ci sono caratteristiche che siano esclusive dell'uno o dell’altro sesso, ma ci sono aspetti che tendenzialmente hanno bisogno dell’influsso dell’altro, differente da sé, per svilupparsi. Viladrich parla di una capacità di “generarsi” a vicenda. Non utilizzeremo in questo contesto la parola “complementarietà”, perché può fare intendere che l’incontro e arricchimento di entrambi si dia in modo automatico, “scontato” in qualche modo. Questa sarebbe una visione “essenzialista”, nella quale il significato viene dato in modo univoco dal dato biologico, affogando la libertà. Vedremo che uomo e donna sono piuttosto, reciprocamente, un “aiuto” (non un “complemento”) per fare che l’altro raggiunga la sua pienezza umana[1].

Alla fine del suo intervento ha affermato che un programma contro la violenza sulle donne dovrebbe partire da questi presupposti i quali si dovrebbero tradurre in criteri e applicazioni sia di prevenzione che di sostegno ulteriore:

  1. Uomo e donna sono pari in dignità, ma allo stesso tempo differenti.
  2. Uomo e donna si affermano a vicenda nella propria identità. Sono completi in sé stessi, ma insieme raggiungono una pienezza nuova.
  3. La violenza non fa parte intrinseca dal rapporto uomo e donna, costituisce invece, una sua deviazione che purtroppo è stata costante lungo la storia. Infatti  dietro si trova una complessità di cause (culturali, psicologiche, circostanziali).

L’intervento finale è stato affidato alla dott.ssa Anita Cadavid. Tramite un laboratorio in cui si è analizzato il fenomeno del cyberbullismo partendo da un fatto reale. Si è capito che c’è una forte necessità di ripensare e riscoprire la missione della scuola come veicolo d’inserimento sociale e non soltanto come fornitore di contenuto accademico. È importante che si riescano ad integrare, senza togliere nulla alla responsabilità dei genitori, questi due filoni all’interno dell’ambito scolastico: inserimento sociale e contenuto accademico. Alla fine tutto riporta ad una maggiore sinergia tra famiglia, agenti educativi e scolastici per quanto riguarda una formazione in cui vengano colte e valorizzate sia le differenze tra uomini e donne che i loro contributi all’interno della cultura e della società e si faccia attenzione ai segnali di allarme che scattano in ambito scolastico.

Le prossime due giornate affronteranno le cause della violenza dal punto di vista dell’offender e della vittima e anche il modo in cui viene trattata la donna dai mass media, trattamento che a sua volta è causa e oggetto di violenza, per finire la terza giornata con alcune testimonianze che offrano degli spunti per sviluppare programmi che mirino a lavorare sulla prevenzione della violenza sulle donne.

[1] P. J. Viladrich, La palabra de la mujer, Rialp, Madrid 2000, 13 - 55

 

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